La nebbia non c'è più. Passeggiata lungo i film di Milano

Un bel libro di Nazzareno Mazzini che racconta la nostra città così come è stata rappresentata, nel bene e nel male, dal cinema. Tranquilli, non è un libro per addetti ai lavori. La lettura è godibilissima. ()
la nebbia

La passione, a volte ma non sempre, diviene una competenza. E’ quello che è successo a Nazzareno Mazzini la cui passione per il cinema (e per Milano) lo ha portato a essere un esperto di una materia forse anomala ma sicuramente intrigante e appassionante, appunto. Del resto Mazzini esercita, tra le altre cose, anche la professione di insegnante di linguaggio e storia del cinema allo IED (Istituto Europeo di Design) e questo gli ha conferito la competenza necessaria.

“La nebbia non c’è più. Passeggiata lungo i film di Milano” (Mimesis Edizioni) racconta in 120 pagine o poco più come Milano è stata visitata e rappresentata dal cinema, certo, per quantità, non come Roma, NewYork o Parigi, ma in modo sicuramente significativo e forse persino esaustivo.

Se tra gli archetipi si possono citare film come “Gli uomini che mascalzoni” (1932) di Mario Camerini e “Miracolo a Milano” (1951) di Vittorio De Sica, l’analisi di Mazzini si spinge sino ai giorni nostri (o quasi) con i film di Checco Zelone o di Aldo, Giovanni e Giacomo che, in commedia leggera, tratteggiano la nostra città, oggi.

La prosa dell’autore non è né paludata, né accademica. Anzi, grazie a un linguaggio immediato, Mazzini ci restituisce, attraverso curiosità e aneddoti, il clima in cui i film sono stati girati, raccontandoci anche l’evoluzione e i cambiamenti, persino epocali, della nostra città.

Nella sua personale passeggiata, non manca memoria di capolavori assoluti come “Rocco e i suoi fratelli” (1960) di Luchino Visconti o “Il posto” (1961) di Ermanno Olmi, senza però trascurare film minori che hanno lasciato un segno nell’immaginario cinematografico meneghino. Non sarà da cineteca “Un povero ricco” (1983) di Pasquale Festa Campanile, ma giustamente viene ricordato che tra gli interpreti compare, in una delle sue rare apparizioni cinematografiche, il grande Piero Mazzarella, l’attore più rappresentativo della milanesità di questi ultimi 50 anni.

Non sarà un capolavoro conclamato, ma in “Kamikazen” (1987) di Gabriele Salvatores, in una Milano notturna e sudata, compare un nugolo di attori che, tra teatro, cinema e cabaret, hanno segnato la storia dello spettacolo milanese (e non solo) di questi ultimi anni.

Non mancano poi gli autori milanesi come Maurizio Nichetti e Silvio Soldini che nella loro città si sono esercitati a lungo e, speriamo, si eserciteranno ancora.

In conclusione, che dire? Un libro godibilissimo anche per chi non conosce il cinema o non ama Milano. Un racconto che incastra mille storie per immagini e le restituisce nella loro spettacolare essenzialità.

Un libro che non voleva e non vuole essere esaustivo ma solo evocativo dell’evoluzione del linguaggio cinematografico a contatto e a confronto con una città complessa e polimorfa come Milano.

Dal nostro personale archivio dell’immaginario, avremmo incluso il frenetico “Lo svitato” (1956) del romano Carlo Lizzani con Dario Fo, il militante “Maledetti vi amerò” (1980) di Marco Tullio Giordana e il poetico “Milano ‘83” (1983) di Ermanno Olmi. Ma come è noto, soprattutto in questo campo, ognuno può dire la sua in un regno “dove buongiorno vuol dire veramente buongiorno!”.

Per sapere cosa c’entri la nebbia, dovete leggere il libro.


p.s. Nazzareno Mazzini presenterà il suo libro alla Biblioteca Valvassori Peroni (Via Valvassori Peroni 56) alle ore 18 del 26 novembre. Con lui ci sarà Nicoletta Vallorani, scrittrice e docente universitaria che conosce molto bene Milano


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