Il giro di vite

Andar per libri. Inizia con un racconto di Henry James il percorso dedicato alla letteratura europea del ‘900 proposto per i nostri lettori da Raffaele Santoro. Segue una breve scheda del film “The Others” che al racconto si ispira.  ()
giro di vite

Italo Calvino definisce Henry James “autore che appartiene al secolo XIX per la cronologia ma al '900 come gusto letterario”. L'affermazione di Calvino è importante in quanto coglie come Henry James sia stato uno dei grandi introduttori della letteratura del '900, appartenendovi a pieno titolo, pur “nascendo” anagraficamente e letterariamente nell' '800. 

E questo essere a cavallo fra “mondi” ha contrassegnato tutto in James, sia la sua vita che la sua opera. Perché sebbene americano di nascita egli fu, di fatto, europeo avendo lungamente vissuto e lavorato in Francia, in Italia e, soprattutto, in Inghilterra dove vi si trasferì stabilmente e che divenne la sua patria d'adozione, tanto da acquisirne, nel 1915, un anno prima di morire, la cittadinanza. Ma europeo James fu anche nel “gusto letterario” che lo portò ad appropriarsi dei generi della tradizione letteraria europea e, al tempo stesso, a rinnovarli e a reinterpretarli in virtù di quella sua sensibilità novecentesca. 

E uno dei generi classici di quella tradizione letteraria, a cui James si applicò, furono le cosiddette “storie di fantasmi” che avevano avuto la loro consacrazione nell'ambito della letteratura gotica inglese ma che, a differenza di questa, in James si inscrivono in quel genere cosiddetto “fantastico”, in cui gioca una parte importante un evento di tipo irrazionale come appunto quelle apparizioni di fantasmi che si manifestano come delle presenze inquietanti, indefinibili, diventando un'ossessione. Pubblicato nel 1898 “Il giro di vite” è in realtà un racconto che fa della presenza dei fantasmi il mezzo per mettere a nudo inquietudini, paure, angosce tutte interne a chi ne sarà vittima, dove quello che conta non è l'immagine visiva del fantasma ma l'insieme delle relazioni umane che sottostanno all'apparizione dei fantasmi e che questi contribuiscono a determinare. 

In questo senso “Il giro di vite” è un testo precursore di quel grande tema dell'individuo solo di fronte alle sue inquietudini e alle sue paure tipico del '900 e comune anche al nostro contemporaneo. Non a caso è proprio nel nostro contemporaneo che “ Il giro di vite” è stato fonte di citazioni cinematografiche implicite come in “Shining” di Stanley Kubrick (1980) o di ispirazioni esplicite come in “The Others” di Alejandro Amenabar (2001), con Nicole Kidman che tenta di proteggere i suoi due figli dai fantasmi, dove, in entrambi i casi, il protagonista è il tema della lotta sorda e solitaria contro un Male inafferrabile che si fa e diventa un'oscura lotta contro se stessi. Anche il movente iniziale da cui prende le mosse “Il giro di vite” è quello protettivo incarnato da quel personaggio della giovane istitutrice, nonché io narrante, che James mette al centro del racconto e attraverso la quale realizza il capolavoro di trasformare quella iniziale funzione protettiva nel suo opposto, facendo dell'istitutrice da colei che dovrebbe e vorrebbe difendere dal Male, Miles e Flora, i due bambini a lei affidati, a colei che sarà travolta da quel Male, finendo per diventarne ella stessa causa per Miles e Flora. La giovane istitutrice aveva accettato l'incarico di occuparsi dei due bambini, nonché orfani, da uno zio loro tutore che li aveva sistemati in quella solitaria residenza di campagna di Bly nell' Essex presso cui egli incarica l'istitutrice di trasferirsi per seguirli, ponendole però come condizione di non importunarlo con nessuna notizia o richiesta e, pertanto, lasciandola di fatto assolutamente sola nella gestione del suo incarico. 

