Andar per libri: Morte di un uomo felice

Gli anni di piombo, rievocati attraverso una storia talmente inventata da essere totalmente plausibile. Un magistrato troppo compassionevole immerso in un clima di morte e di disfacimento. Per riflettere.

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Giorgio Fontana
Milano, 1981. Giacomo Colnaghi ha 37 anni ed è un magistrato impegnato nella lotta contro il terrorismo. E’ un cattolico praticante, con molti dubbi e poche certezze. Viene dalla provincia di Varese ma vive a Milano in un piccolo appartamento al Casoretto, che nel nostro immaginario ci rimanda immediatamente alla tragica vicenda di Fausto e Iaio. Il rapporto con la moglie e con i due piccoli figli è fragile e irrisolto. Un paio di amici, qualche collaboratore, una madre presente e incombente rappresentano il suo piccolo mondo. E’ incombente anche la memoria del padre, che torna assillante, operaio partigiano ucciso dai fascisti quasi alla fine della guerra. Giacomo non lo ha praticamente conosciuto. Enormi dubbi attanagliano il dottor Colnaghi che, contrariamente a quanto alluda il titolo del romanzo, non è affatto un uomo  felice.
Nella sua attività di sostituto procuratore della Repubblica, indaga sul terrorismo rosso e ne subisce, nella sua veste di convinto servitore dello Stato, tutte le contraddizioni, tutte le contrapposizioni.
Il romanzo indaga, in parallelo, la storia di due uomini destinati a morire giovani, uno impegnato nella lotta contro i nazisti e i fascisti, l’altro nella battaglia, più subdola e lacerante, contro il terrorismo. Mentre il padre è orgoglioso e fiducioso di poter cambiare il suo destino e quello dei suoi figli, il figlio è tormentato e irrisolto nella sua funzione di uomo chiamato a indagare e a giudicare gli errori altrui.
Nel suo romanzo, Giorgio Fontana racconta passo dopo passo la tragedia di questo uomo inquieto che sa di essere predestinato al martirio, così come lo sapeva suo padre, in uno scenario altrettanto drammatico ma non altrettanto angosciante.
Nel racconto c’è una calda Milano estiva con le sue strade e le sue osterie. C’è l’enorme deposito dei tram di via Casoretto e il circolo Arci Fiocchi di viale Lombardia, dove Colnaghi consuma una triste pasta in bianco. Nel libro c’è la disperazione di quegli anni che qualcuno, con precisa intuizione, definì di piombo, pesanti e grigi, tormentati e irrisolvibili.
L’ “uomo felice”, predestinato a morire anche per troppa fragilità umana, afferra gli ultimi attimi di vita, senza farsi mai però “uomo dell’ira”.
Ispirato dichiaratamente ai giudici Alessandrini e Galli, il racconto indaga su quegli anni terribili, lasciando tracce di una stagione disperata, una delle peggiori della nostra giovane Repubblica fondata sull’impotenza.
Giorgio Fontana che è nato a Saronno nel 1981, anno in cui muore il suo personaggio, con questo romanzo ha vinto il Premio Campiello 2014.




Morte di un uomo felice
Sellerio    pp.261   € 14

(Massimo Cecconi)


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