Violenza sulle donne e di genere. Approvato il Piano d’azione straordinario

ll 7 maggio è stato approvato il Piano d’azione straordinario contro la violenza sessuale e di genere, previsto dall’articolo 5 della legge n.119 del 2013 che recepiva la Convenzione di Istanbul.
Critiche e malcontenti da parte di molte associazioni che operano da anni sul territorio.

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picasso donne
“È lo Stato a farsi carico dell’intero percorso di emancipazione dalla violenza delle donne che ne sono vittime e lo fa con politiche pubbliche che intervengono su più fronti rivoluzionando l’approccio politico e culturale del contrasto a questo fenomeno”, queste le parole di Giovanna Martelli, Consigliera del Presidente del Consiglio in materia di Pari Opportunità. Il documento, però, non ha ricevuto l'approvazione delle associazioni che da anni e quotidianamente lavorano a contatto con donne che subiscono violenze sessuali, psicologiche, fisiche ed economiche, attraverso la gestione, spesso volontaria, di sportelli di ascolto e centri antiviolenza disseminati su tutto il territorio nazionale.
 
"Il Governo Renzi perde un’occasione storica di combattere con azioni specifiche, coordinate ed efficaci la violenza maschile contro le donne attraverso un Piano che affronti le esigenze tassative poste dalla Convenzione di Istanbul per prevenire e combattere la violenza maschile" questo il commento delle associazioni D.i.Re (Donne in Rete contro la Violenza, che riunisce in Italia 70 centri antiviolenza e case delle donne), Telefono Rosa Onlus, Udi (Unione Donne Italiane), Fondazione Pangea e Maschile Plurale al testo appena approvato dal governo per recepire la Convenzione e contrastare la violenza di genere nel nostro paese. "Il ruolo dei centri antiviolenza risulta depotenziato in tutte le azioni del piano e vengono considerati alla stregua di qualsiasi altro soggetto del privato sociale senza alcun ruolo se non quello di meri esecutori di un servizio" spiegano le associazioni. Un nervo scoperto, questo, perché il supporto ai servizi di questo tipo è uno dei fattori centrali nell'attuazione di una efficace prevenzione alla violenza di genere, lo conferma anche l'EIGE nelle linee guida diffuse a marzo 2015.
 
Al centro delle critiche proprio il mancato coinvolgimento della società civile e di quegli attori che da anni tutti i giorni sono impegnati attivamente a fornire supporto alle donne che subiscono violenza: "le associazioni non hanno avuto parte alcuna nella elaborazione e nella stesura di questo documento – che, anzi, è stato comunicato loro senza possibilità di cambiamento. Questo piano non è stato nemmeno sottoposto alla task force governativa in materia, il cui lavoro di due anni, sia pure a volte discutibile, è stato in grande parte del tutto vanificato".
 
Le associazioni evidenziano, poi, problemi di coordinamento a livello locale tra le reti territoriali, con il rischio di creare sugli stessi territori più reti con gli stessi soggetti istituzionali che si sovrappongono tra loro (es. ASL, Procura, Prefettura). "La distribuzione delle risorse viene frammentata senza una regia organica e competente. Non avrà quindi alcuna ricaduta sul reale sostegno dei percorsi di autonomia delle donne" spiegano.
 
La distribuzione delle risorse è un altro punto dolente, le associazioni che firmano la nota la definiscono "assolutamente esigua per gli obiettivi del piano in ambito triennale, troppo sbilanciata sui percorsi di inclusione, in particolare quelli di inserimento lavorativo, a scapito dell’ascolto, dell’accoglienza, dell’ospitalità, dei percorsi di empowerment".
 
Inoltre, fanno notare, il linguaggio del piano è discriminatorio rispetto al genere: "non c’è la declinazione al femminile nemmeno quando si parla di figure professionali femminili".
 
Infine, la questione del ruolo svolto dall’Istat. "L’istituzione dello Stato che fino ad oggi ha raccolto, validato ed elaborato i dati sulla violenza di genere, è cancellata dal Piano. Viene istituita una 'Banca Dati' che sarà appaltata a privati. Con questa decisione scompare il progetto di rendere stabile e obbligatoria una periodica ricerca sulla violenza di genere. Senza queste ricerche periodiche non è pensabile – né verificabile – alcuna politica di prevenzione e di contrasto".
 
Fonte: ingenere.it
http://www.ingenere.it/news/violenza-di-genere-il-piano-sbagliato
 

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