Ed è dentro questa condizione di isolamento che James alimenta l'isolamento interiore dei personaggi che renderà le loro relazioni e la loro comunicazione segnata da reticenze, da allusioni, da illazioni, dal non detto, in una parola da ambiguità. Ed è proprio l'ambiguità il segno distintivo di tutto il racconto, il quale ha dato luogo ad una messe innumerevole di interpretazioni, ma nessuna di esse definitiva perché esso, nel suo impianto e nel suo svolgimento, è deliberatamente irresolubile. La questione cruciale su cui ruota infatti “Il giro di vite” e che lo lascia aperto a differenti interpretazioni è proprio quella dell’attendibilità dell'istitutrice rispetto alle “visioni” che ella avrà e alla loro natura e cioè se esse sono allucinazioni create dalla sua mente o se essa “vede” realmente, così come ella dice, ciò che vede. Accade infatti che all'istitutrice appare, poco dopo il suo arrivo a Bly, per due volte di seguito, in luoghi differenti all'interno della residenza e in momenti in cui si trova da sola, la figura di un uomo a lei sconosciuto che dopo averla silenziosamente e sinistramente scrutata si allontana e scompare. Ma sarà solo dopo la seconda apparizione che l'istitutrice risale all'identità di quella figura la quale corrisponderebbe a Peter Quint il vecchio domestico che aveva abitato nella casa ma che era ormai morto da tempo, lasciando dietro di sé un alone di dicerie sui suoi trascorsi, e di cui quindi l'istitutrice avrebbe visto il fantasma, così come ella ricava da quanto riferitole dalla signora Grose la vecchia cameriera, memoria storica della casa, che farà per tutto il racconto da contraltare “realistico” dell'istitutrice. La signora Grose non ha visto e non vedrà mai il fantasma di Quint. Ella risale a Quint solo in base alla descrizione dell'aspetto di colui che l'istitutrice dice di aver visto. 

Questo schema e cioè che l'istitutrice vede ciò che gli altri non vedono si verificherà anche in occasione dell'apparizione all'istitutrice dell'altro fantasma, anch'esso solitario, silenzioso e inquietante, quello della signorina Jessel, la precedente istitutrice, morta misteriosamente lontano da Bly e si verificherà altresì in rapporto ai due bambini dei quali l'istitutrice è convinta che anch'essi vedano i due fantasmi, anzi che siano in relazione con loro, venendone attratti nella loro sfera, dati i rapporti a suo tempo avuti dai bambini nella casa con Quint e con la Jessel, ma che essi non lo vogliano ammettere. In altre parole l'istitutrice sarà perennemente sola nelle sue visioni che resteranno un'esperienza esclusivamente sua al punto che ci si può spingere a dire che ella è e rimarrà sola con i suoi “fantasmi”. Perché la questione non è se esistono i fantasmi che l'istitutrice vede ma da che cosa è emanato nell'istitutrice ciò che ella crede fermamente di vedere. In altre parole cosa c'è nell'istitutrice da “emozionarla” a tal punto da portarla a proiettare fuori di sé quella “seconda visione” fatta di fantasmi. Ebbene in una parola la risposta è: le sue paure. James ci descrive da subito l'istitutrice come una persona potenzialmente molto vulnerabile definendola: “...giovane, inesperta, impressionabile”. Ed ella stessa inizia il suo racconto con queste parole:”Dopo lo slancio che, in città, mi aveva spinto ad accettare l'invito, passai un paio di giorni veramente pessimi da ogni punto di vista, nuovamente piena di dubbi e sicura d'aver commesso un errore” A queste iniziali paure derivanti dall'ignoto che l'attende se ne aggiungeranno, non appena arrivata a Bly, ben altre. Poco dopo il suo arrivo riceve una lettera dal collegio frequentato da Miles in cui si comunica che Miles è stato espulso dal collegio per innominati e, si presume, innominabili motivi. In Miles ci sarebbe,quindi, qualcosa di cattivo e quella parola: “corrompere” che appare in quel momento sulla bocca dell'istitutrice con riferimento a Miles introduce un nuovo e più alto livello di paura, quello della corruzione che infatti invaderà ben presto la scena occupandola nella forma di un'entità subdola e perniciosa che si insinua nelle cose del mondo intaccandole irrimediabilmente. 

