A teatro e al cinema…a piedi: La leggenda del grande Inquisitore

In scena sino al 7 dicembre all’Elfo Puccini una fortissima rilettura di un testo di Fedor Dostoevskij nell’interpretazione potente di Umberto Orsini. Non distraetevi. E’ da vedere. ()
Orsini

A monte di tutto c’è il romanzo I fratelli Karamàzov di Fedor Dostoevskij, in cui, in un capitolo centrale, Ivan Karamàzov racconta al fratello Alioscia la leggenda del Grande Inquisitore. Racconto di grande suggestione e tensione morale e filosofica, religiosa e politica.

Ma c’è anche uno sceneggiato televisivo diretto da Sandro Bolchi che all’epoca, siamo alla fine del 1969, ebbe un successo senza precedenti e, forse, senza seguiti.

Giusto per capire come funzionava allora la nostra televisione, nel cast di quel I fratelli Karamàzov erano presenti attori come Salvo Randone, Corrado Pani, Lea Massari, Carla Gravina, Carlo Simoni, Antonio Salines, Sergio Tofano, Gianni Agus, Glauco Onorato. Altri tempi.

Il ruolo di Ivan era interpretato allora da Umberto Orsini.

Oltre quarant’anni dopo, Umberto Orsini, con la complicità di Leonardo Capuano (con lui anche sul palco) e Pietro Babina (alla regia), ricava da quell’emblematico capitolo del romanzo di Dostoevskij una fortissima invettiva contro il Male, in tutte le forme in cui si presenta e, in primis, la cattiva religione e la cattiva politica.

Il prologo dello spettacolo è senza parole e introduce gesti e parole che verranno compiuti e dette solo successivamente, con un forte richiamo al teatro nichilista di Beckett.

La scena si manifesta nella ricostruzione di una stanza asettica, illuminata da instabili luci al neon che compongono la parola FEDE. Nell’inquietudine e nell’angoscia, si sviluppa il conflitto tra un Ivan ormai vecchio e un suo più giovane alter ego, ora diavolo, ora figlio (ma il giovane Orsini dello sceneggiato televisivo compare in immagini proiettate su uno specchio). I temi sono di filosofia essenziale: la moralità, la religione, la politica. La parola LIBERTA’ viene composta su un sipario che poi cade rovinosamente a terra. Nell’epilogo, contrassegnato dalla luminosa scritta TED conference (18 minuti per esprimere “idee che val la pena siano diffuse”) il Grande Inquisitore si lancia nella sua distruttiva arringa contro il Cristo e contro i suoi insegnamenti che hanno prodotto il peggiore dei mondi possibili. Le sue labbra vengono suggellate da un bacio del Cristo.

In una scenografia postmoderna di grandissima efficacia, Umberto Orsini si concede in una prova d’attore di altissimo livello, ricca di sfumature e di indecisioni, di fratture e di riconciliazioni di straordinaria potenza interpretativa. Accanto a lui, Leonardo Capuano restituisce tutta l’ambiguità dei suoi personaggi.

Dice Umberto Orsini nelle note che accompagnano lo spettacolo:” Sono tre anni che porto in giro questo lavoro e sono gratificato dal consenso che attraverso un percorso apparentemente oscuro e poi improvvisamente chiarissimo prende per mano lo spettatore dandogli la sensazione e poi la certezza di aver assistito a qualcosa che solleva la pelle di Dostoevskij fino a farci vedere la sua carne e, per alcuni, addirittura il suo scheletro”. Decisamente potente.

Tra il pubblico plaudente, una commossa Giulia Lazzarini.

Fatevi un regalo di Sant’Ambrogio, andate a vedere La leggenda del grande Inquisitore giusto in scena sino al 7 dicembre.



La leggenda del grande Inquisitore

da I fratelli Karamàzov di Fedor Dostoevskij
regia di Pietro Babina
drammaturgia di Pietro Babina, Leonardo Capuano, Umberto Orsini
Con Umberto Orsini e Leonardo Capuano

In scena sino al 7 dicembre al Teatro Elfo Puccini

www. Elfo.org


(La Redazione)



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