Expo-Città Studi: i conti non tornano, ma....

Il trasferimento dei dipartimenti della Statale nell'area Expo costerà un miliardo. Chi lo pagherà? Quali conseguenze su Città Studi? La proposta Vago non sta in piedi. E forse lo ha capito anche il Governo che ora punta su un'iniziativa trainante nella ricerca.
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terreni

La prossima settimana sarà forse decisiva per il futuro di Città Studi. Martedì Matteo Renzi in persona verrà a Milano per (tentare di) sbrogliare il nodo del dopo Expo. Ovvero del progetto di trasferimento delle facoltà scientifiche dell’Università Statale da Città Studi a un nuovo campus dentro il milione di metri quadri di Rho.

Non sarà facile. I conti non tornano. E il progetto presenta ancora numerose criticità irrisolte. Lo testimonia una serata organizzata venerdì scorso dal Consiglio di Zona 3, in anticipo sul tam tam mediatico che probabilmente si scatenerà nei prossimi giorni. Una serata seria e partecipata a colpi di documenti e presenze qualificate non di parte.

Prima fra tutte quella di Stefano Boeri, architetto ed ex assessore. <Tutta la questione nasce dal vero peccato originale di Expo. Che permane a dispetto del successo o meno dell’esposizione. Ovvero l’acquisto dei terreni dell’area di Rho a costi molto superiori ai prezzi di mercato>.

Si era perso tempo allora, i litigi erano continui, i commissari, come il non rimpianto Lucio Stanca, inconsistenti. In fretta e furia Regione, Comune e Ente fiera si accordarono alla fine con Cabassi per rilevare il milione di metri quadri della vecchia raffineria Shell di Pero per oltre 200 milioni (ne bastavano 60-70). Che furono presi a prestito alle banche. Con un accordo, verso quest'ultime, di rientro una volta avviata la vendita ai privati dopo l’Expo, su un progetto edilizio-residenziale di massicce dimensioni.

Peccato però che quest’ultimo, nella crisi odierna, andò in fumo. La gara tentata nella scorsa primavera per la “privatizzazione” del dopo expo partiva da 350 milioni per l’area infrastrutturata. Deserta. Milano, del resto, pullula di nuovi palazzi vuoti, da Citylife a 22 Marzo, dalla stazione Vittoria a Garibaldi. E un’altra distesa di vetrocemento sarebbe fuori dalla realtà di un mercato fermo.

<E’ stato fatto un errore – dice Boeri – E’ stato comprato un terreno a costo spropositato, su un progetto immobiliare folle. E questo costo è a carico dei cittadini, non solo milanesi. Come recuperare questo errore? Questo è il vero punto di partenza>.

La patata bollente, dopo la non-gara,  tornò quindi in mano delle istituzioni cittadine. Era necessaria una soluzione completamente diversa. Di qui l’idea di Gianfelice Rocca, presidente di Assolombarda, e di Gianluca Vago (stretti collaboratori, prima, nel progetto Humanitas) di mettere al centro del decumano di Rho-Pero un grosso nucleo attrattivo scientifico-tecnologico. Fisica, biologia, chimica, matematica, agraria, informatica trasportate di peso da Città Studi insieme a un parco per le aziende innovative e le startup.

Idea brillante, senza dubbio. Che sarebbe stata subito adottata a Monaco di Baviera o ad Amburgo. Ma siamo in Italia, gravata dal 135% di debito pubblico sul Pil, e che non può permettersi un decimale di punto di sforamento sul deficit dello Stato.

E, per un progetto il cui costo è stato stimato prima da Vago in oltre 500 milioni per la sola università e poi in oltre un miliardo complessivamente, questo è un problema, anzi il problema. Dove trovare quel miliardo pubblico, quindi?

In giugno viene coinvolto il soggetto principe della mano statale italiana. La Cassa depositi e prestiti (cdp) che, insieme all’agenzia del demanio, ha prodotto uno studio. Che cercava di capire come far quadrare l’operazione. <Sono due i documenti certi di cui disponiamo – spiega Gabriele Mariani, consigliere del Consiglio di zona 3 – Il primo, quello della Cdp, analizza l’area di Città Studi lasciata libera dalle facoltà scientifiche della Statale. E stima in 180 milioni il loro valore ai prezzi di mercato. Con un’avvertenza: i vincoli posti dal ministero dei Beni Culturali su almeno metà di quest’area, ovvero Agraria, Veterinaria  e matematica, che risiedono negli edifici originari di Città Studi, dei primi anni del secolo scorso. E il secondo documento, sui vincoli storici, lo conferma>.

