La Macedonio Melloni farà davvero le valigie?
(Giuseppe Caravita)23/12/2014
L’ipotesi è divenuta certezza, da mercoledì 17 dicembre scorso. La Macedonio Melloni, la storica clinica dei parti di Milano, dovrebbe essere trasferita d'autorità. Chiude, sostituita da un “policlinico oculistico”, un centro di eccellenza milanese sull’occhio basato sulle competenze del Fatebenefratelli. Tutta la pediatria, all’inverso, verrà concentrata nell’ospedale di via principessa Clotilde (sotto il marchio virtuale "Macedonio Melloni"), dove già da tempo è stato inaugurato un reparto nuovo di zecca per i piccoli pazienti.
Questo, in estrema sintesi, il piano presentato mercoledì scorso alla commissione sanità della Regione Lombardia da Giovanni Michiara, direttore generale, e Francesco Reitano, direttore sanitario. Ovvero dal vertice del Fatebenefratelli, l’azienda sanitaria che controlla anche la Macedonio Melloni.
La crisi della Melloni (qui una ricostruzione) comincia nel 2012, con l’uscita del suo storico primario Alessandro Fiocchi. Da allora, e dalle successive uscite a catena di pediatri, è cominciato il declino, non si sa se aiutato o meno.
Certo è che, dall’audizione di mercoledì scorso, quello che era un sospetto è divenuta certezza. Ciò che nelle scorse settimane era, un po’ nebulosamente, stato annunciato come un trasferimento provvisorio della pediatria della Melloni al Fatebenefratelli, in seguito al mancato reperimento di nuovi medici specializzati, diviene ora progetto definitivo e a lungo termine. Con tanto di richiesta di ratifica regionale. Il tutto imperniato su una scommessa: un nuovo ospedale oculistico allargato a tutte le competenze milanesi (e forse oltre).
Sul piano economico, secondo i vertici del Fatebenefratelli, i conti tornerebbero. L’attività dell’oftalmico è da circa 50mila accessi all’anno – spiega il direttore sanitario Francesco Reitano - e con il nuovo polo specializzato si avrebbero ricavi netti aggiuntivi per cinque milioni di euro. In più, l’accorpamento di tutte le attività oculistiche milanesi porterebbe a ulteriori risparmi per circa due milioni di euro>.
Il costo de trasferimenti poi sarebbe molto limitato, secondo Reitano. La Regione ha già stanziato circa 23 milioni di euro per la messa a norma dei padiglioni del Fatebenefratelli e Melloni. E questa cifra dovrebbe essere sufficiente anche per riattrezzare ambedue i poli.
Questo oltre ai vantaggi specificamente sanitari esposti dall’azienda. Primo: la Macedonio Melloni di oggi, oltre alla carenza di pediatri (sotto organico) non può andare oltre i 12 posti letto, mentre la pediatria di Fatebenefratelli ne sta raggiungendo venti. Secondo: inserire tutta l’area infantile dentro un ospedale che conta tutte le specialità di cura e di intervento, è di sicuro un vantaggio non da poco.
Un progetto che, come si vede, che almeno sulla carta tiene. Ma che non è sfuggito alle domande dei consiglieri regionali. Per esempio di Paola Macchi, architetta, consigliere regionale del gruppo 5 stelle: Siamo sicuri che l’operazione potrà essere contenuta nei fondi già stanziati, oppure darà luogo, come è spesso avvenuto, a nuovi appalti, sovraccosti e ritardi? E quanto invece costerebbe un progetto inverso, di forte potenziamento della Macedonio Melloni (che ha un intero piano ristrutturato per ambulatorio e tuttora inutilizzato) ? E’ stata stilata un’ipotesi alternativa? C’è un’indagine sul bacino d’utenza della Macedonio Melloni? Si può spostare una clinica che ha un secolo come se fosse un mattoncino? E’ la domanda di Umberto Ambrosoli del Patto Civico. E quale sarà ora la posizione dell’assessore alla Salute Mario Mantovani, dopo che fino all’aprile scorso proponeva un potenziamento della Macedonio Melloni – si chiede la consigliera Pd Sara Valmaggi – poi un trasferimento temporaneo e infine un progetto che lo smentisce su tutta la linea.
E poi perché far sparire un’eccellenza di Milano, consolidata
e conosciuta in tutta Italia, in nome di un’avventura? Di un nuovo ospedale dell’occhio
che potrebbe andar bene ma anche male – argomenta Renato Sacristani, presidente
della zona 3, in totale dissenso sul progetto. E infine: se è vero che bolle in pentola in Regione un
piano di riforma della sanità ( si veda) che, tra l’altro, mira alla creazione di un polo ospedaliero
materno-infantile (aggregando Policlinico, Buzzi, Mangiagalli, Macedonio
Melloni) in una sola azienda ospedaliera speciale. Mentre il Fatebenefratelli-oftalmico
sarebbe destinato a tutt’altro polo: con Istituto Tumori, Besta, Gaetano Pini,
CTO, Sesto San Giovanni, Bassini di Cinisello andrebbe nell’azienda ospedaliera
speciale “Città della Salute e della Ricerca”.
Strade divergenti già annunciate. Non è quindi un po’ contraddittoria la cancellazione della Macedonio Melloni nel Fatebenefratelli in questo quadro in totale movimento?
Beppe Caravita
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Addendum...
SANITÀ. MAJORINO:
“REGIONE, DISCUSSIONE
INDECOROSA SULLA RIFORMA SANITARIA””
Milano, 23 dicembre 2014 -
Pierfrancesco
Majorino, assessore alle Politiche Sociali e Cultura della
Salute, ha così
commentato la discussione in atto in Regione Lombardia sulla
Riforma sanitaria.
“È semplicemente indecoroso,
vista
il rilievo del tema, il modo in cui Regione Lombardia sta
discutendo della
Riforma sanitaria – dichiara Pierfrancesco Majorino, assessore
alle Politiche
Sociali e Cultura della Salute -. Siamo di fronte a un
conflitto dentro
la maggioranza interna che non sembra essere connesso a
obiettivi
concreti. E che avviene in totale assenza di una vera
consultazione dei
Comuni e delle città sulle reali conseguenze che questa
riforma comporterà
nella vita dei cittadini”.
“È incredibile – conclude
l’assessore
Majorino – che non si consulti ad esempio il Comune di Milano
quando si
pensa a stravolgere la funzione della "Macedonio Melloni".
Lo dico con rammarico anche perché sono convinto che la
riforma contenga
pure aspetti interessanti sul terreno dell’integrazione
sociosanitaria,
del sostegno a nuove unità d'offerta, della razionalizzazione
delle ASL,
tuttavia una simile opportunità deve essere vissuta come una
grande occasione
di riflessione e confronto con la società lombarda, non come
l'opportunità
per la messa in scena del solito teatrino".