Le nuove forme della partecipazione - parte 2

Agenda 21. Il caso esemplare di un gruppo di pubbliche amministrazioni che hanno scelto di federarsi per sperimentare l’avvio di un cambiamento.
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cooprogettazione
L'Associazione dei comuni per l'agenda 21 dell'Isola bergamasca Dalmine e Zingonia è un ente operante nella porzione a ovest della provincia di Bergamo, tra l'Adda e il Brembo. 
L'adesione è a carattere volontario, ed è operativa dal 2002 con una crescita dei comuni soci giunta a superare le venti unità, per un totale di circa 100.000 abitanti. 
Gli indirizzi sono definiti dall'Assemblea dei Sindaci e dal Consiglio di Amministrazione che ha stipulato, nel tempo, accordi con alcuni soggetti istituzionali e del privato sociale. 
Lo strumento operativo dell'Associazione è il Point21, l'ufficio che ha la responsabilità di definire e attuare i progetti. 

La loro esperienza dimostra che l’innovazione riguarda sia le forme di governo del territorio, sia l’organizzazione di un’armatura territoriale di occasioni, affinché le popolazioni possano scegliere di auto-organizzarsi per modificare i propri stili di vita in aderenza ai più recenti richiami sullo sviluppo sostenibile. 

Un dialogo aperto con tutti gli attori
Questa unione di amministrazioni ha aperto il dialogo con i diversi attori in gioco per dare l’opportunità a tutti di aderire a un cambiamento necessario. 
Una particolare attenzione è stata posta alle pratiche di coinvolgimento degli operatori del mercato, per costruire con forme di partenariato pubblico-privato dei meccanismi di accesso a tecnologie e strumenti altrimenti non usufruibili dal largo pubblico. Allo stesso modo, nello spirito della sussidiarietà, ci si è preoccupati di offrire a tutte le componenti sociali (in alcuni casi rappresentati di soggetti in difficoltà) la possibilità di sfruttare l’occasione per coniugare l’organizzazione di servizi innovativi con la possibilità di reinserimento lavorativo. Ma anche di trasferire conoscenze e fare formazione all’interno delle istituzioni e delle professioni per adeguare le aspettative rispetto le tematiche ambientali del settore pubblico e allo stesso tempo dare l’opportunità alle competenze tecniche di essere pronte a corrispondere ai nuovi orientamenti. Si è avuto anche cura di offrire al grande pubblico strumenti e occasioni per tenersi aggiornati sulle opportunità di facile introduzione nella quotidianità, come informare e rendere trasparenti, ad esempio, procedure burocratiche altrimenti difficilmente comprensibili. 
Senza dimenticare esperienze complesse e articolate che hanno permesso ai portatori di interesse, in rappresentanza di istituzioni e organizzazioni sociali presenti su ambiti territoriale estesi, di confrontarsi nel merito di politiche industriali potenzialmente impattanti. Percorsi di partecipazione che hanno reso possibile definire, nello spirito della non circoscrivibilità  dell’ambiente, indirizzi per introdurre le migliori tecnologie nelle fabbriche, affiancando ciò con sistemi di mitigazione e compensazione estesa. 
La partecipazione dei comuni ha reso possibile condividere i benefici di situazioni che nella norma generano solo impatti negativi sui comuni prossimi al sito produttivo. 

Collaborazione fra stakeholders
Esemplificazioni queste di uno stile di lavoro che ha assunto un’idea di partecipazione più articolata che orienta l’azione dei portatori di interesse a collaborare per il raggiungimento di un futuro che, ingiustamente e spesso solo per motivi finanziari, pone i piccoli centri e le loro popolazioni al margine, alla periferia, della contemporaneità. 
La predisposizione al cambiamento attraverso la cooperazione dei diversi settori della società non ha allontanato l’idea originaria della partecipazione, cioè quella che nell’ambito delle discipline urbanistiche propone un ruolo pro-attivo alle componenti sociali al fine di contribuire alla determinazione di scelte sugli usi del suolo. Anzi, si può dire che questa propensione a cercare alleanze ha costruito il substrato per dare avvio a esperienze più “tradizionali” di progettazione partecipata come il Piani di Governo del Territorio, appunto, partecipati.  

Cooperazione fra enti locali
In un momento di forte cambiamento dell’assetto delle istituzioni locali, ad esempio la sparizione delle Province e la nascita delle città metropolitane, questo richiamo alla possibilità di cooperare tra enti locali per dare spazio di presenza attiva delle comunità locali può essere forse inteso come un segnale di speranza. Un modo possibile per affrontare la mancanza di risorse, dando valore ad unità territoriali altrimenti non “appetibili”, sviluppando delle capacità di loro reperimento tramite bandi e progetto finanza. Un modo possibile per dare valore all’idea di rete, di interventi gestiti e valutati socialmente e quindi di imitazione positiva: questa è la sequenza delle attività che portano ad attuare un intervento, a valutarne l’efficacia e quindi a proporlo per una sua possibile replica. 

Partecipazione è un atto creativo 
Anche in questo caso, come in ogni buona esperienza partecipativa, non è mancata una conduzione tecnica del percorso, che ha portato anche grazie a specifiche competenze all’attuazione di progetti “impossibili”. 
La partecipazione oggi deve essere intesa come un atto creativo che faccia proprie e, allo stesso tempo, superi sia le posizioni della partecipazione come difesa di interessi, sia quelle propriamente interessate all’uso di strumenti e metodi, per aggiornare l’idea del progetto ecologico socialmente fondato. 
Altrimenti, come spiegare, per esempio, la presenza in comuni di tremila anime di sistemi per la ricarica veloce delle auto elettriche e mezzi da lavoro a trazione elettrica per gli operai comunali che valorizzano una piccola, ma alta competenza locale? 


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Per maggiori informazioni sui progetti su www.a21isoladalminezingonia.bg.it


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