La Grecia all'Auditorium

Dall'Europa all'Altra Europa.
Una serata sulla Grecia di Syriza organizzata dalla Lista Tsipras.
La lotta è contro "Il Minotauro Globale"



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All'Auditorium di via Valvassori Peroni L'Altra Europa con Tsipras ha organizzato ieri un incontro su ciò che avviene in Grecia. Un incontro tra amici e militanti, per la verità, con tanto di buffet, documentari e testi poetici. Ma quando si parla di Grecia, paese oggi decisivo per l'Europa e tutto l'Occidente, le suggestioni, i miti e gli archetipi si affollano nella mente come le ombre dell'Ade attorno a una pozza di sangue. E ne è scorso di sangue in Grecia, sotto i diktat neoliberisti, dalle vene aperte nel corpo vivo della sua società. Così nei tre brevi e intensi testi di Stefano Massini sulla Grecia di oggi letti in apertura da Silvano Piccardi, Oreste, il vindice Oreste perseguitato dalle Erinni, è un greco che cercando lavoro in uno scenario da incubo viene paradossalmente discriminato da lavoratori precari di altre etnie per il solo fatto di essere greco. E Medea, la maga amante di Giasone la cui gelosa sanguinarietà travalica i limiti dell'umano, assume le sembianze di un'immigrata caucasica dall'incerto avvenire. Mentre Ulisse, l'eroe dal multiforme ingegno, è un global community manager che se ne fotte di Itaca e vuole solo viaggiare per aeroporti e resort di lusso, pensando che tanto, quando se ne presenterà l'occasione, basterà un bel Cavallo di Troia (che in questo caso sia metafora di un edge fund ad alta tossicità?) a mantenerlo in sella nell'economia globalizzata.

La Grecia dunque, inventrice e patria della democrazia, invasa ancora una volta da barbari del nord (in realtà a neoliberismo imperante ne vengono da tutti i punti cardinali, ormai) non con eserciti in armi ma con ideologie armate di raffinati strumenti econometrici atti a legittimare la brutalità dell'espoliazione in corso su scala, questa sì, davvero globalizzata ai danni dei ceti popolari e della stessa Madre Terra, che tanto Gaia più non è. Ed ecco sorgere un altro mito, con tutta la potenza concreta del mito: quello di un eroe in grado di prendere le armi contro la tirannia. Sarà Dioniso a ispirare la rivolta dei Greci, a suscitare un movimento di popolo in grado di annullare il principium individuationis (di cui soffre ahimé la sinistra italiota, o ciò che ne rimane, come un anziano soffre di reumatismi) e diventare eroe collettivo? Si nasconderà, il dio della tragedia, sotto le sembianze di un condottiero giovane, forte e bello, quintessenza del suo popolo come il Leonida delle Termopili? Fatto sta che dalla Grecia, dopo decenni di dominio incontrastato del capitale finanziario internazionale - i cosiddetti mercati - e dei suoi lacché (così si diceva una volta) oggi viene una speranza, e anche qualcosa di più.  

Ne ha parlato l'entusiasta rappresentante di Syriza in Italia, Argiris Panagopulos, che ha spiegato ai presenti come il partito di Alexis Tsipras dopo le elezioni e ancor più dopo la trattativa con l'Europa (la loro Europa, quella di lorsignori) secondo i sondaggi più cauti ha guadagnato il 10% e secondo altri, in caso si tornasse a votare, adesso prenderebbe addirittura il 75. “Abbiamo fermato Alba Dorata” ha detto “ che prima era al 12% e ora sta sotto il 4”. Perché Syriza parla con la gente, anche attraverso la presenza nei movimenti, e affronta i problemi concreti con un linguaggio che la gente capisce. Ha bastonato duro Argiris, senza risparmiare critiche neppure troppo velate alla sinistra italiana che “coltiva i suoi orticelli e i suoi riti” mentre il Pd “per i nostri criteri non sarebbe un partito di sinistra e neppure di centrosinistra”. Senza perciò mancare di considerare più che positiva la presenza di un esponente civatiano (che come il suo leader è sembrato proprio un bravo ragazzo pieno di buone idee e ancor migliori intenzioni) perché “molti all'interno del Pd stanno soffrendo”. Se l'avessero loro in Grecia la ricchezza di movimenti sociali che è presente in Italia, il consenso sfiorerebbe “percentuali bulgare, come dite voi”. Così ha detto il compagno (che parola pesante, vero?) greco, ricordando con orgoglio che loro hanno confermato le misure promesse in campagna elettorale per affrontare la crisi umanitaria in Grecia e hanno firmato il primo contratto collettivo nazionale, mentre in Italia si va in senso diametralmente opposto. Panagopulos ha fatto notare che anche La Repubblica e Il Fatto Quotidiano attaccano Syriza perché, dice, la loro è una politica veramente di sinistra che propone soluzioni concrete. Come quella della moratoria sui mutui e la fine delle espropriazioni per debiti delle prime case, misura che li ha portati a una vera e propria guerra con la Spagna della destra di Rajoy. Già, la Spagna. E il quadro europeo, e Podemos. Ne ha parlato Giovanni Dicorato, esponente di Sel, sostenendo che effettivamente in caso di default della Grecia saremmo chiamati anche noi italiani a pagarne le conseguenze (quei famosi 40 miliardi prestati dall'Italia per salvare le banche greche e agitati spesso come spauracchio per raffreddare le spinte a favore di Atene) ma che il problema andrebbe risolto con un programma politico globale, perché è indispensabile una condivisione del debito se l'Unione Europea vuole continuare a esistere. Dunque è necessario un fronte antiausterità, che avrebbe un impulso se Podemos si affermasse nelle elezioni del prossimo autunno (e noi, dannazione, che facciamo noi?). Intanto accontentiamoci del Quantitative easing di Draghi che per Dicorato è “un primo passo per poi elaborare politiche di riduzione”. Sarà, auguriamocelo pure perché, a proposito di lacché del capitale finanziario, certo Draghi non è quell'ottuso falco di Shauble. Ma ora la speranza, l'aurora, forse sta sorgendo in Grecia dove il ministro dell'economia Varoufakis, che si è definito “comunista occasionale”, ha chiaro in mente, altro potente mito greco, di lottare contro un “Minotauro globale*”. E ha assunto la logica del sistema non per accettarla ma per metterla di fronte alle sue contraddizioni, come ha ricordato Argiris Panagopulos alla fine della serata, nella consapevolezza che per ora non si può rovesciare l'egemonia neoliberista ma almeno iniziare a trattare l'ammorbidimento del sistema (per alla fine abbatterlo, si spera, dato che è disfunzionale come ormai sostengono in molti ai più alti livelli). L'Ellade insomma, quella per la cui libertà giovani romantici di tutta Europa diedero la vita (quanto lontani quei tempi e quegli ideali!) torna a segnare una via. E Tsipras e Varoufakis come i Dioscuri del mito dominatori del vento e dei marosi, ci stanno indicando la rotta verso una lontana Itaca? (Noi non ce ne fottiamo della patria, spero). In attesa che sorga qualche mito positivo anche da questa parte del Mediterraneo, dato che per ora ci dobbiamo accontentare di uno spiritoso e svelto dispensatore di cravatte, buone più che altro per impiccarsi alla dominante ideologia degli straricchi, e dei lacchè loro.

Adalberto Belfiore

* Yanis Varoufakis, Il Minotauro Globale – Asterios, € 21


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