Ma quella paura si ingigantirà sempre di più perché ad alimentarla sarà la progressiva convinzione che quella corruzione dilaghi ovunque e un Male oscuro e potente si sprigioni in essa e da essa. Corrotti infatti risulteranno essere stati Quint e la Jessel che pare se la intendessero e conducessero insieme una vita dissoluta in cui avevano coinvolto i bambini i quali, quindi, risulterebbero anch'essi “corrotti”. E Quint e la Jessel sarebbero tornati proprio per questo: trascinarli con loro nella loro dannazione giacché è i bambini che cercano quando essi appaiono secondo l'istitutrice. Ella si getterà perciò su Miles e Flora facendo della sua una missione salvifica, instaurando una lotta per assicurarsene il possesso, per scongiurare, nelle sue intenzioni, ai due bambini, quel Male eterno. Ma come in una spirale sempre più estrema, come votata a un parossistico esorcismo, ella si muterà in inquisitiva cercando di fare confessare ai bambini di essere in contatto con quei due demoni, ormai divenuti i suoi demoni. E così finirà per vedere intenzioni malvagie anche in Miles e Flora con la conseguenza di essere respinta e rifiutata da Flora che l'accusa apertamente di delirare, la quale si ammalerà e sarà portata via da Bly. Ma lei, inarrestabile, vuole estirpare quel Male a tutti i costi, vuole una vittoria assoluta, vuole sconfiggere le sue paure inseguendo un'impossibile idea di purezza e ciò penetrando nell'anima di Miles convinta che mettendogliela a nudo il Male sia vinto, la corruzione dissolta. E invece, nonostante certe confessioni che Miles fa, tra cui quella relativa ai motivi per cui era stato allontanato dal collegio,ella avanza pretese sempre più grandi: “...ero come ubriaca, accecata dalla vittoria, benché persino allora la conseguenza di quest'ultima, anziché avvicinarmelo, non facesse altro che accentuare il nostro distacco”. E così lei vuole sapere ancora e pur in quell'apice terrificante in cui l'istitutrice ottiene da Miles la pronuncia di quel nome: Peter Quint, proprio mentre il fantasma di Peter Quint appare da dietro la finestra, anche se Miles non lo vede, ma lo nomina come mosso da “divinazione” ci dice James, ad ella non basterà ancora. Ella vuole che Miles lo veda e mentre tenendolo in braccio, stretto a sé, impone a Miles di guardare, il Male aveva ormai invaso tutto, perché Miles non vedeva altro che “la luce quieta del giorno” mentre emetteva quel grido tenuto stretto come egli era in quell'abbraccio rivelatosi mortale.


Raffaele Santoro


Cinema vs letteratura

The Others

di Alejandro Amenàbar

Usa-Spa-Fra-Ita 2001

con Nicole Kidman

Liberamente ispirato al racconto di James “Il giro di vite”, il film ambienta le sue vicende nel 1945, in piena seconda guerra mondiale, sull’Isola di Jersey. Protagonista è Nicole Kidman una donna che protegge i suoi due figli afflitti da xeroderma pigmentoso (un morbo che vieta l’esposizione al sole) in una casa isolata abitata da “altri”. Una storia di paura, ricca di tensione e colpi di scena. Chi sono gli “altri”? (mc)


Commenta

 
 Rispondi a questo messaggio
 Nome:
 Indirizzo email:
 Titolo:
Prevenzione Spam:
Per favore, reinserire il codice riportato nell'immagine.
Questo codice serve a bloccare i tentativi di inserimento automatici.
CAPTCHA - click right for audio Play Captcha