A teatro e al cinema…a piedi: Ero

In scena a Campo Teatrale sino al 25 gennaio e poi dal 27 gennaio al 1 febbraio uno spettacolo in cui Cèsar Brie racconta se stesso, le sue origini e le origine della sua poetica. Merita una visita. ()
cesar brie

César Brie, uomo di teatro a tutto tondo, argentino per nascita e cosmopolita per vocazione, se non per libera scelta, mette in scena se stesso in un monologo dialogante in cui si confronta con se stesso bambino, con la madre, con il padre e con l’amatissima nonna.

La scena, a tratti flebilmente illuminata, è attraversata da una fune sulla quale l’attore/autore appende di volta in volta gli abiti dei suoi cari, una lampada, il fantoccio del bambino che è stato e che, in parte, è ancora.

Il testo rievoca scene di intimità familiare di una famiglia composita, un autentico melting pot di culture e di tradizioni in cui si identificano anche tracce di religione ebraica accanto al cattolicesimo e al laicismo.

Il padre libraio, morto troppo presto, che presta i libri anziché venderli, la madre “in carriera” che perde identità dopo la morte del marito, la nonna elegante, amatissima.

Brie, che si permette anche di sottolineare di avere nome di formaggio, si muove tra i suoi ricordi veri o inventati che siano, interroga se stesso e il bambino che è stato, ripercorre la sua vita di uomo e di uomo di teatro, scava dentro sé e così facendo ripropone la storia che interessa e coinvolge tutti noi. Una riflessione a tratti epica, spesso amara, sempre onesta nei confronti di se stesso e del pubblico che gli sta davanti e di fianco, sul palco.

Scrive Brie nelle note di regia:” Credo che il reale non è evidente. Che è in agguato dietro le vicende e le situazioni. Di quel reale “in agguato” mi occupo da tempo. Cerco di “non recitare”, di offrire onestà, verità, esposizione e poesia nella finzione della recita”.

César Brie usa le parole con profonda sapienza e conoscenza, insegue immagini poetiche e le riporta agli occhi e alle orecchie di chi guarda e di chi ascolta, si accalora, si arrabbia e mostra persino tracce di rancore nei confronti delle istituzioni (la parodia dell’assessore alla cultura è realisticamente eccessiva) sempre più avvitate su se stesse in una sorta di perfida tautologia.

Teatro liberatorio? In parte forse sì. Verità e finzione si mescolano come accade nella vita, come accade nel miglior teatro.

In sala tanti giovani ad applaudire una performance forse non perfetta ma sicuramente efficace. Da vedere.


Ero
testo regia interpretazione Césare Brie

Campo Teatrale
Via Cambiasi 10

www.campoteatrale.it

 

(La Redazione)



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