Impressioni di una sera rom di mezza estate

Mercoledì 17 giugno, al Circolo Acli Lambrate un incontro fra rom e gente del quartiere, il titolo del volantino diceva “Io vivevo al campo” …
()
io vivevo al campo
Avevo avuto il volantino e avevo deciso di andare a vedere, pensando, a dire il vero, che di questi tempi una serata così avesse ben poco successo. Mi sbagliavo.

Appena arrivata, nel giardino del Circolo ho trovato già alle 19.30 un sacco di persone, già affaccendate attorno al tavolo dell’aperitivo, sapientemente preparato da Marco del circolo, che di tramezzini e salsine se ne intende… i tavoli erano tutti occupati e anche sotto il tendone c’era un bel po’ di gente… conoscevo qualcuno, in particolare le maestre che avevano organizzato la serata, e ho rivisto anche alcune mamme che frequentavo ai tempi delle elementari dei miei figli; tra i piccoli c’erano diversi bambini rom che correvano e giocavano attorno ai tavoli insieme agli altri bambini, mentre le loro mamme e papà, rom e non, chiacchieravano. 
 era molto rilassata e dava l’idea che ci fosse un rapporto consolidato tra loro. Dopo aver finito diverse portate di aperitivi e bevande, Stefano Pasta, della Comunità di Sant’Egidio, ha invitato tutti ad accomodarsi sotto il tendone. Intanto continuava ad arrivare gente, al punto che le sedie non bastavano e qualcuno è rimasto in piedi. 

Flaviana Robbiati, l’insegnante che ha iniziato nel 2008 questa bella impresa, ha raccontato semplicemente come è venuta in contatto con i rom che abitavano i campi di Rubattino e con i loro bimbi che hanno cominciato, invitati da insegnanti e genitori, a frequentare le scuole di zona, in via Pini e in via Cima, e diverse volte hanno subito i pesanti sgomberi che si sono susseguiti in questi anni. 

Molto bella la storia di Assunta, una mamma della scuola Pini che, visibilmente emozionata, ha raccontato la prima volta che si è recata in un campo nomadi: una sera, con il timore che tutti abbiamo che in queste situazioni ci spinge a stringerci la borsa addosso, è stata invitata da una donna rom che stava cuocendo il pane a prenderne un pezzetto, caldo, appena fatto…. E da quel momento non ha mai perso di vista quella mamma. 

Così si sono stretti legami indissolubili tra mamme italiane e mamme rom; i ragazzi sono stati ospitati da tante famiglie italiane e dal 2008 ad oggi, tante famiglie rom sono state aiutate a trovare una casa, a frequentare le scuole, fino alle superiori, e alcuni ragazzi ora hanno un lavoro. Storie vere che hanno sfatato il pregiudizio che relega i rom nella sola categoria dei ladri, di quelli che non hanno voglia di lavorare o rifiutano di vivere in abitazioni diverse dai campi. Stefano Pasta, e la Comunità Sant’Egidio della quale fa parte, ha avuto un ruolo fondamentale in questa storia: ha tessuto le fila di questa rete di solidarietà che ha portato tante persone e associazioni della nostra zona a dare una mano in questa vicenda. 

Era presente anche Marius, un giovane rom diciannovenne, che ricordo all’età di 15 anni ospitato e curato per una ferita al piede dalle persone del Circolo Acli, e non potendo andare a scuola, faceva lezione tutti i pomeriggi con alcune maestre nei locali del circolo. Questa sera Marius non era solo, aveva in braccio avvolto da una coperta, il suo piccolo di sole due settimane! Coccolato dalla sua mamma e da tutti i presenti. 

Si sono susseguiti poi tanti interventi di mamme del quartiere Feltre che hanno aiutato in diversi modi in questi anni; e poi di donne e ragazzi rom, affiancati dai loro amici italiani. Nei loro racconti, densi di “grazie” e dell’orgoglio di chi ha vissuto un cambiamento radicale della propria vita e sta cominciando a raccoglierne i frutti, storie di sofferenza, di amicizia e di gratitudine. Mi ha colpito, in tutti loro, la capacità di parlare così bene la nostra lingua. 

Alcune testimonianze anche … al contrario: una signora anziana ha raccontato commossa la sua storia di amicizia con una famiglia rom sua vicina di casa, alla quale teneva i figli al bisogno o offriva qualche pasto caldo e, quando lei si è trovata improvvisamente sola e nella difficoltà di pagare l’affitto di casa, è stata ospitata a sua volta da loro. Ha detto di loro: “ora sono la mia famiglia”.

Può sembrare che tutto questo sia solo una bella favola a lieto fine, ma sette anni non sono pochi, e se dopo sette anni così tante persone si ritrovano insieme e anche a me capita spesso di ricevere mail nelle quali si cerca o si offrono suppellettili, mobili, passeggini e altro per famiglie rom che “entrano in casa, nella LORO prima casa”, vuol dire che la rete è molto più ampia e che davvero il cambiamento è reale ed è in atto, a dispetto di chi vorrebbe usare solo le ruspe.


Articoli o termini correlati

Commenta

 
 Rispondi a questo messaggio
 Nome:
 Indirizzo email:
 Titolo:
Prevenzione Spam:
Per favore, reinserire il codice riportato nell'immagine.
Questo codice serve a bloccare i tentativi di inserimento automatici.
CAPTCHA - click right for audio Play Captcha