L'esercizio della Memoria

In questo periodo dell’anno ricorre il Giorno della Memoria per commemorare le vittime dell'Olocausto. L'architetto, famoso per il progetto del Memoriale per gli ebrei a Berlino, ha "firmato" l'edificio in Piazza Carlo Erba. Parliamo di Peter Eisenman. ()
memoriale Berlino
Si è stabilito di onorare il Giorno della Memoria, la ricorrenza internazionale celebrata all’inizio di ogni anno il 27 gennaio, perché in quel giorno del lontano 1945 le truppe dell'Armata Rossa, impegnate nell'offensiva contro il Terzo Reich oltre la Vistola in direzione Germania, liberarono il primo campo di concentramento, quello di Auschwitz, situato nella Polonia meridionale.

Ora, solo in apparenza cambiando completamente discorso, l’architetto di cui parleremo oggi, in merito a un progetto che interessa Milano - l’isolato tra via Pascoli e Piazza Carlo Erba in Zona 3 - è lo statunitense Peter Eisenman, nato a Newark l’11 agosto 1932.

Il principale e più riuscito progetto di quest’architetto, di religione ebraica, spesso controcorrente e criticato, è stato il Memoriale per gli ebrei assassinati d'Europa (si veda la foto d'apertura), costituito da 2.711 stele in calcestruzzo colorate di grigio scuro (e qui sta il legame con l’incipit iniziale).

Completato a Berlino, vicino alla Porta di Brandeburgo, nel 2005, il Memoriale non è esente da significativi danni realizzativi, quali crepe e risalite di umidità. Di fatto, molti progetti di Eisenman o hanno palesato danni, o sono rimasti a lungo incompiuti (come la Città della cultura della Galizia, del 1999 attualmente ancora in corso di completamento).

Eisenman ha sempre avuto una forte relazione culturale con gli intellettuali europei, come l'inglese Colin Rowe e, soprattutto, con lo storico italiano Manfredo Tafuri. In particolare ha sempre studiato e idolatrato l’agire e le opere dell’architetto italiano Giuseppe Terragni (Meda, 18/04/1904 - Como, 19/07/1943, di cui Casa Rustici in Corso Sempione 36 a Milano è esempio della sua poetica architettonica).

Peter Eisenman è da sempre un professionista che ama il confronto, la discussione, la polemica, la provocazione; infatti è stato direttore di una rivista statunitense di architettura chiamata Oppositions (Opposizioni). In un famoso articolo dal titolo “Cari italiani, così rovinate l’architettura”, pochi anni fa, nel 2007, proprio dalle pagine del Corriere della Sera sosteneva: «Certo in Italia la politica condiziona l'architettura. Ma avete visto cosa succede in America? Lì sono sempre i soldi a imporre i progetti. È per questo, per far piacere agli investitori, che la ricostruzione del World Trade Center si è ormai ridotta a una semplice operazione di speculazione edilizia. Ed è proprio così che, negli Stati Uniti, il denaro ha finito per annullare la creatività».

In Piazza Carlo Erba a Milano, dopo le lunghe e complicate demolizioni avvenute nel 2013, gli scavi (profondissimi) e l’inizio della nuova edificazione, completata la struttura e le murature perimetrali, ora il cantiere sembra praticamente fermo.

Lo storico palazzo della piazza, quasi del tutto demolito, a suo tempo fu anche sede di un carcere femminile, degli uffici della Rizzoli (Espresso), della Rinascente e, da ultimo, della Zurich Assicurazioni.

L’architetto Peter Eisenman ha studiato un edificio moderno e molto particolare per residenze di alto pregio, che si integra con una porzione del vecchio edificio di fine anni ’20, preservata perché di interesse storico. In un'area di 15.000 metri quadrati di superficie si prevede di realizzare 75 appartamenti, con tagli dagli 80 ai 200 metri quadrati. Costo variabile dai 7.000 ai 10.000 euro/mq.

