Rabbia e paura generata da chi grida "al lupo"

Il 18 giugno si è svolta alla chiesetta dle Trotter una conferenza sul tema "La sicurezza nella città della politica ospitale", da cui scaturiscono queste mie riflessioni e considerazioni sul tema della sicurezza e della paura.
()
sgomberi a Milano
Se andassimo a fare un giro al mercato intervistando la gente comune, sicuramente uno degli argomenti più trattati sarebbe il tema della sicurezza. Eppure le statistiche ci dicono che mai come oggi la città è sicura: drastica diminuizione degli omicidi (che poi la maggior parte avvengono tra le mura domestiche e tra famigliari), delle rapine, dei piccoli furti e sostanziale parità di furti negli appartamenti. Ma la paura è qualcosa di irrazionale e imponderabile e di cui bisogna portare rispetto e non sottovalutarla. Pensate a chi ha paura dell'aereo: potreste mostrargli che muoiono all'anno più persone tra le mura domestiche per incidenti che sugli aerei, ma lui continuerebbe ad avere paura. L'unica cosa che potrà fargliela passare è che si metta su un aereo e, nel momento in cui alla paura subentrerà la noia, il gioco sarà fatto.
Purtroppo non possiamo certo avere a disposizione uno strumento del genere per far passare la paura alla gente, anche perché  la paura si autoalimenta: bastano due o tre persone a dire che hanno paura, affinché si generi un meccanismo a catena. Eppure bastgerebbe che ognuno vivesse lo spazio e la città che lo circonda per rendersi conto che è estremamente raro che accada qualcosa. Però è giusto non  minimizzare questi timori.
Mi è capitato di assistere a dibattiti sulla questione sicurezza relativa alla presenza di ROM a Lambrate e Rubattino e di sentire questa stupida contrapposizione tra chi dice "io non ho paura e quindi non devi averla neanche tu" e chi dice "io ho paura, quindi manca la sicurezza".
Ora, in quest'ultimo caso c'è qualcosa che si aggiunge e cioè la strumentalizzazione politica che soffia sul fuoco additando possibili nemici e quindi facendo trascendere la paura in rabbia. Quello che si assiste leggendo, ad esempio, le pagine Facebook di Lambrate Informa non è più una più o meno giustificata lamentela sul decoro e la pulizia, quanto uno sfogatoio generato dalla rabbia.
La psicosociologa Franca Olivetti Manoukian ha spiegato questo passaggio, motivandolo con l'insicurezza generata dal periodo di crisi economica in cui è molto facile per chi vuole strumentalizzare questa paura, convogliare il tutto sull'anello debole della catena: gli extracomunitari ed i ROM.
C'è però un altro "nemico": i media, che per sfruttare la morbosità delle persone alla ricerca di sangue e dei fatti più spaventosi, contribuiscono a gonfiare fenomeni di per sè non così notevoli. Ne aveva parlato già 40 anni fa Roland Barthes parlando del bisogno delle persone di vedere fatti criminosi alla televisione o sui giornali per rafforzare il senso di sicurezza del "nido famigliare". Ed i giornali ne approfittano: in un periodo di grande crisi dell'editoria non si può certo rinunciare a questa fetta di mercato! Piero Colaprico, giornalista di Repubblica, scarica molta responsabilità sui direttori e sulla committenza dei giornali, difendendo di fatto la sua categoria. Colaprico poi sfida la sinistra a rilanciare sul tema. Cita il fatto che Tony Blair ha fatto tornare al governo in Labour Party su temi come "Sicurezza e diritti". Dalla sua posizione di osservatore delle vicende umane e politiche della città accusa Pisapia di aver sbagliato in un paio di occaioni nella gestione del tema sicurezza, però anche di essere riuscito con lo slogan "Nessuno tocchi Milano" a creare un grande risultato in termine di consensi e coinvolgimento sul tema della sicurezza l'intera cittadinanza.
In un mio precedente articolo citavo la "teoria delle finestre rotte". Questa teoria spinge verso la conclusione che l'unica strada sia quella della tolleranza 0 . Tema molto controverso e difficile perché sposta l'attenzione del tema della legalità verso lati che toccano il sociale. La "tolleranza 0" significa di fatto che non ci sia alcuna deroga sul tema della legalità e comporta il riconoscimento di tutti del valore della legalità quale valore assoluto. In sè ha senso, ma precipitato in una realtà complessa come quella di una Milano multietnica, in crisi economica e alla ricerca di riprendersi spazi, significherebbe anche una presa di posizione sociale molto forte e che potrebbe generare fortissime tensioni.
La giunta Pisapia ha cercato nel suo mandato di rispettare il più possibile il tema della legalità anche rischiando l'impopolarità nei confronti di una fetta del suo elettorato. Lo sgombero dei centri sociali, lo sgombero delle case occupate, il tentativo di mettere a regime l'assegnazione degli spazi in disuso di proprietà comunale, i continui micro-sgomberi di insediamenti abusivi sono il risultato di questa politica che però si è rivolta proprio verso le fasce più deboli ed ha generato grandissime tensioni sociali. Dall'altra parte, però, è riuscita a ricevere il riconoscimento di tutti sul tema interno della legalità non essendo coinvolta in nessuna voce di corruzione ed essendo invece riuscita ad allontanare dagli appalti pubblici tutte le posizioni in odore di mafia. Quindi la presente amministrazione non è stata certo indifferente al tema della legalità, ma la strada verso la "tolleranza 0" è ancora molto lunga e, se da affrontare, dovrebbe impiegare forze enormi in termini di polizia ed implicherebbe il rischio di alimentare ulteriori conflitti sociali nella città.
Sicuramente il diritto e la legalità devono tornare ad essere temi centrali della politica della sinistra, ma bisogna innanzitutto misurarsi con le forze in campo ed i rischi: se, ad esempio, per imporre regole di pulizia e decoro in una casa a maggioranza extra-comunitaria si deve correre il rischio di una guerra razziale è evidente che è meglio affrontare l'argomento in maniera laterale e cioè tramite azioni di sensibilizzazione e coinvolgendo direttamente le persone che vivono la situazione loro malgrado. Già solo questo approccio farebbe automaticamente decadere la "tolleranza 0" e quindi è evidente che non si può fare del tema della sicurezza uno slogan nè una parola d'ordine per uno schieramento politico, altrimenti il fallimento è certo.


Articoli o termini correlati

Commenta

 
 Rispondi a questo messaggio
 Nome:
 Indirizzo email:
 Titolo:
Prevenzione Spam:
Per favore, reinserire il codice riportato nell'immagine.
Questo codice serve a bloccare i tentativi di inserimento automatici.
CAPTCHA - click right for audio Play Captcha