Morale, sarà ben difficile che, anche nel caso migliore questa cifra verrà raggiunta. Il trasferimento della statale dovrà finanziarsi altrimenti, con fondi pubblici oppure con nuovi debiti.

E poi cosa potrebbe significare la “vendita sul mercato” dopo che 3mila tra docenti e personale universitario insieme a 18mila studenti se ne saranno andati? Al posto di Fisica un centro commerciale? Biologia un palazzo di appartamenti? <Una soluzione un po’ banale per Città Studi – osserva Silvia Botti, direttrice di Abitare e moderatrice della serata al Consiglio di Zona 3 – sarebbe meglio pensare a qualcosa di diverso e più avanzato>.

<Una cosa è certa, per quello che ci riguarda – dice Renato Sacristani, presidente del Consiglio di zona – Noi saremo ferrei nel far rispettare i vincoli e le volumetrie che insistono sull’area>.

Niente ecomostri, qualcosa di diverso. Ma cosa?

<Ci sono varie possibilità – dice Boeri – io non sono mai stato contrario alla Città della Salute a Sesto San Giovanni, ovvero al trasferimento dei due grandi istituti sanitari di Città Studi, Besta e Istituto tumori. Ma oggi, con la partenza delle facoltà scientifiche, si apre uno spazio formidabile di contiguità a Città Studi>.

Come dire, facciamo saltare in qualche modo questo progetto e costruiamo una Città della Salute a città Studi a costi di un terzo o un quarto.

<Non è vero, non è vero che l’unico modo di valorizzare un terreno sta nel costruirci sopra. Lo si valorizza attirandovi la gente, creando conoscenza, fornendo servizi unici>.

Ma c’è di più. Domenico Surace, membro del Senato Accademico dell’Università degli Studi (e storico sindacalista dell’ateneo) ha provato a fare due conti sui bilanci dell’università per la seduta dello scorso 3 novembre, convocata dal rettore Vago proprio per discutere del nuovo campus in preparazione degli incontri decisivi.

In cassa, stima Surace, l’università dispone circa di 90 milioni, tra entrate presunte e disponibili. Il progetto di trasferimento a Rho costerebbe 880 milioni più altri 170 impegnati (trasferimento a Lodi di Veterinaria….). E vanno aggiunti 8 milioni in meno dati tagli del governo sui fondi ordinari. Risultato algebrico. L’università degli Studi dovrebbe accollarsi la bellezza di 978 milioni.

<L’indebitamento derivante dal trasferimento di Città Studi a Pero-Expo, graverebbe sul bilancio del nostro Ateneo per circa una trentina d’anni – scrive Surace - I prossimi 5 o 6 rettori avranno così la certezza di non poter far altro che l’ordinaria amministrazione, senza poter programmare alcun sviluppo edilizio che non sia quello sull’area Expo. Per lo sviluppo delle restanti strutture universitarie non vi sarà alcunché, se non ipoteche immobiliari sul patrimonio rimasto>.

Per l’Università, vale la pena di pagare questo prezzo ?

E come potrà Vago trovare i fondi per la manutenzione degli edifici di Città Studi? Nel corso del senato accademico ha infatti spiegato che il nuovo campus richiederà almeno sei anni per il suo completamento. E nel frattempo i 200 milioni messi a bilancio per le manutenzioni (compresa la costruzione del nuovo edificio di informatica) andranno comunque spesi. Ma a fronte di quali impegni di bilancio? E poi rimettere in sesto gli edifici per poi subito abbandonarli?

La questione, come si vede, è complessa. Ce chi è anche nettamente pessimista. <Renzi verrà a Milano - dicono dalla sala - e offrirà una trentina di milioni per un parco tecnologico. Ovvero nulla>.

Non è proprio così, stando almeno alle anticipazioni su ciò che annuncerà Renzi martedì. Un polo tecnologico da mille ricercatori e 200 milioni guidato dall'Iit di Genova-Bolzaneto. Un centro di ricerca sulla qualità della vita.

E anche altri hanno volato alto. Come Giorgio Rossi, docente di fisica, che ha proposto di mettere al centro del nuovo campus un'infrastruttura di ricerca di alto livello. Scavando sotto il decumano di Rho una galleria attrezzata di un chilometro per installarvi un acceleratore lineare di particelle (tipo Stanford) e un connesso laser a elettroni liberi (Fel). Un giocattolo notevole, promettente non solo nella ricerca fondamentale ma anche, forse, per la medicina nucleare. Peccato che però costi circa 600 milioni (quasi quanto tutto il campus) e non sia alle viste alcuna fonte, italiana o europea, di finanziamento.