I primi tre piani fuori terra costituiscono lo “zoccolo” dell'edificio e, a memoria della tipologia locale, sostiene Eisenman, adottano un rivestimento in Travertino (mentre a Milano è invece in uso il Ceppo) e aperture scavate di dimensioni e ritmi compositivi che evocano quelle dell'edificio d'angolo esistente.
Il quarto piano è pensato come un piano nobile del vivere contemporaneo, arretrato rispetto ai due fronti e caratterizzato da un rivestimento metallico “trasparente”, che separa i due volumi.

Il volume superiore, rivestito in marmo bianco di Carrara, comprende cinque piani; i livelli cinque e sei sono caratterizzati da una struttura a griglia, realizzata in metallo bianco, disegnata sui rapporti proporzionali della sezione aurea (un evidente omaggio a Terragni). 
Al di fuori del volume dell'edificio, questa maglia caratterizza la partizione della facciata.

Ai livelli sette, otto e nove, invece, l'edificio si svuota, disvelando un profilo a gradoni, costituito da ville urbane indipendenti, dotate di ampi terrazzi (altra tipologia poco milanese), sicuramente molto “commerciabili”.

L’ingresso principale prospiciente piazza Carlo Erba è stato salvato dalle demolizioni e verrà inglobato nel nuovo complesso residenziale, ma attualmente ne rimane la sola facciata, mentre il resto è stato demolito.

Dell’architetto “controcorrente” che fu Eisenman, almeno qui in Piazza Carlo Erba, rimane molto poco: tutto sembra asservito a ottimizzare un’operazione immobiliare di architettura altamente speculativa. Forse il prestigio dello stesso Eisenman, è “servito”, come “cavallo di Troia” per fare passare un progetto difficile e complesso, soprattutto da fare “digerire” agli organi di controllo (Commissione edilizia, Commissione per il Paesaggio, Soprintendenza, ecc.) e agli stessi cittadini.

Forse, esercitando un po’ più la memoria, si sarebbe potuto salvare completamente quel “brano” urbano di una Milano del lavoro che ormai, come in un “tritacarne senza senso”, sembra essere oggetto di una sistematica cancellazione.

Forse lo stesso storico edificio avrebbe potuto essere oggetto di un’operazione immobiliare di integrale salvaguardia, più illuminata e coerente con i nuovi criteri di “leggibilità sociale della città lavorativa storica”, ormai da decenni in uso al di là delle Alpi (come per esempio esempio Puls 5 a Zurigo, i docks di Marsiglia…).

Insomma un edificio, quello realizzato in Piazza Carlo Erba, “avulso” dal contesto, piuttosto una specie di sintesi della poetica eisenmanniana. Un “monumento a sé stesso” dell’archistar americana, che qui non sembra essere estraneo alle sue stesse critiche ad altri colleghi: “l’architettura si è ormai ridotta a una semplice operazione di speculazione edilizia”.

A distanza di parecchi anni dall’inizio dei lavori nel 2013, il complesso appare ancora ben distante dall’essere completato (allora si prevedeva una fine lavori entro il 2015).
Il cantiere sembra completamente fermo: sarà la crisi del mercato immobiliare milanese, oppure la solita “sfortuna” dell’ottuagenario Eisenman a inanellare l’ennesimo progetto problematico?

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Re: L'esercizio della Memoria
28/01/2016 elvira Nosengo
In zona corre voce fra i residenti che il progetto non sia stato rispettato ,in particolare l'edificio sarebbe più' alto del previsto...che molti occhi siano stati chiusi a questo proposito
In zona è noto che i lavori sono fermi da più' di un anno.
Il motivo sarebbe il prezzo esorbitante richiesto per mq,ma cmq è evidente che il progetto ha poco da spartire con gli edifici circostanti e il "clima "generale di Citta Studi.
In chi vive accanto a questo scheletro,c' è perfino una sorta di amarezza e di rimpianto per la ex Rizzoli, Rinascente, Zurigo...


 
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