Femminicidi D'Antan. Isolina Canuti

Prima si chiamavano omicidi, ora femminicidi. Un fenomeno sempre esistito, aumentato ed emerso negli ultimi anni. Storie dove le protagoniste e vittime sono le donne.
 Primi del '900, Isolina Canuti, 19enne veronese fu uccisa e "fatta a pezzi" perchè non rimanesse traccia della sua gravidanza.

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É una piccola storia quella di Isolina, quasi scontata: quella di una ragazza che rimasta incinta dell’amante spera di riuscire a sposarsi. Durante una cena alla Trattoria del Chiodo, a Verona, la giovane donna  dopo essere stata ubriacata, viene fatta abortire con violenza. La cena si trasforma in una specie di orgia durante la quale con l’aiuto di un ufficiale medico tentano di far abortire Isolina inserendole nell’utero una forchetta (!) ma nel corso dell’operazione muore.

“Qualcuno” a questo punto la fa a pezzi e ne butta i resti nell’Adige.
Ritrovati  fortuitamente i resti e identificato il cadavere tutti gli indizi portano a un gruppo di ufficiali, amici del 24enne nobile capitano Trivulzio pensionante in casa di Isolina e suo amante occasionale.
Lo stesso questore della città è convinto della colpevolezza dei militari.

Delitto compiuto in un ristorante quindi, il Chiodo, durante una cena di ufficiali.
Muore anche un’amica di Isolina, che era con lei a quella cena al Chiodo. Muore in ospedale si sospetta per avvelenamento. Stava per essere interrogata, ma aveva partorito proprio in quei giorni. Poi le sue condizioni improvvisamente sono peggiorate. Rivelerà al padre di essere stata avvelenata, prima di morire. Il padre andrà in questura, ma non verrà ricevuto.

Per far assolvere il Trivulzio, in mancanza di meglio, gli avvocati dell’accusa mirano a far apparire Isolina «leggera», una che la morte se l’è peggio che cercata, «se l’è voluta». A questo bastano una vicina di casa animata da qualche risentimento, i pettegoli, i bigotti, la retorica, i finti moralismi. L’intera vicenda viene così politicizzata e lo stesso Capo di Stato Pelloux lascia intendere di tenere molto all’esercito e di preferire che tutto venga sepolto.

Delitto senza castigo, per il colpevole mai condannato;
castigo invece per chi ha mosso le acque e chiesto giustizia dai titoli dei giornali. 23 mesi di carcere per il direttore di un giornale “socialista” che indicava in Trivulzio il colpevole: condannato per diffamazione.

Del resto Isolina è figlia di un impiegato, un povero uomo che s’arrangia dando in affitto qualche camera agli ufficiali di passaggio; Trivulzio proviene invece da una famiglia nobile e ricca, e poi cosa conta la vita di una ragazzina semplice e povera di fronte all’onore dell’esercito? Ed è quello che alla fine viene salvato, contro tutte le evidenze. Isolina è la vittima in una storia in cui i veri protagonisti sono la ferocia e il conformismo.

Un fatto di cronaca vera da cui Dacia Maraini trasse nel 1985 il suo romanzo "Isolina".
Nel ricostruire la vita e la morte di Isolina, la scrittrice donna è inseguita da fantasmi che la turbano, da pensieri che dicono "anche a te sarebbe potuta andare così".

Ciò che colpisce la scrittrice che ottant’anni dopo si mette sulle tracce di Isolina è la scomparsa di ogni traccia. Nessuno la ricorda e nessuno, soprattutto i suoi parenti, la vuole ricordare. Isolina non è morta bene. Di lei è rimasta solo una nota della spesa.

I femminicidi non sono un prodotto del nostro tempo, della modernità, dell’emancipazione femminile e dei costumi. Ci sono sempre stati. Donne e bambini sparivano semplicemente. Solo i casi più efferati raggiungevano l’opinione pubblica dai giornali e in ogni caso pochissimi sapevano leggere…

L’ignoranza, il silenzio, l’omertà e il perbenismo uccidono le donne da sempre.

@Cassandra Dixit


Isolina trovata a pezzi in Adige
http://www.verona-in.it/2007/03/01/delitti-e-misteri-isolina-trovata-a-pezzi-in-adige/

"Isolina" di Dacia Maraini, romanzo inchiesta su cronaca nera (1985)
http://www.tesionline.it/v2/appunto-sub.jsp?p=9&id=324


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