L’ultima obiezione forte viene da un docente. <Con il trasferimento a Rho avremmo due università simili, la Bicocca e il polo Expo, molto vicine tra di loro. E questo è un nonsense in termini di programmazione universitaria metropolitana. Un polo ruberebbe studenti all’altro, fino a farlo deperire>.

Da notare, infine, che nell'articolo del Corriere, evidentemente basato sulla proposta che Renzi farà martedi prossimo, non si fa cenno alcuno al trasferimento dei dipartimenti della Statale, ma solo a non precisati progetti di sviluppo edilizio da parte di Arexpo. E a numerose collaborazioni di ricerca con università e imprese.

Quindi, per fare una sintesi. La proposta Vago non sta in piedi. Mentre un'iniziativa trainata dalla ricerca avanzata su Rho potrebbe rivelarsi sufficientemente attrattiva da indurre anche investimenti terziari, o in nuove imprese, redditizi. Il punto è quindi separare la didattica dalla ricerca. La prima resterebbe dove sta, evitando snaturamenti di aree, buchi di bilancio e indebitamenti insostenibili.  Mentre sulla ricerca si possono mobilitare fondi europei e persino internazionali, collaborazioni con le imprese, e persino expo permanenti sull'alimentazione italiana e la qualità della vita, quali quelli ipotizzati venerdì sera anche da Stefano Boeri.

E allora? State online. Qualcosa dovrà necessariamente succedere. Quello che qualcuno voleva come ineluttabilmente deciso molto probabilmente non lo è affatto. Gli incontri presso il Consiglio di Zona continueranno. Prossimo appuntamento il 20 novembre. E poi il 30, con Vago e Rocca.

Tenendo a mente la provocazione di Boeri: <Il 10 novembre Il municipio di Città studi dovrebbe chiedere con forza di potersi sedere al tavolo con il primo ministro, il presidente di Assolombarda, il rettore dell’Università. I numeri di questa zona, oltre 120 mila abitanti coinvolti, giustificano ampiamente questa richiesta>. Tanto per fare uscire la questione dalle segrete stanze delle lobbies e riportarla ai diretti interessati (anche paganti): i cittadini.

Giuseppe Caravita

Link:  L'anticipazione del Corriere della Sera sul polo di ricerca a guida Iit sulla qualità della vita

In allegato: Intervento di Domenico Surace alla Seduta Straordinaria del Senato Accademico del 2/11/2015



 

 

 

 


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Re: Expo-Città Studi: i conti non tornano, ma....
12/11/2015 Beppe
Non devi ringraziare noi, ma Gabriele Mariani e Renato Sacristani del consiglio di zona 3, che si sono fatti carico della questione.


Re: Expo-Città Studi: i conti non tornano, ma....
12/11/2015 Vittorio Colaneri
A che ora ci saranno i prossimi appuntamenti al Consiglio il 20 e 30 novembre?
Non voglio mancare. Partecipiamo in tanti.
Grazie!!


Re: Expo-Città Studi: i conti non tornano, ma....
11/11/2015 Vz
Ennesimo connivenza anni 80. Cosa accadrà del patrimonio culturale e architettonico di città studi? Parteciperò' il 23. Serve condividere e tutelare un gioiello artistico sito in una zona altamente appetibile.


Re: Expo-Città Studi: i conti non tornano, ma....
11/11/2015 Beppe
La partita, come si vede, resta aperta. Ora si spera sui fondi europei:


Dal Giorno

http://www.ilgiorno.it/milano/dopo-expo-milano-1.1473304


Milano, 11 novembre 2015 - Ieri mattina la prima prova di convivenza. Intorno a un tavolo si sono riuniti Maurizio Martina, ministro dell’Agricoltura e uomo del governo in Expo, il direttore dell’Istituto italiano di tecnologia di Genova (Iit), Roberto Cingolani, il rettore dell’università Statale di Milano, Gianluca Vago, e il presidente di Assolombarda, Gianfelice Rocca. Da un lato la carta di Roma per il post-Esposizione, l’insediamento di un polo delle scienze umane, dall’altro i primi candidati a occupare la metà dei 110 ettari disponibili, ossia l’ateneo con il trasloco delle facoltà scientifiche e la Silicon Valley in salsa lombarda proposta dagli industriali. Gli inquilini iniziano a prendere le misure di quanto spazio serve agli altri. A cominciare dall’Iit che avrebbe bisogno di «30mila metri quadri», spiega Rocca, contro i 70mila inizialmente comunicati.

