Il campus più bello d'Europa?

Il secondo incontro sul futuro di Città Studi organizzato dal Cdz ha avuto al suo centro il progetto degli architetti del Politecnico per un'area ecologica e il riuso di molti edifici della Statale verso un sistema di residenze studentesche a basso costo. Risultato: un campus anche per viverci.
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C’è un futuro per Città Studi, anche nel caso che i dipartimenti scientifici della Statale, Besta e Istituto dei Tumori emigrino per altri lidi? A questa domanda, venerdì scorso, il secondo incontro sulle prospettive dell’area,organizzato dal Consiglio di Zona 3 (in particolare da Gabriele Mariani, responsabile della commissione urbanistica) ha cercato di rispondere. E ci è riuscito piuttosto bene, grazie soprattutto alla relazione introduttiva di Claudio Fazzini, docente del Politecnico di Milano e direttore del laboratorio di progettazione architettonica e paesaggio urbano.

Nel laboratorio, ha spiegato Fazzini, l’area di Città Studi già da tempo è sotto la lente di ingrandimento da parte degli studenti. E sono in corso almeno una quindicina di progetti, compresa un’accurata storia urbanistica dal progetto originario dei primi anni del secolo scorso (piano Beruto) e alle successive evoluzioni. E un censimento del verde, pianta per pianta. Insieme a possibili ipotesi di pedonalizzazione (Via Celoria e in parte i dintorni di Via Ponzio). Oltre, ora, al riuso degli edifici esistenti.

In pratica il lavoro in corso dentro il laboratorio di Architettura è una estensione dell’iniziativa, già avviata quattro anni fa, del campus sostenibile, con la sua visione di una Città Studi nettamente più a misura delle persone, con vie pedonali, verde e spazi comuni. Oggi però questo progetto si sta estendendo ai due grandi “blocchi” che la possibile emigrazione della Statale nell’area Expo di Rho libereranno, con una valutazione degli edifici esistenti, e ipotesi su di loro. Non solo e non tanto di demolizione. Tutto il blocco “storico” di Agraria, Veterinaria, Medicina e Matematica è infatti strettamente vincolato come bene storico-culturale. <Però, nota Fazzini – si tratta di edifici costruiti all’antica, solidi, con spazi interni ampi, persino più generosi in un possibile riuso come residenze per studenti o housing sociale>.

Qui traspare il filo conduttore del lavoro in corso da parte degli architetti. Trasformare la possibile area “vuota” di Città Studi in un sistema di residenze e servizi connessi, in un campus per accogliere gli studenti, fuori dal mercato attuale di affitti privati spesso esorbitanti. E con sistemazioni a pochi passi dalle aule.

In pratica Città Studi (sulle aree Besta e Int per ora non è possibile dire molto) diverrebbe in pratica un “tutto Politecnico”. Per forza di cose. Un campus però ripensato, ben più “abitabile”, attrezzato e gradevole per gli studenti. E attrattivo-competitivo per il suo ateneo centrale.

Possibile? Certo, se però venisse superato lo scoglio, piuttosto grosso, del finanziamento al nuovo polo scientifico della Statale a Rho-Expo. Nel migliore dei casi quest’ultimo costerebbe 500 milioni (ma le stime più realistiche vanno oltre) e almeno 180 milioni , secondo uno studio della Cassa Depositi e Prestiti (Cdp), dovrebbero venire dalla cessione a privati e a prezzi di mercato delle aree dismesse di Città Studi. Dove lo studio però esplicitamente omette di calibrare la cifra alla luce dei vincoli conservativi sulla parte “storica” degli insediamenti della Statale. 80mila metri quadri – spiega Fazzini - su 240 mila, quasi la metà.

Al netto, questi 180 milioni(o quanti saranno) è ben difficile che potranno essere sostenuti dal Politecnico per farne housing sociale (a basso costo) per gli studenti. Il nodo resta quindi irrisolto, uno dei tanti di questa vicenda. Nel frattempo studenti e docenti di architettura vanno avanti nel loro studio.

