Corso Buenos Aires: serve più Politica e meno politica!

Sono 10 anni che si parla di pedonalizzazione di Corso Buenos Aires e mai siamo stati più lontani dal raggiungimento di questo obbiettivo.
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Bandierine Rainbow Corso Buenos Aires Milano 2011
Recentemente abbiamo ospitato un articolo della vice presidente del Consiglio di Zona 3, Sara Rossin, in cui attaccava l'uso strumentale da parte del presidente di AscoBaires, Gabriel Meghnagi, e del vicesegretario generale di Confcommercio Milano-Lodi-Monza e Brianza, Marco Barbieri. Il problema era sempre il solito e cioè il levarsi di urla (o, meglio, comunicati stampa) che attaccano la chiusura domenicale di Corso Buenos Aires.
Eppure da un breve sondaggio eseguito tra i passanti del corso, il 90% si è detto favorevole alla sua pedonalizzazione .

Ma allora dov'è il problema?

Innanzitutto con l'Amministrazione che non è riuscita in questi anni a pilotare un intervento di questo genere. L'Amministrazione è stata troppo succube di posizioni conservatrici espresse da alcune associazioni di commercianti del corso, e non ha avuto il coraggio nemmeno per imporsi con dei progetti pilota che prevedevano la chiusura almeno per una domenica al mese. Alla fine i progetti di chiusura, in un anno, si contano sulle dita di una mano.

Eppure all'inizio sembrava che tutto andasse verso un serio impegno delle parti, per un lavoro su questo obbiettivo, ma la realtà si è scontrata con un'opposizione feroce da parte di alcune associazioni di commercianti, così come nella vicenda esposta all'inizio di quest'articolo.

A dire il vero, la sensazione che qualcosa non andasse per il verso giusto c'è stata sin dalla nascita del DUC (Distretto Urbano di Commercio), in cui sono stati deliberatamente esclusi i cittadini e le forze politiche favorevoli alla chiusura del corso. All'interno del DUC, l'unica voce rimasta a contrastare le posizioni conservatrici è stato il Consiglio di Zona, con cui la polemica è costante.

Eppure nelle principali città europee si va sempre più verso la pedonalizzazione delle aree commerciali delle città, e le statistiche dicono chiaramente che c'è un incremento del fatturato nel momento in cui gli acquirenti (per me sono cittadini, ma per i commercianti sono solo tali) hanno la possibilità di fermarsi, chiacchierare, vivere con agio il momento dello shopping.

La cosa più incredibile è che anche la componente renziana del PD, riunitasi oggi in un convegno chiamato "La Leopoldina di Milano Est", sull'argomento "Corso Buenos Aires - Il commercio che sfida la crisi" abbiano invitato solo appunto Marco Barbieri!
Il suo intervento, senza neanche la possibilità di un contraddittorio, è stato ciò che c'è di peggio nell'analisi di un problema di questo genere.
Per prima cosa ha definito il DUC il reale luogo ove possono essere decise le chiusure del viale, dicendo che è aperto a diverse istanze, ma, come già detto, tutte di commercianti e quindi di fatto un'unica voce!
Secondo, ha tirato in ballo che la pedonalizzazione del corso creerebbe gravi problemi di traffico: ma no!!! Che un'amministrazione, anche se di sponda diversa dalla sua, non prenda in considerazione i problemi riguardo alla mobilità è per lui dato come scontato, tant'è che devono essere i commercianti a far notare una cosa del genere! Ma dove viviamo e, soprattutto, come si permette?
Terzo, ha osato fare il paragone con il concerto di Radio Italia in piazza Duomo per dimostrare che masse non significa guadagni per il commercio, additando al fatto che il Savini e gli altri ristoranti-bar della galleria non hanno avuto un maggior guadagno dall'afflusso di decine di migliaia di persone in piazza Duomo. Ma che c'entra? Nelle domeniche di chiusura di corso Buenos Aires c'erano migliaa di persone che giravano per il viale ed anche i negozi erano pieni. Come si fa a fare un paragone del genere?
Quarto, ha sostenuto che nelle domeniche di chiusura c'è stato un calo del fatturato!! Quando le cifre sono ideologia! Calo rispetto a cosa? Al sabato? Dei commercianti che tengono normalmente aperto la domenica? Detto così è uno schiaffo dato a freddo e che merita solo una risposta secca!

