Milano. Musica. Mondo Baloji- Pierre Kwenders- Vaudou Game
Benvenuti
nell’Africa del secolo XXI, tra cosmopolitismo, grattacieli, magia
nera e autostrade digitali.
I tre artisti, Vaudou Game è però un
combo, che presentiamo oggi sono davvero sperimentatori indomiti,
ricercatori per vocazione; “poeti” in grado di interpretare i
linguaggi della modernità in maniera caleidoscopica. Il legame
comune è dato dalle radici congolesi che trasportano liriche
antiche, espressione delle comunità di villaggio sino all’afrobeat
urticante di Fela Kuti passando per il jazz etiope ed arrivando al
rhytm’n’blues maliano. Siamo qui in presenza di uno straordinario
puzzle etno-musicale con armonie a cappella che si intrecciano con
litanie voudu. D’altro canto la rumba africana, appellata anche
come congolese, ha tra le proprie caratteristiche di essere un genere
musicale meltin’ pot che a sua volta è sempre stata rimiscelata
nelle altre grandi regioni d’Africa in cui è approdata. La rumba è
stato proprio il genere musicale che maggiormente ha segnato la
storia della musica africana di epoca coloniale e post-coloniale. I
nostri quindi, provenendo dal Congo, non hanno fatto altro che
continuare questo approccio alla musica, inteso come elemento di
connessione, di apertura alle differenze che tendono poi al tutt’uno.
Inoltre il preponderante uso, la qualificante modalità percussiva
degli strumenti da parte dei tre deriva direttamente dal progenitore
della rumba, la danza yuka che prende/va il nome del nome del tamburo
con il quale veniva suonata attraverso repentine percussioni. Baloji
ha intrapreso dal 2008 una brillante carriera solista grazie a dischi
come Hotel Impala in
cui mescola world music, funk e hip hop riuscendo ad amalgamare
culture ed appartenenze diverse.
Baloji, che in lingua swahili
significa stregone, è caratterizzato da un “cantato rap” secco e
nervoso accompagnato dal tradizionale balafon africano. Contemporaneo
e vintage contemporaneamente, Baloji arriva con la sua musica a
definire addirittura una nuova identità sociale.
Pierre Kwenders è un moderno menestrello d’Africa con l’electro-beat che si innerva sul sukous, la variazione blues delle composizioni a base di rumba. Sono numerose le sue collaborazioni con artisti di diversa espressività musicale. Dall’electro-pop alla soul music è amplissimo lo spettro armonico che questo poliedrico artista è in grado di ri-maneggiare. In lui sono forti le influenze della highlife nigeriana con le caratteristiche note di derivazione caraibica così come della makossa camerunense ed i suoi forsennati bassi urbani.
Vaudou Game infine rappresenta il lato più aspro del terzetto. Un funky elettrico che si innerva su testi di forte rivendicazione identitario-sociale. Un po’ come se la banlieu parigina si trasferisse nelle sterminate periferie delle megalopoli africane. Quindi sferzanti chitarre elettriche in primo piano che si legano in maniera sincopata a basso e batteria con rimandi di tastiera che ricordano i Doors. Per questo combo è davvero adeguato il neologismo afropolitano ad indicare un’attitudine musicale meticcia “nel senso deteriore del termine”. Uno spiazzante clash cultural/musicale come se un griot incrociasse Johnny Cash. È questa la mondializzazione che ci piace, delle culture, delle musiche.
(Amerigo Sallusti)