Votata a Bruxelles una risoluzione di indirizzo sul TTIP

Il Parlamento Europeo ha approvato l'8 luglio 2015 una risoluzione contenente una serie di raccomandazioni rivolte alla Commissione incaricata del negoziato sul TTIP. In pratica non tiene in alcun conto le richieste avanzate dalla società civile e mantiene la possibilità di far decadere le norme nazionali a protezione dei consumatori in contrasto con gli interessi delle grandi multinazionali.

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Lo scorso giugno, il presidente del parlamento europeo Schulz aveva rinviato il voto, temendo che non venisse approvata una risoluzione sul TTIP, passata invece nella seduta plenaria dell'8 luglio con 436 voti a favore e 241 contrari.
La Risoluzione Lange (dal nome dell'estensore, il socialdemocratico Bernd Lange, insieme al conservatore Daniel Caspary) prendeva in considerazione numerosi emendamenti da indirizzare alla Commissione incaricata dei negoziati, non ultimo quello che chiedeva lo stralcio dell'ISDS. La votazione era stata rinviata a causa della spaccatura nel gruppo di maggioranza su questa clausola che introduce la formula dell'arbitrato internazionale per dirimere le controversie tra investitori e portatori di interesse in contrasto con gli stati, clausola ritenuta inaccettabile anche da molti rappresentati all'interno del partito socialdemocratico presenti nel parlamento europeo.

Su questa controversa questione si era espresso il Presidente Juncker dichiarando di non ritenere accettabile che la giurisdizione dei tribunali degli stati membri venisse limitata da regimi extragiudiziali e che fosse opportuna una riflessione sul modo migliore per garantire la tutela degli investimenti e la parità dei diritti degli investitori, assicurando agli Stati il diritto di emanare norme e regolamenti.

Per superare l'impasse si è raggiunto un compromesso: l'ISDS non è più contemplato, ma viene sostituito con un nuovo sistema di risoluzione delle controversie tra gli investitori e gli stati, operante secondo principi democratici, in modo trasparente, condotto da giudici indipendenti, nominati pubblicamente, in sedute aperte al pubblico, le cui decisioni saranno appellabili, rispettando la giurisdizione degli stati nazionali e tenendo conto che gli interessi privati non possono minare gli obiettivi della politica pubblica(*).

La nuova formulazione rende chiaro ed evidente quali fossero i presupposti della clausola ISDS, resta da vedere come verrà messo in pratica questo nuovo organismo o gli stati nazionali potranno mantenere ed emanare norme a tutela dei cittadini e dei beni comuni, purché non siano di troppo disturbo per gli investitori?

In seguito alla forti pressioni esercitate dai movimenti civili (sono state raccolte in Europa quasi 2.400.00 firme contro il TTIP) l'ISDS è stato messo da parte nella sua formulazione originale, ma non abolito. Il compromesso raggiunto per convincere gli europarlamentari contrari potrà però rivelarsi un autogol per i suoi sostenitori, perché rimette in discussione quella la stessa clausola già inserita nel CETA (Comprehensive Economic and Trade Agreement), l'accordo commerciale simile al TTIP, già negoziato tra Europa e Canada, di cui si attende la ratifica in parlamento entro la fine dell'anno o gli inizi del 2016 (quanti ne sono a conoscenza tra i nostri lettori, mi piacerebbe saperlo!).

Nella risoluzione votata si dà anche atto che la segretezza con cui erano state coperte le trattative non ha favorito la necessaria trasparenza e quindi il controllo democratico del processo decisionale, mentre si ribadiscono e riaffermano gli scopi da perseguire, liberalizzazione dei mercati, sviluppo degli investimenti, deregolamentazione normativa, privatizzazione dei servizi. Un documento non privo di contraddizioni, come quella che riconosce la scarsa validità degli studi in base ai quali si prospettava una crescita economica in grado creare milioni di posti lavoro, zeppo di affermazioni generiche e gratuite, come quelle che affermano che gli scambi commerciali e gli investimenti contribuiscono al benessere dei cittadini, dei lavoratori e dei consumatori, o dove si afferma che incrementando il volume delle produzioni si possono conseguire economie di scala e con ciò anche un miglioramento della qualità dei prodotti.

Quella votata è una raccomandazione, di natura consultiva, ma spiana comunque la strada all'approvazione del TTIP, quando il testo definitivo sarà presentato in ottobre al parlamento europeo, per essere votato. Ciascuno stato membro dovrà poi esprimersi, rifiutando o accettando l'accordo,

La Risoluzione Lange non altera in modo significativo i principi fortemente criticati da più parti, poiché è chiaro che il TTIP non rappresenta un accordo di natura commerciale, ma un trattato il cui vero scopo è quello imporre gli interessi forti delle grandi organizzazioni esautorando i cittadini del loro diritto all'autogoverno, mediante un sistema di clausole alle quali non saranno in grado di opporsi, essendo ormai state sottoscritte in un accordo “commerciale”, rigidamente vincolante, come un qualsiasi contratto di natura privatistica. Una legge dello stato può essere modificata (come abbiamo occasione spesso di constatare), le clausole di un accordo no. In sostanza la politica è estromessa, non ha voce in capitolo su questioni fondamentali. Ne è prova il fatto che un emendamento, la “Human Rights Clause” , che affermava la tutela dei diritti umani vincolante rispetto alle logiche di mercato, non è stata accettata, che i servizi pubblici non vengono considerati beni comuni da proteggere dalla speculazione, così come alcuni settori delle produzioni agricole a rischio di estinzione.

Il parlamento ratificherà quindi gli accordi promossi dalle lobbies del potere economico e finanziario imperante, negoziati da un gruppo di funzionari ed addetti ai lavori, direttamente incaricati dal governo europeo.

Come detto non tutti i parlamentari della coalizione di maggioranza erano a favore ed anche diversi parlamentari italiani hanno votato contro, prescindendo dalle indicazioni del gruppo di appartenenza, Auguriamoci che la “politica”, il confronto democratico aperto e trasparente sulla base di principi comuni di solidarietà per la ricerca del comune benessere, possa svolgere ancora un ruolo determinate nelle future scelte che attendono il parlamento europeo.

Ma non mi sembra che a Bruxelles le istanze di natura eminentemente “politica” vengano tenute in gran considerazione.

Le associazioni e i movimenti civili impegnati nella campagna STOP TTIP hanno ribadito il loro impegno e annunciato una grande mobilitazione entro il prossimo ottobre.

(*) traduzione del redattore dal testo inglese TTIP Resolution



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