Vite vere compresa la mia

Per nostra fortuna rivede la luce un impareggiabile libro di storie di Beppe Viola, un grande della cronaca che sfocia nella storia.

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Beppe Viola (Milano 1939-1982) è stato un eccentrico signore decisamente vissuto troppo poco, ma vissuto abbastanza per lasciare un segno. E che segno. Giornalista sportivo, scrittore, viveur, giocatore, frequentatore di ippodromi e di osterie, inventore quasi inesauribile di storie vere e quasi vere come quelle che popolano il suo bel libro tornato recentemente in libreria.

“Vite vere compresa la mia” fu pubblicato per la prima volta nel 1981 per i tipi della Milano Libri . Conteneva, come oggi del resto, gli articoli che Beppe Viola aveva scritto dal 1977 al 1982 per la rivista “Linus”, più che articoli piccole storie prese dalla realtà, spesso storie così strampalate da sembrare persino vere, piene di frasi così immediate da apparire folgoranti tipo :”Per fortuna c’è qualcuno che mi vuole bene. Purtroppo non si tratta né di Faye Dunaway, né di Gianni Agnelli”. Oppure:” Mi hanno rubato l’automobile, modestamente”.

“Vite vere compresa la mia” contiene un’antologia quasi completa di figure umane eccentriche e stralunate, divertenti e dissacranti. Ci sono, naturalmente, Enzo Jannacci e Cochi e Renato che di Viola sono stati sodali creativi in decine di occasioni artistiche nelle quali la sensazione più netta che si prova e che tutti e quattro si siano divertiti sino all’orgasmo. Con Jannacci, Viola ha condiviso canzoni, che sono molto di più che canzonette, come “Vincenzina e la fabbrica” e “Quelli che…”, ha collaborato, sempre con l’amico Enzo, alla sceneggiatura del film di Monicelli “Romanzo popolare” in cui compare anche in un gustoso cameo, è stato per anni conduttore della Domenica Sportiva e si vantava, suo malgrado, che in Rai non avesse mai ricevuto alcuna promozione (“Ho quarant’anni, quattro figlie e la sensazione di essere preso per il culo”).

Sempre con Jannacci scrive, in tempi non sospetti, “L’incompiuter” (Bompiani, 1974) che, in quarta di copertina, si definisce: “L’incompiuter è una macchina programmata per produrre discorsi a mezz’aria. Gli autori l’hanno scritto per sapere come sarebbe andato a finire, e ancora adesso sono pieni di perplessità”.

In “Vite vere” c’è in tutto il suo splendore la banda Gattullo (il Gattullificio, come diceva Viola), cioè quella compagnia di sciagurati, rigorosamente di fede milanista, che frequentavano a Milano il sunnominato bar di Porta Lodovica, famose personalità dello spettacolo e personaggi mitici come Ninone del Tonno e le storie dell’Ufficio Facce. Beppe Viola quindi creatore di storie e di linguaggi, ideatore e rielaboratore di parole che venivano dallo slang della malavita milanese. Chi di voi sa cosa vuol dire “carne in bocca”? E “rebonza”?

Chi nella televisione di quarant’anni fa (solo e rigorosamente Rai) aveva avuto l’ardire di intervistare il mitico Gianni Rivera su un tram? Beppe Viola, naturalmente.

Questo è, godibilissimo e ancora fresco di ingegno, “Vite vere compresa la mia”. Questo era il grande Beppe Viola.

In morte prematura, scrisse di lui l’amico Gianni Brera: “ Era nato per sentire gli angeli e invece doveva, oh porca vita, frequentare i bordelli. Povero vecchio Pepinoeu!”.

Un’ultima formidabile battura di Viola:” E da oggi Franco Baresi è il migliore libero d’Italia. Freda e Ventura esclusi naturalmente”.

Leggete “Vite vere compresa la mia” e scoprirete un mondo…


Beppe Viola

VITE VERE compresa la mia

Quodlibet 2015, pp.278 € 17,00


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