Partita più complicata, per il numero uno di Assolombarda, è il trasloco della Statale, che occuperebbe 200mila metri quadri. Servono cifre a sei zeri, che potrebbero essere pescate anche dal piano Juncker della Ue. Nella restante fetta del parco Expo si insedierebbero la Silicon Valley lombarda, l’Innovhub della Camera di commercio di Milano, Altagamma e le industrie (alcune, anticipa Rocca, si sarebbero trasferite in uffici provvisori in vista del trasloco), con terreni offerti a 700-800 euro al metro quadro.

Tuttavia sul piano gravano molte incognite. Innanzitutto il progetto. «In pochi lo hanno visto – avverte Vago –. Non potrei nemmeno valutarlo». Ad esempio, non è chiaro se ci siano sovrapposizioni con programmi già avviati dagli atenei della Lombardia. I tempi, aggiunge Rocca: «Entro giugno dobbiamo avere un masterplan». Ancora, la distribuzione delle risorse finanziarie. L’Iit già riceve ogni anno da Roma cento milioni di euro, ma non è chiaro se l’investimento sulla ricerca del post Expo riguarderà solo Genova o tutti gli attori. «Non è un dettaglio», scandisce il rettore della Statale. «Ma l’Iit ha una capacità attrattiva straordinaria», osserva Stefano Blanco, direttore della Fondazione collegio università milanesi. Infine, la gestione di Arexpo, l’immobiliare che possiede i terreni. «C’è un tema aperto di governance, serve una leadership – puntualizza Rocca –. Poi management e strumenti». I tempi stringono: il 18 novembre si riunisce il cda di Arexpo, il 24 l’assemblea degli azionisti in cui vorrebbe entrare il governo Renzi. La partita è aperta.

luca.zorloni@ilgiorno.net


Re: Expo-Città Studi: i conti non tornano, ma....
10/11/2015 beppe
Quei 150 milioni vanno all'Iit e connessi. Mi pare chiaro dalle parole di Renzi.


Re: Expo-Città Studi: i conti non tornano, ma....
10/11/2015 Michele Sacerdoti
Mi sembra che non sia chiaro se il governo finanzierà lo spostamento delle facoltà scientifiche di Città Studi all'Expo.
Potranno essere usati i 150 milioni che il Governo stanzierà ogni anno per 10 anni o andranno all'IIT ?


Re: Expo-Città Studi: i conti non tornano, ma....
10/11/2015 Michele Sacerdoti
Artioolo del Fatto Quotidiano sulla presentazione di oggi di Renzi al Piccolo Teatro

http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/11/10/expo-renzi-promette-15-miliardi-per-i-prossimi-10-anni-ma-restano-le-incognite-sul-futuro-dellarea/2207965/


Re: Expo-Città Studi: i conti non tornano, ma....
10/11/2015 Vittorio Colaneri
Caro Beppe, allora " Vuolsi così colà dove si puote ciò che si vuole e più non dimandare.". Cui prodest ?
Che somma tristezza. Siamo solo sudditi.Non può essere così. Occorre mobilitarsi civilmente. Sei d'accordo ?
Ciao.


Re: Expo-Città Studi: i conti non tornano, ma....
10/11/2015 Beppe
Caro Vittorio, Dovremo dire addio a Besta e Int comunque, dato che il progetto Città della Salute a sesto San Giovanni è attivo (purtroppo).
Sul trasferimento a Rho delle facoltà scientifiche della Statale, nel nuovo ipotizzato campus, c'è una notevole novità di oggi. Renzi, rispondendo a Maroni, ha dichiarato la disponibilità all'ingresso in Arexpo della Cassa depositi e prestiti, braccio finanziario governativo. Questa frase potrebbe cambiare tutto. Potrebbe. E aprire la strada anche al finanziamento del nuovo campus. Se invece Renzi non avesse fatto menzione della richiesta (da parte di Comune di Milano e Regione Lombardia, molto indebitate sull'area) dell'entrata in Arexpo allora sì che avrei dato per morto il progetto di Gianluca Vago. Quindi il trasferimento da Città Studi resta all'ordine del giorno


Re: Expo-Città Studi: i conti non tornano, ma....
10/11/2015 Vittorio Colaneri
Mi sembra di aver capito che lo spostamento della Statale stia diventando, per chi la vuole, una chimera.
Però, vorrei fare due precisazioni:
innanzitutto, i numeri sopra citati delle facoltà scientifiche della Statale ( senza calcolare medicina ), mi sembrano alti. 18.000 studenti e 3.000 docenti sono numeri non da Statale in Città Studi, ma da Politecnico, che, ribadisco, costitusce da solo l'80% di Città Studi. Secondo:
se la Statale resta, dovremo dire addio a Besta e I.T.N. ?


