Le nuove forme della partecipazione - parte 1

La partecipazione non può prescindere da competenze e “saperi esperti”. È quanto ci spiega Davide Fortini di cui volentieri pubblichiamo una riflessione sugli approcci possibili a questo tema delicato.
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forme partecipazione
Per spiegare cosa intendiamo con partecipazione spesso ci riferiamo a categorie consolidate del pensiero positivista e progressista; tra queste spicca l’idea che la partecipazione consista innanzitutto nel far entrare chi non ha delega politica o non esercita nessuna forma di lobbing nell’arena della discussione pubblica. Questa rimane ancora oggi una idea giusta, l’asse portante del ragionamento, una pratica da perseguire con metodo e creatività, per stimolare chi abita i luoghi a fornire al decisore pubblico dei contributi per l’identificazione e la risoluzione dei problemi. Ma anche per chiedere a chi abita di apprendere le dinamiche e le regole del progetto urbano, di comprendere la necessità di dialogo con tutti i soggetti in campo.

Questa posizione sconta oggi due nuove variabili: una che ha a che fare con l’idea di cittadino e l’altra con nuove domande sociali diffuse che attraversano tutti i corpi sociali.

Un profondo cambiamento sociale 
Rispetto alla prima, su cui non è interesse qui soffermarsi, si propende per indicare un sostanziale mutamento del corpo sociale avvenuto negli ultimi decenni. L’ingresso della “rete” e il suo uso dilagante ha permesso una crescita delle conoscenze di base e una acculturazione diffusa ma superficiale che, nei processi di partecipazione, ha portato sempre più spesso a confrontarsi con persone che conoscono in modo generico sempre più temi ed argomenti ma che, sempre per il maggior uso della rete, hanno perso progressivamente il contatto con la realtà minuta del vissuto quotidiano. Si assiste così inesorabilmente ad una crescita nel corpo sociale di una presunzione, che porta a scambiare l’informazione acquisita con un sapere tecnico sedimentato; piuttosto che imparare a porre meglio le domande il cittadino medio pensa di poter dare delle risposte al posto degli esperti. La partecipazione resta, per quello che crediamo, non uno spazio per eliminare le competenze ma per farle dialogare, per ricostruire fiducia tra i saperi esperti e quelli laici, per dare più responsabilità a chi si impegna nel cambiamento, sia esso istituzione o attore locale. In questo senso i codici dei processi partecipativi devo essere aggiornati alla luce di questo mutamento antropologico. 

Sostenibilità. Un valore ormai imprescindibile
Rispetto alla seconda questione pare di poter dire che ogni affermazione che provenga da una istituzione o da una componente del corpo sociale oggi preveda la necessità di pensare ad interventi che abbiano a che fare con la sostenibilità. Un vocabolo che è entrato, anche questo, nel lessico comune da pochi anni; più o meno quelli dell’uso massificato della rete. La difficoltà di governare programmi che si misurino con il cuore del problema è alta, ancor più in un momento di crisi generale. Se è vero che l’attivazione a basso costo di forme di risparmio e gestione oculata delle risorse è un corno del problema, è altrettanto vero che l‘introduzione di innovazione nelle politiche urbane ha un costo spesso insopportabile per le pubbliche amministrazioni. 

Cambiano aspettative e stili di vita
L’attivazione di pratiche virtuose e diffuse da parte della popolazione, che partecipa ad un cambiamento rispetto agli stili di vita, è certo essenziale e spesso ottenibile con forme di auto organizzazione dal basso, finanziariamente poco costose ma con una richiesta di forte impegno organizzativo. I gruppi di acquisto solidale, per quanto concerne la possibilità di ridurre la filiera alimentare, sono un esempio di ciò. 

Car sharing un esempio di intervento della PA
Vi sono però politiche urbane innovative, a gran voce richieste, che implicano un necessario coinvolgimento dell’ente pubblico che si pone come soggetto facilitante l’assunzione di un dato comportamento sociale. Senza un intervento della pubblica amministrazione la pratica del car sharing, per quanto concerne la riduzione delle emissioni, risulterebbe poco o per nulla praticabile. Ci troviamo quindi di fronte ad un campo di azione in cui problemi e forme di loro risoluzione sono conosciuti e condivisi, ma la loro pratica da parte della comunità e subordinata a un intervento a monte della pubblica amministrazione. Sono interventi spesso di peso, che qualificano le città nei momenti di benchmarking e che trasmettono alla popolazione la sensazione di essere dentro la contemporaneità e l’innovazione.

Metropoli e piccoli centri urbani
In questo contesto della partecipazione, come per altre sfere, le grandi città hanno il sopravvento sulle realtà medio piccole; purtroppo, o per fortuna, in Italia su ottomila comuni oltre seimila sono con meno di cinquemila abitanti. L’organizzazione della partecipazione tra enti pubblici diviene allora uno strumento per mettere in grado le comunità locali anche dei piccoli centri di essere parte delle buone pratiche per la sostenibilità, che altrimenti avrebbero solo uno spazio di rivendicazione e nessuna reale possibilità di cambiamento. 

...
fine prima parte


tratto da: 
Comunità sostenibili. Le nuove forme della partecipazione
Maggioli Editore, Rimini 2012
a cura di Davide Fortini


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Re: Le nuove forme della partecipazione - parte 1
11/12/2014 manuela
la democrazia partecipativaè per ora è solo un modello che serve a risolvere problemi concreti:come usufruire di aree del quartiere in modo che dia piacere, cosa costruire in uno spazio vuoto... La democrazia partecipativa interpella gli interessati del territorio per risolvere un problema loro che nasce dal desiderio di stare meglio..
Ci vuole prima di tutto uno spazio fisico che li contenga tutti in modo che il cerchio che si forma dia a tuttil'agibilità di parola e confronto. Non sono tempi brevi perché lungo e nacessario è quello per capirsi e omologare il linguaggio. Gli esperti produrrebbero ascolto non azione. Il peso di ognuno nella discussione deve essere identico in modo che la deliberazione sia condivisa. Inoltre mai sottovalutare l'imprevisto , l'intuizione l'esperienza vissuta.


 
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