Si percepisce comunque il consenso sull’approccio dei progetti del laboratorio di piazza Leonardo.  Lo manifesta Umberto Andolfato, anch’esso architetto e esperto di paesaggio,  consigliato agli organizzatori dell’incontro da alcuni esponenti dell’opposizione. La scelta dell’housing sociale per Città Studi, dice, è quella giusta. Il mercato degli affitti va calmierato. Ci deve essere, nel caso di una riprogettazione della zona, una centralità per chi davvero la fruisce.

Certo, anche per superare il maggiore problema dell’area. Quella di vivere solo nelle ore centrali dei giorni lavorativi e poi trasformarsi un quasi deserto alla sera e nei giorni festivi. C’è bisogno di idee nuove qui. Come quella dell’urbanista Maria Cristina Treu, di creare un piccolo parco (almeno all’inizio) per attività artigianali ad alto valore aggiunto. Non necessariamente artigianali alla vecchia maniera, considerando che intorno a via Ampère già vi sono tre laboratori di “Makers”, tecnologi che realizzano prototipi per terzi con stampanti tridimensionali computerizzate. In ogni caso è necessaria anche una spinta su attività permanenti, che aiutino l’area a una vita più costante.

E già qualche segnale c’è. Come la presenza all’incontro di alcuni promotori del collettivo iLight, studenti e ricercatori di Città Studi, attivatisi in difesa dell’area e per renderla davvero il fulcro di investimenti sia urbanistici che tecnologici. <Noi ci viviamo ogni giorno – ha spiegato uno di loro, dottorando in Fisica teorica, alla fine dell’incontro – e non vogliamo emigrare a Nord di Milano. E’ Città Studi il posto che amiamo. Ed è vero polo scientifico e tecnologico su cui investire>.

E infine il rappresentante della giunta, PierFrancesco Maran, assessore ai Trasporti. Con un lungo discorso tutto politico, tutto in positivo, tutto sulla cifra del successo di Expo, e quindi sull’andiamo là. Ben diverso dal racconto fatto da Stefano Boeri nella prima puntata (il prezzo astronomico pagato da Comune e Regione per i terreni di Rho, la voragine del debito attuale di Arexpo, la necessità di inventarsi qualcosa dopo il disastro della tentata vendita ai privati nella gara andata destra nella scorsa primavera …). Su tutto questo Maran, come si dice, ha glissato. Accennando al suo generico accordo su una prospettiva di housing sociale per gli studenti. E all’avvio di un tavolo con le università, per la messa in cantiere di un progetto definitivo sulla nuova Città Studi. Con un comune regista, ma anche con la partecipazione dei privati. E ha avanzato l’ipotesi di imprese farmaceutiche (la sede della Bracco, per inciso, è a meno di due chilometri da Città Studi). Ma nulla di concreto.

Sono tanti i pezzi del puzzle che ancora mancano, come si vede. Il valore dell’incontro c’è stato. Soprattutto nel messaggio (strutturato) degli architetti: guardate che il cambiamento radicale della zona può diventare una grande opportunità. Per rendere reale il campus sostenibile e insieme fare di Città Studi quella che era un tempo, una delle aree più attrattive d’Italia (se non oltre) per scienziati, studenti e ricercatori.

Affitti abbordabili, verde, spazi ricreativi, culturali e sportivi, poche automobili, basso inquinamento acustico. Un mondo interessante anche per il quartiere circostante, con il suo 30% di anziani.

C’è quindi spazio per un progetto partecipato. Ma la condizione è che il governo trovi il mitico miliardo per finanziare il nuovo polo scientifico e innovativo di Rho-Expo (la soluzione dal disastro creato ai tempi da Bricchetto-Moratti, Sala e Stanca). Un miliardo che non è certo ritrovabile nelle pieghe di un bilancio pubblico ferreamente vincolato dalla commissione europea. Ma che potrebbe essere dentro il cosiddetto piano Juncker per stimolare la ripresa nel continente. E qui le trattative sono in corso.