La cosa evidente è una sola:
è che a queste associazioni di commercianti la cosa che preme di più è l'intervento a gamba tesa nella politica e l'intenzione di iniziare sin da subito la campagna elettorale del 2016!
Altra cosa evidente è l'incapacità di innovarsi per poi piangere sulla crisi, il non vedere le chiusure come occasione per ridisegnare un modo di fare shopping, cambiare logiche e modi di rapportarsi al pubblico. Cose normali in tutto il mondo, qui diventano impossibili e non vedo altra ragione se non il fatto che stanno facendo politica (sottolineo il fatto che l'ho scritta con la p minuscola, visto che per me la Politica è una cosa seria fatta con i cittadini e dai cittadini), indifferenti anche allo stesso settore che dicono di difendere.


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Re: Corso Buenos Aires: serve più Politica e meno politica!
10/06/2015 Gabriel Meghnagi
Leggere i commenti di questo giornalino e le dichiarazioni scritte mi hanno fatto passare una serata in allegria con degli amici a ridere a più non posso
Che dire ?? Grazie inviatemi i prossimi numeri che in tv a giugno e luglio la tv offre poco
Al sig Sacerdoti diciamo solo una cosa non abbiamo mai detto che gli associati sono 300 ma 200 e non vedo il motivo vista la privacy di dover dare l'elenco
Sul resto preferisco non commentare lasciato commentare a chi di dovere in altra sede più appropiata
Buona serata


Re: Corso Buenos Aires: serve più Politica e meno politica!
08/06/2015 Paolo Morandi
Nei commenti postati su facebook si evince che molti fanno loro le considerazioni di quest'articolo, ma che esiste una reale preoccupazione riguardo alle conseguenze sulla mobilità, cui, appositamente, mi sono astenuto da trattare.
Premesso che non ho particolari strumenti di analisi riguardo a problemi di mobilità legati alla chiusura al traffico di Corso Buenos Aires, ma che esiste un'apposita agenzia municipale, quale l'AMAT che, a quanto ne so, ha già fatto un progetto sull'argomento, volevo ricordare due cose:
- a causa dell'eccessivo traffico, anche causato dalla caratteristica commerciale del viale, c.so Buenos Aires, al 90%, non è più utilizzata quale arteria di ingresso a Milano.
- deve essere utilizzata come lezione quanto accaduto in viale Zara durante la costruzione di M5: due anni di chiusura totale di una delle arterie più importanti di accesso alla città. Sembrava impossibile, però ha comportato il dimezzamento del traffico privato in ingresso da quella parte. Ciò solo a causa del fatto che le persone hanno cambiato le loro abitudini all'uso dell'automobile.

Insomma: mai sopravalutare i problemi di traffico e considerarli come insormontabili!


Re: Corso Buenos Aires: serve più Politica e meno politica!
07/06/2015 Paolo Burgio
La scorsa settimana è stato presentato un interessante progetto sul quartiere del Lazzaretto redatto da un gruppo di studenti del Poli, di cui abbiamo dato notizia su z3xmi.it. Per affrontare senza spirito di parte una questione che riguarda la vivibilità e lo sviluppo futuro di una delle arterie commerciali più importanti di Milano occorre partire dall'esempio che ci viene fornito da questo lavoro per quanto riguarda l'impostazione e l'approccio metodologico. Una analisi seria della storia dei luoghi, una indagine indipendente e sistematica per rilevare il tessuto sociale, la natura e le caratteristiche delle attività commerciali, delle offerte culturali, della mobilità e delle istanze degli abitanti della zona. Così si potrebbe una buona volta affrontare il problema senza voler imporre soluzioni precostituite da contrapporre alle fazioni avverse. La costruzione del consenso su queste basi non servirà certo a fare l'interesse dei cittadini, commercianti compresi, né a migliorare la città. Peccato!


Re: Corso Buenos Aires: serve più Politica e meno politica!
07/06/2015 Michele Sacerdoti
L'Unione Commercio non rappresenta direttamente i commercianti
del corso, ce n'è ben pochi di iscritti per il costo elevato,
è Ascobaires che aderisce a Unione Commercio
e che dice di avere 300 aderenti, ma l'elenco degli iscritti è
tenuto segreto anche agli iscritti stessi.
Comunque la maggior parte dei negozi sono grandi catene che non sono
particolarmente interessati al Corso o in franchising.
Molti si lamentano che l'Expo ha portato via clienti al corso
grazie al biglietto serale a 5 euro, e il non
aver voluto fare iniziative sul corso che avrebbero fatto
concorrenza a Expo è stata una pessima idea.
Non si rendono conto che ci sono nuove realtà che gli fanno concorrenza,
come la Darsena o Corso Como-Porta Nuova e non fare iniziative
è negativo a lungo termine.
Peccato che il Consorzio Buenos Aires, che aveva alcune
idee positive per lo sviluppo del Corso, sia stato sciolto.

Michele Sacerdoti
Presidente della Commissione Lavoro, Attività produttive e sicurezza
Consiglio di Zona 3


 
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