Re: Expo-Città Studi: i conti non tornano, ma....
10/11/2015 Paolo Burgio
Ma i soldi sono del governo o dei cittadini? Non è accettabile che progetti fatti con i nostri soldi vengano decisi, senza studi preliminari, proposte, discussioni e confronti pubblici. Non è tollerabile che Renzi venga a Milano e tiri fuori dal cappello un coniglio dicendoci ecco questo è il dopo Expo, i soldi li dà il governo, quindi si fa così. Ma chi l'ha detto che si può fare così?


Re: Expo-Città Studi: i conti non tornano, ma....
09/11/2015 Michele Sacerdoti
In effetti dall'articolo di ieri del Corriere sembra che l'IIT che occuperà 40.000 mq sia un progetto alternativo a quello dell'università degli studi, non integrativo come sembrava inizialmente.
Oggi c'è stata una levata di scudi sul Corriere del rettore dell'università di Milano Bicocca che sostiene che in Lombardia ci sono molti centri di ricerca sui temi dell'IIT e quindi non c'è alcun bisogno dell'arrivo dell'IIT all'Expo.
Maroni stesso ha parlato al convegno di "esproprio proletario" visto che le aree sono di Areaexpo dove sono presenti Comune di Milano e Regione Lombardia ma non il governo.
Maroni ha dato l'incarico a Vago e Azzone di verificare il valore della proposta di IIT di Genova insieme ad un centro di ricerca di Torino ed uno di Trento.
Domani quindi quando arriverà Renzi a Milano ci saranno scintille !
Ma senza i soldi del governo l'Università non si può spostare.


Re: Expo-Città Studi: i conti non tornano, ma....
09/11/2015 Beppe
Di battutine interessanti (e subliminali) c'è nè stata un altra. Dopo che Maroni ha decantato il progetto Città della Salute, con i suoi 80 milioni messi dai privati (alias palazzinari ciellini e coop rosse) Vago ha osservato rivolto a lui: "se cancellasse la città della salute avremmo trovato subito i fondi per il dopo expo, e ne avanzerebbero pure". Maroni si è limitato a stringere i denti simulando un sorriso.


Re: Expo-Città Studi: i conti non tornano, ma....
09/11/2015 Beppe
Dal convegno in statale ricavo la netta sensazione secondo cui il progetto di Vago, ovvero il trasferimento a Rho delle facoltà scientifiche, sia in crisi, se non sfumato. Il governo ha optato per un altro cavallo, l'Iit guidato da Cingolani per un progetto di pura ricerca, in parte connessa ai temi di Expo. Vago nel suo intervento oggi non ha citato una volta il progetto di trasferimento dei dipertimenti, salvo lo scambio di battute con Azzone di cui riferisce Sacerdoti, ma che sono apparse a livello di siparietto.
Il punto è che il trasferimento, secondo le stime, non costa 180 milioni, ma da 500 a 800. Che, se fossero a carico dell'università statale, la condannerebbero a un indebitamento mostruoso, a di peso crescente dati i tagli continui ai fondi degli atenei pubblici. Vago credo sperasse in qualche forma di sostegno straordinario esterno, in particolare dal governo centrale. Ieri però Renzi gli ha mandato a dire che ha idee e progetti tutti diversi. Per questo Vago mi è parso oggi molto spento e depresso.


Re: Expo-Città Studi: i conti non tornano, ma....
09/11/2015 Michele Sacerdoti
Oggi alla tavola rotonda in Università Statale il rettore del Politecnico Azzone ha dichiarato il forte interesse del Politecnico ad acquisire le aree lasciate libere dallo spostamento delle facoltà scientifiche ad Expo.
Non ha dichiarato con quali fondi acquisirà le aree visto che la Statale ha bisogno di 180 milioni di euro per finanziare il trasferimento.
L'intervento del Politecnico salverebbe il progetto Campus Sostenibile che è stato presentato oggi al termine della tavola rotonda.
Ha partecipato al posto di Pisapia il vicesindaco Balzani.


