Revenant-Redivivo

Trionfo dell’avventura in scenari naturali magnificamente terribili all’insegna della vendetta.

()
revenant immagine

Il precedente c’è e persino di qualità, quel “Uomo bianco, va’ col tuo dio!” (USA, 1971) di Richard C. Sarafian in cui nella parte della guida/cacciatore di pellicce Hugh Glass c’era l’ottimo Richard Harris (nel cast anche un notevole John Huston). C’è poi la costante del cinema americano di misurarsi con la natura più respingente e selvaggia, valga per tutti la vicenda ai limiti dell’umano (e forse oltre) raccontata da Sean Penn in “Into the Wild-Nelle terre selvagge” (USA, 2007).

La storia. 1823, Nord Dakota (ma il film è stato girato quasi interamente nella Columbia Britannica). Una compagnia di cacciatori di pellicce viene attaccata dagli indiani: tra i pochi sopravvissuti la guida Hugh Glass (Leonardo Di Caprio) e il suo figliolo adolescente avuto da una donna pellerossa, massacrata qualche anno prima da un manipolo di soldati. Durante la fuga, l’uomo si imbatte in una femmina di orso Grizzly che lo riduce in fin di vita. I suoi compagni sono costretti ad abbandonarlo affidandolo però al figlio e ad altri due uomini tra cui un tale Fitzgerald (Tom Hardy) che gli uccide il figlio e lo abbandona al suo destino di moribondo. Da questo momento, sino alla fine del film, l’uomo impegna se stesso, contro la natura ostile e contro gli uomini che la popolano, in una lotta furibonda per la sopravvivenza sostenuto solamente da una enorme volontà di vendetta.

Ma, come sostiene un caritatevole indiano Pawnee, “la vendetta è nelle mani di Dio”.

Il film è una lotta epica contro il gelo, il ghiaccio, il fiume impetuoso, uomini bianchi e rossi per i quali la vita e la morte hanno un valore decisamente relativo. Gli scenari sono sontuosamente minacciosi: piogge, montagne, ghiaccio, tramonti, tempeste di neve fanno da contrappunto all’uomo che, contro ogni probabilità, deve compiere la sua vendetta. Tragedia consumata tra sangue, viscere, terra e acqua con bestiale determinazione. Senza pietà alcuna. E i “buoni” non sono poi così diversi dai “cattivi”.

Alla regia quel Alejandro Gonzàlez Iñàrritu che nel 2015 con “Birdman” aveva vinto 3 Oscar e che ora, dopo aver vinto tre Golden Globe (miglior film drammatico, regia, miglior attore), è candidato per questo film a 12 statuette. All’interpretazione un soffertissimo, fisicissimo e cupo Leonardo Di Caprio che punta a vincere quell’Oscar che in carriera non ha mai vinto. Nota di merito anche all’infido deuteragonista Tom Hardy e alla, come suol dirsi, splendida fotografia. Musiche, sontuose anche loro, di Ryuichi Sakamoto e Alva Nato (alias Carsten Nicolai).

Oltre due ore e trenta di film per raccontare una vicenda già vista cento volte, già narrata mille volte, ma la storia, ancora una volta, regge e si lascia sfogliare con partecipazione, senza batture d’arresto (leggi noia) evidenti. Grande spettacolo e qualche retorica di troppo.

Astenersi deboli di stomaco.


Revenant-Redivivo

Regia di Alejandro Gonzàles Iñàrritu

Musiche di Ryuichi Sakamoto e Alva Nato

Fotografia di Emmanuel Lubezki

Con Leonardo Di Caprio, Tom Hardy, Domhnall Gleeson, Will Paulter

USA, 2015 156’


In programmazione al cinema Plinius e all’Arcobaleno Film Center


Commenta

Re: Revenant-Redivivo
29/01/2016 Massimo Cecconi
Al di là degli "issimi", cmq contemplati dalla nostra grammatica, è proprio il termine bravissimo che non volevo usare...Grazie per la sua attenzione e un saluto cordiale.
mc


Re: Revenant-Redivivo
28/01/2016 elvira Nosengo
DI Caprio è giustamente definito"soffertissimo " "fisicissimo" e "cupo".Avrei da eccepire sui superlativi che scempiano l'italiano,ma se aggiungessimo "bravissimo"?


 
 Rispondi a questo messaggio
 Nome:
 Indirizzo email:
 Titolo:
Prevenzione Spam:
Per favore, reinserire il codice riportato nell'immagine.
Questo codice serve a bloccare i tentativi di inserimento automatici.
CAPTCHA - click right for audio Play Captcha