A teatro e al cinema…a piedi: Hungry Hearts

Straziante escalation di un rapporto patologico madre/figlio/padre raccontata con pudica partecipazione da Saverio Costanzo in un film che non può lasciare indifferenti. Grande prova di attori in una NewYork fredda e respingente.
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Hungry Hearts film web
Cuori affamati di vita e di affetto nella solitudine indifferente della grande città. Una grigia e inospitale NewYork racconta la storia di due giovani colti e benestanti che, complice la porta riottosa di un gabinetto in un ristorante cinese (e c’è un perché), si conoscono, si frequentano e si sposano.

Sembrerebbe una normale coppia di giovani alle prese con i problemi del lavoro e della vita di tutti i giorni. La madre di lui abita abbastanza distante per incombere, la madre di lei è morta molti anni addietro, il padre è lontano e assente. Lei resta in cinta senza particolare convinzione.
In parallelo con la gestazioni iniziano a manifestarsi nella donna le prime mutazioni di una psiche probabilmente già fragile e con poche difese.

Una chiaroveggente, consultata quasi casualmente, le dice che il bimbo che aspetta è un “bambino indaco”, un bambino speciale, destinato a fare grandi cose, che va protetto da qualsiasi impurità e contaminazione.
Inizia il calvario della donna e delle persone che le stanno vicino, il marito soprattutto e la madre di lui.
Il bimbo nasce già con qualche problema dovuto a un parto difficoltoso e, non appena a casa,  inizia il suo angosciante rapporto con la madre che decide per lui un isolamento quasi totale, lo alimenta per qualche tempo con il proprio latte per passare poi a poche verdure, coltivate in un piccolo orto in cima al tetto di casa, e a frutta selezionata. Il bimbo non cresce anzi deperisce a vista d’occhio, complice anche la somministrazione di un olio che, anziché purificarlo, come sostiene la madre, ne impedisce la crescita.

Il padre cerca di sottrarlo alle attenzioni sempre più morbose della moglie/madre. I rapporti tra i due giovani degenerano e mentre ci si chiede come possa mai andare a finire, arriva implacabile uno dei possibili finali, ineluttabilmente tragico.
Tratto dal romanzo “Il bambino indaco” di Marco Franzoso, il film diretto e raccontato da Saverio Costanzo, non nuovo nell’affrontare tematiche psichicamente devastanti, mostra i tratti strazianti di una patologia che prostra una giovane donna probabilmente alle prese con un’impresa (crescere un figlio) che si colloca ben oltre le sue forze fisiche e psichiche. I manuali di patologia citano la sempre temibile depressione e la sindrome di Münchhausen per procura secondo cui la malattia del figlio servirebbe alla madre per attirare attenzioni su di sé. Comunque sia il prezzo è alto e le vite sono definitivamente spezzate. Sullo sfondo il mare d’inverno di Coney Island.

Grande prova di attori, sia Alba Rohrwacher che Adam Driver hanno vinto la Coppa Volpi (miglior attrice/attore) alla più recente Mostra del cinema di Venezia, in un film a basso costo dal quale si esce con una aumentata dose di angoscia per una vicenda che non può lasciare indifferenti.
Un film che dà da pensare, quindi da vedere.

Massimo Cecconi

Hungry Hearts
di Saverio Costanzo
con Alba Rohrwacher e Adam Driver
Italia 2014, 109’

In programmazione all’Arcobaleno Film Center



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