Arte di parte. La danza, la vita

L’omaggio a Carla Fracci del Teatro Manzoni e la Scuola Carla Strauss in corso Buenos Aires a Milano: genealogie femminili.

()
carla fracci foto di Paolo Bonciani WEB
Facciamo ammenda: in più di un anno di questa rubrica non abbiamo mai parlato di danza. E Milano ne è una delle capitali. Ha dato i natali a una delle sue più grandi stelle: Carla Fracci, milanese, amata danzatrice, celebre in tutto il mondo, che lunedì 19 gennaio 2015 è stata protagonista di un tributo al Manzoni.
In collaborazione con Raiscuola e con rinomati sponsor, il teatro ha intrapreso a novembre un ciclo di serate che va sotto il nome di Manzoni Cultura, “contenitore di intrattenimento culturale, dove il pubblico è protagonista, in un avvincente faccia a faccia con alcuni dei volti più noti e amati del nostro Paese”. Il prossimo appuntamento, con Barbara D’Urso, è previsto per il 9 febbraio.

Il format della serata, non innovativo, si dimostra gradevole grazie all’apporto dei filmati, alla conduzione vivace di Edoardo Sylos Labini e all’interlocuzione con una parte del pubblico in sala, soprattutto del faceto compagno di vita e arte, Beppe Menegatti. Una bella occasione per conoscere più da vicino questo personaggio. E noi Carla Fracci, proprio non ce la potevamo proprio perdere…

Vi diciamo tre cose che ci hanno colpito veramente nel corso di una serata ricchissima di ricordi, aneddoti, emozioni, com’è prevedibile data l’importanza della protagonista e la ricchezza della sua esperienza.
Ci ha colpito la bellezza e la grazia di molte ragazzine fra il pubblico, gesti cigneschi e grande eccitazione alla prospettiva d’incontrare un’ammirata Prima ballerina. In gruppetti svolazzanti o accanto a papà e mamma, sembrano ansiose di rivedersi in lei.
È un rapporto forte di rispecchiamento ideale che lega ancora molte giovanissime alla favola del balletto e alle sue eroine? Che cosa ci dice ancora oggi della rappresentazione del corpo femminile? Bisognerebbe pensarci un po’ su… ma ci pare della stessa natura della relazione che lega Carla Fracci a quella che lei stessa racconta come suo modello e ispiratrice: Margot Fontaine. Il suo sorriso e le sue movenze hanno colpito una giovanissima Carla, nelle incertezze e nelle difficoltà degli inizi, facendole comprendere che in quella bellezza avrebbe trovata la sua stessa vita. L’importanza delle maestre.

Il rapporto che lega Carla Fracci a Margot Fontaine (nella foto a sinistra) in quell’emozione unica rappresenta per noi il senso della genealogia femminile. Una maestra scelta, ammirata ed emulata nel suo splendido esempio. E le maestre non sono soltanto quelle che si trovano, per caso, sulla propria strada, ma sono soprattutto quelle che si scelgono. Prezioso insegnamento di Fracci.

Anche a coloro che a indossare le scarpette non ci hanno mai pensato né potrebbero mai pensarci neppure per un istante, Carla Fracci può insegnare una cosa preziosa: il valore dell’impegno nel lavoro. Chiamarla instancabile è veramente poco. Il suo genio è stato frutto di un lavoro infinito, veramente difficile da comprendere nella sua qualità, e di una ricerca costante di perfezione. Ore di lezioni private, prove e continue correzioni, anche e soprattutto durante gli spettacoli, sempre tesa alla ricerca del massimo grado di espressività e tecnica. Grande Fracci. Grande insegnamento per le giovani.

So a cosa state pensando, forse. La danza è un’arte lontana dalla quotidianità. Forse.
Ma a Milano, di più, nella nostra stessa zona, c’è chi ha messo la propria esperienza nella danza a servizio di tutte le donne. Un’altra grande maestra che ha lasciato la sua importante e niente affatto irraggiungibile eredità di studio del movimento e del corpo femminile in un insegnamento che oggi è ancora a disposizione di tutte.

In una ricerca, anch’essa indefessa e puntigliosa, che è messa a disposizione della bellezza e della salute di tutte le donne: Carla Strauss, ballerina e coreografa milanese, che crea a Milano nel 1927 la prima scuola di una particolare ginnastica assimilabile alla danza e si dedica alla salute e al benessere delle donne.