In quest’ultimo caso sarebbe però bene che i cittadini di Città Studi spingessero perché almeno il 20-30% di questo progetto venisse riservato per il loro nuovo campus. Palazzinari-free.

 

 

 


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Re: Il campus più bello d'Europa?
26/11/2015 il pescatore
Penso che il vero motivo sia più banale, ovvero la necessità di sollevare polverone attorno al sostanziale fallimento dell'Expo. Per questo c'è bisogno di trovare utilizzi "nobili", facilmente e proficuamente spendibili presso l'opinione pubblica
Inoltre, è probabile che le aree di Città Studi facciano gola a importanti palazzinari.


Re: Il campus più bello d'Europa?
26/11/2015 Michele Sacerdoti
Sembra che la piastra sotto il decumano dell'Expo che contiene tutte le attrezzature tecnologiche sia stata dimensionata oltre le esigenze dell'Expo, prevedendo che sarebbe venuto un enorme insediamento di residenze e uffici alla fine della manifestazione.
Ecco perché c'è un forte interesse a non abbandonare il sito Expo e portare aziende, università e demanio.


Re: Il campus più bello d'Europa?
26/11/2015 Beppe Caravita
Come davvero è nato il buco di Arexpo? Hanno pagato troppo le aree, dopo mesi e mesi di inerzia? O le hanno pagate a prezzi di esproprio, come sostiene Marco Cabassi, privilegiando Fondazione Fiera (alias Cl) e poi vi hanno fatto sopra spese tali da determinare il folle prezzo di offerta di 340 milioni? Spero che qualcuno, compresa la Magistratura, trovi una risposta. Nei fatti l'asta andata deserta in primavera a quel prezzo ha innescato, come spero sia ben spiegato negli articoli qui su Z3xmi, l'improvvisa decisione di creare un "polo scientifico" sulle aree expo, di fatto invendibili. Di qui l'idea (per ora solo tale) di portarci di peso mezza Città Studi, con conseguenze sull'Università stessa ancora tutte da valutare. Perchè quindi Città Studi dovrà pagare il buco di Arexpo?


Re: Il campus più bello d'Europa?
26/11/2015 il pescatore
E basta con le panzane che cercano di rifilarci, mica siamo scemi! La Statale ha dato origine all'Università di Milano-Bicocca, diventata autonoma. Così oggi, nella stessa città troviamo due atenei pubblici dove, spesso, si studiano le stesse cose e si svolgono le stesse ricerche, facendosi anche concorrenza becera tra loro, alla faccia delle economie di scala e di un razionale sfruttamento delle risorse. Bastava fare un altro polo, mantenendo uniche governance e amministrazione.
Invece hanno prevalso gli interessi di una parte della classe baronale - che ha pensato più a posti, carriera e a soddisfare la propria sete di potere - su quella della della collettività e del territorio. Tanto, alla fine paga sempre Pantalone. Così è facile piangere sulla esiguità delle risorse destinate alla ricerca e formazione, ma pensare prima almeno a non sprecarle, no, questo no.
Così, oggi, la Statale, che può contare su una serie di strutture localizzate in una zona che tutti gli altri Atenei italiani - in primis il Politenico, che non vede l'ora di potersi avventare sugli spazi di Città Studi della Statale - e molti stranieri invidiano vuone andare a ghettizzare gli studenti in un "campus".
Da altre parti i campus li fanno laddove non hanno alternative, non perchè sono più razionali.
Che quelli della Statale pensino a valorizzare quello che hanno, tenendo conto che anche se alle università è riconosciuta una certa autonomia, si tratta sempre di enti pubblici e non possono evitare di controntarsi con la cittadinanza del territorio di riferimento, che li finanzia con le tasse.
Guardate, ad esempio, l'Orto botanico di Città studi, che gioiello http://www.ortobotanicoitalia.it/lombardia/milano/

Che peccato perdere questi tesori!