Re: Expo-Città Studi: i conti non tornano, ma....
09/11/2015 Michele Sacerdoti
POST EXPO, BISCARDINI INVITA RENZI A VENIRE IN COMMISSIONE MARTEDI’ A RIFERIRE LE INTENZIONI DEL GOVERNO

Dichiarazione di Roberto Biscardini presidente della Commissione Urbanistica: “Si è vero, ho chiesto all’assessore Balducci e per il suo tramite anche al Sindaco e al Presidente del Consiglio Basilio Rizzo, che vista la rilevanza della partita in gioco e viste le dichiarazioni del Presidente del Consiglio Matteo Renzi, un incontro tra il Presidente del Consiglio e la Commissione urbanistica, che è l’organo deputato a istruire le questioni di competenza del consiglio comunale, sarebbe più che necessario. Come ho avuto modo di sottolineare già in Aula l’arrivo di Renzi martedì 10 novembre a Milano per la firma di un Protocollo d'intesa per la riqualificazione del sito EXPO 2015, e che Renzi stesso ha definito progetto Milano 2040, non dovrebbe vedere escluso il Consiglio Comunale. Considerando inoltre che alla firma del protocollo sarebbero coinvolti anche soggetti non istituzionali, che potrebbero prefigurare scelte sulla destinazione d'uso delle aree non ancora condivise, sarebbe un bel gesto che il Presidente del Consiglio possa riferire le intenzioni del Governo. Nella seduta della Commissione di martedì 10 novembre già convocata si potrebbe avere l’audizione del Governo stesso. D’altra parte si tratta di salvaguardare nella forma e nella sostanza le prerogative di indirizzo del Consiglio ed evitare che il Protocollo d'intesa costituisca di fatto una variante alle procedure già definite dall'Accordo di Programma votato dal Consiglio Comunale e che solo il consiglio può modificare.”


Re: Expo-Città Studi: i conti non tornano, ma....
09/11/2015 Michele Sacerdoti
articolo di Repubblica

www.msacerdoti.it/cittastudirep081115.pdf


Re: Expo-Città Studi: i conti non tornano, ma....
09/11/2015 Michele Sacerdoti
Oggi in Statale dalle 9.30 alle 13 in Statale viene intitolata l’aula magna a Luigi Mangiagalli nel centenario (6/11/1915) della posa della prima pietra di Città Sudi, forse sotto Agraria, da parte di Mangiagalli, allora presidente della Associazione per lo Sviluppo dell’Alta Cultura a Milano che promosse l’unificazione di tutte le facoltà universitarie a Milano sul terreno di 150.000 mq delle Casine Doppie da parte del Comune di Milano, a cu si aggiunsero altri 40 mila metri quadri e 15.000 donati dai fratelli Ingegnoli per l’Orto Botanico (vedi articolo di ieri su Repubblica).
Il medico e ginecologo Mangiagalli (1850-1928), fondatore dell’Istituto dei Tumori e della Mangiagalli, divenne poi rettore della Statale e sindaco di Milano. Dovevano trasferirsi tutte le università milanesi, compresa Brera, legge, medicina e lettere.
Vi sarà una tavola rotonda con i rettori del Politecnico e Università Statale, Giuliano Pisapia, Giuseppe Sala, Roberto Maroni e don Guido Rigoldi. Penso si parlerà dello spostamento delle facoltà scientifiche nell’area dell’Expo

Michele Sacerdoti


Re: Expo-Città Studi: i conti non tornano, ma....
08/11/2015 licia
vediamo di non fare confusione. Boeri ha partecipato al primo masterplan, che è poi stato completamente stravolto. Non era lui che doveva decidere l'area, ma le istituzioni, quindi Formigoni e Moratti, mentre lui ha sempre detto forte e chiaro che fare Expo su terreni non pubblici era una follia.
Perchè se vogliamo giocare alle sfascio e dire che tutti sono della casta e tutti sbagliano non andiamo da nessuna parte. Vediamo di ragionare su che cosa possiamo fare adesso. E Boeri ha indicato l'unica proposta concreta: il CdZ 3 al tavolo dove si discute.
E speriamo che le prossime elezioni, che coinvolgeranno anche i consiglieri di zona, non riportino al potere i vari figuri di destra che hanno deciso l'acquisto delle aree per fare piacere ai soliti noti, tra i quali Boeri non è compreso.


Re: Expo-Città Studi: i conti non tornano
08/11/2015 STEFANO
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E lui dov'era? A memoria era già coinvolto nel discorso EXPO, adesso spara sentenze?


 
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