La sua erede Johanna Wollmann, dopo aver lavorato con lei in un rapporto creativo maestra-allieva, oggi ne continua l’insegnamento nella scuola di Corso Buenos Aires 64/D a Milano.

Nella sede, luminosa e ricca di testimonianze, Wollmann ci parla delle sue esperienze con quello che lei stessa definisce un metodo fra virgolette, cioè una serie di insegnamenti nati per le donne, e per questo d’avanguardia, basati sul dialogo. Inteso come capacità dell’insegnante di osservare le allieve e leggere il loro corpo, cogliendo le loro esigenze dal loro stesso modo di muoversi. Per fare questo, ci spiega Wollmann, occorre soprattutto una grande sensibilità e duttilità. Non si tratta quindi di semplici esercizi, ma di una modalità di approccio differente, che mira alla consapevolezza del movimento.

Signora Wollmann, che tipo di utenza ha la sua scuola?
Facciamo corsi tutte le mattine e i pomeriggi dal lunedì al giovedì con donne solitamente di età superiore ai 45 anni, direi dai 45 ai 90 anni. Vengono da noi su consiglio del medico, o per esperienza di qualche amica, o dopo aver consultato il nostro sito. Per estrazione sono davvero eterogenee, e dopo un breve colloquio ricevono proposte personalizzate in base a esigenze ed esperienze pregresse.
Il nostro centro è molto ricco di attività. Di questo sono molto contenta. Vengono da noi mediamente due volte la settimana, ma alcune, per esempio quelle che soffrono di osteoporosi, sono incoraggiate a frequentare con maggiore intensità. Dipende dai loro bisogni. Sono più spesso appartenenti alle cosiddette terza e quarta età e - ne sono molto orgogliosa - alcune sono da noi sin da giovanissime… ecco per esempio, in questa foto ci sono delle ragazze, allieve di Carla Strauss che sono ancora con noi.

…insomma niente patite del fitness o fissate per la cellulite?
No, direi di no, anzi sono persone mature, consapevoli dei cambiamenti che porta il tempo. Cercano un buon modo per prendersi cura di sé. L’ansia per l’alimentazione è un po’ meno presente, anche se danzare è comunque un’ottima e benefica attività che, senza pesare, brucia molte calorie.
Le nostre allieve ricevono anche una guida concreta, assai utile per la vita quotidiana. Ma insegniamo soprattutto una qualità del movimento e della presenza. Le persone sono di solito consapevoli dei propri limiti, ma da noi apprendono a imparare da essi, a raggiungere e a portare nella vita quotidiana equilibrio, postura, consapevolezza di sé. Il nostro corpo è diverso ogni giorno. Ogni giorno è un miracolo da riconquistare. E dalla lezione si esce ogni volta diverse.


Che rapporto c’è con la musica nella disciplina che insegna?
La musica è un fondamentale strumento di lavoro per noi. Sulla percezione del ritmo ci appoggiamo molto. Nella percezione del battito e del respiro il movimento scivola e si armonizza tutto il corpo. La musica aiuta all’espressione delle emozioni, o serve come sottofondo per il relax. È immensa l’utilità della musica, una chiave per raggiungere le persone. Ma non solo: le regole di costruzione musicale trovano corrispondenza nella struttura stessa del nostro corpo, che è come musica resa visibile. Ce lo dicono molte teorie.

Interessante. Ma le allieve sono tutte donne?
Sì, in effetti è così. Ci sono forse in tutto 3 o 4 uomini, che vengono perché le loro mogli sono contente dell’attività con noi. E sono molto felici anche loro. La relazione fra donne è sempre interessante. Fra le donne che frequentano nascono scambi intensi, e vere e proprie amicizie. Amicizie forti. Anche se ogni gruppo ha una storia a sé e in ognuna delle allieve gioca una diversa combinazione delle doti di intelligenza corporea, conoscenza di sé e cultura. Del resto l’insegnamento di Carla Strauss è sempre stato rivolto alle donne. All’epoca non era consueto per una ragazza fare ginnastica e il messaggio per le donne in quel momento era molto innovativo.  