Re: Il campus più bello d'Europa?
26/11/2015 Vz
Un controsenso. Non ci sono i soldi per housing etc. Citta studi è stata "promessa" prima della progettazione di expo. Moratti, Vago, Famiglia Rocca e Regione Lombardia. Il valore economico dell'area residenziale e' il fine vero non viceversa.


Re: Il campus più bello d'Europa?
24/11/2015 Gianni Pierini
Mi permetto di osservare: che la Statale resti o meno, Zona 3 dovrebbe far sentire forte la sua voce con l'Amministrazione perche' venga preservato lo spirito e il progetto di Citta' Studi. Milano potrebbe invitare atenei prestigiosi internazionali, incentivandoli ad aprire qui distaccamenti italiani di alcune delle loro facolta'. Harvard, MIT, Columbia ecc. sono brand globali, universita' gestite come aziende. A fronte di adeguati incentivi (fiscali, di utilizzo gratuito di certe strutture, che pero' si impegnerebbero a manutenere) credo considererebbero l'idea di espandere il proprio prestigio, e soprattutto il fatturato. Mi rendo conto, probabilmente un'idea ardita e magari irrealizzabile, ma almeno ispirata a una visione ambiziosa. Con tutto il rispetto, ben altra cosa che parlare di edilizia sociale e calmierazione degli affitti...


Re: Il campus più bello d'Europa?
24/11/2015 Michele Sacerdoti
Non solo, perché fa parte dell'appalto anche la costruzione della biblioteca unificata per informatica, fisica, chimica e biologia tra via Celoria e l'edificio in costruzione.


Re: Il campus più bello d'Europa?
24/11/2015 beppe caravita
Aggiungo che la swettimana scorsa il rettore della Statale Gianluca Vago ha avuto un incontro con i docenti di informatica (tuttora privi di una loro sede e in sfratto esecutivo da quella affittata in Via Comelico) promettendo una ripresa dei lavori nel palazzo (alias ecomostro) in costruzione dietro Fisica, ma bloccata causa fallimento dell'impresa costruttrice.
Riprendere i lavori per completare un palazzo e poi doverlo dismettere subito dopo? Il mistero si infittisce....


Re: Il campus più bello d'Europa?
24/11/2015 La Redazione di z3xmi
Il prossimo appuntamento ci risulta essere il 30 alle 20:45.
Confermiamo la presenza di Balducci e Vago


Re: Il campus più bello d'Europa?
24/11/2015 Michele Sacerdoti
Ricordo a tutti il prossimo incontro venerdì 27 novembre alle 21 in via Sansovino 9 in cui sarà presente il rettore della Statale Vago e l'Assessore all'Urbanistica Balducci.
Molto interessante perché il rettore Vago ha dichiarato all'ultimo Senato Accademico del 18 novembre che in base al progetto presentato dal premier Renzi a Milano non ci sono risorse per il trasferimento delle facoltà scientifiche all'Expo e che se non ci saranno novità sul finanziamento l'Università si occuperà della ristrutturazione di tutta Città Studi, con una previsione di spesa > 200 milioni e di almeno 20 anni di lavori.
Nel frattempo, Unimi ha ripreso la costruzione dell’edificio di Informatica (che era fermo per questioni relative al fallimento di alcune ditte vincitrici dell’appalto), rimetterà a posto i tetti del Dipartimento di Bioscienze e ristrutturerà il Dipartimento di Scienze della Terra.


Re: Il campus più bello d'Europa?
24/11/2015 Michele Sacerdoti
A me non sembra che il piano Juncker sia una soluzione, leggendo questo articolo
http://it.ibtimes.com/solo-due-miliardi-allitalia-il-piano-juncker-non-sembra-proprio-un-new-deal-europeo-ma-la-colpa-e#
di agosto dell'International Business Times.


 
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