Quando uscì il libro di Carla Strauss (Ginnastica moderna femminile. Arte e grazia del movimento, Hoepli, 1933, n.d.r.) si era nel pieno del periodo fascista. Mia madre, per esempio, mi racconta di aver fatto molto sport, si insisteva molto sulla forza e sulla salute delle donne attraverso il movimento, non è d’accordo?
Certo. Forza, salute, movimento, sì, ma… piuttosto mascolini! Siamo donne. Morbide, elastiche, ricettive…

Grazie, bell’incontro, signora Wollmann, anche lei snodo di una trasmissione del sapere da donna a donna, che continuerà. E con voi, care lettrici, ci rivediamo presto, magari alla scuola Strauss. Movimento in movimento. Bello slogan davvero per tutte le donne.

Loredana Metta

NOTE
Sulla figura di Carla Strauss, ci dicono che la pagina di Wikipedia a lei dedicata è ragionevolmente ben fatta
Il link al sito della scuola Carla Strauss di Milano
Su Carla Fracci c’è un’infinita documentazione. Vi segnaliamo solo la sua autobiografia uscita nel 2013 Passo dopo passo (Ed. Mondadori).


Commenta

Re: Arte di parte. La danza, la vita
16/02/2015 alessandra signorini
Bella questa intervista, che condivido e apprezzo molto per l'elogio dei maestri, in questo caso "maestre", e della musica.
Ho visto Carla Fracci molte volte in teatro come spettatrice e non ho conosciuto Carla Strauss se non per la sua scuola di ginnastica famosa negli anni 50 perchè aveva aiutato a muoversi , a camminare che avevano esiti di poliomielite.Ho conosciuto invece Johanna Wollmann prima attraverso la ginnastica poi con la danza circa 13 anni fa ed è stato un incontro magico.Per me che venivo dal mondo medico scientifico, abituata a stare seduta e studiare, movimento voleva dire camminare avanti e indietro lungo i corridoi dell'ospedale.Avevo deciso di fare ginnastica in vista di un viaggio impegnativo, ma all'inizio con la ginnastica quasi non mi muovevo anzi mi vergognavo, ma c'era la musica, il ritmo ed adagio adagio cominciai a muovermi poi iniziai con la danza alla mia età!Credo che Johanna abbia tirato fuori la mia parte artistica! Mi piaceva tantissimo e mi divertivo anche se a volte è stato faticoso , ecco il vero maestro!Johanna fa la differenza.Ora posso permettermi solo la ginnastica, ma ci sono sempre Johanna e la musica.Grazie
Giusi Carbone


Re: Arte di parte. La danza, la vita
11/02/2015 alessandra signorini
grazie per questa bella intervista che farà conoscere a chi non sospetta l'esistenza di un mondo antico e nuovo di pensare al fintess. Per capire che insieme al corpo qui si cura anche lo spirito ( o meglio l'ésprit!), che più che il look e la chiappa rassodata qui conta il sentirsi bene nella propria pelle,nei propri muscoli e con la propria età.
Per nostra fortuna l'anima della Strauss è trasmigrata in quella di Johanna e in quella delle sue fantastiche collaboratrici.
Silvia Ketoff


Re: Arte di parte. La danza, la vita
02/02/2015 alessandra signorini
intervista scritta molto bene, ha in se il vero senso del discorso di Johanna Wollmann e della sua scuola


Re: Arte di parte. La danza, la vita
29/01/2015 Francesca
Ho conosciuto la scuola Carla Strauss qualche anno fa ma ppurtroppo non ho potuto frequentarla perché mi sono dovuta trasferire per lavoro. Ve la consiglio vivamente.


Re: Arte di parte. La danza, la vita
29/01/2015 Loredana
Grazie Laura :)


Re: Arte di parte. La danza, la vita
29/01/2015 Laura
Complimenti, è un vero piacere leggere questo articolo.
Oltre ad essere ben scritto, trasmette il Genius loci di Milano, l'amore per la danza e per le figure femminili che a Milano hanno fatto la storia di questa splendida arte e ne "tessono" il presente.


 
 Rispondi a questo messaggio
 Nome:
 Indirizzo email:
 Titolo:
Prevenzione Spam:
Per favore, reinserire il codice riportato nell'immagine.
Questo codice serve a bloccare i tentativi di inserimento automatici.
CAPTCHA - click right for audio Play Captcha