Area C: indietro non si torna
Lo abbiamo visto tutti. E proporzionalmente sono diminuite le emissioni primarie di inquinanti.
Ma la situazione appare ancora molto complessa. Alcuni dati provano come il pm10 sia ancora elevato, d’altro canto i risultati della ricerca AMAT/ISDE (atti suhttp://www.amami.it/eventi/default.asp) presentata l’11 febbraio scorso a Palazzo Reale dimostrano che “alla variabilità locale del traffico e dell’inquinamento corrisponde direttamente la variabilità del rischio salute”.
Non potevamo certo aspettarci dei miracoli, ma se crediamo alla ricerca AMAT, il problema ora è quello di estendere i vantaggi della diminuzione del traffico anche ai cittadini che non abitano all’interno della cerchia dei bastioni. E invece, inspiegabilmente, dall’assessorato viene una proposta di limitazione del provvedimento, ovvero la chiusura anticipata dell’Area C, il giovedì alle 18.00 invece che alle 19.30.
Le difficoltà in Zona 1
Dal Comitato x Milano di zona 1 sappiamo che dopo il tempestoso incontro del 9 gennaio al CAM Garibaldi durante il quale gli esponenti della destra si erano scatenati con proteste scomposte si temeva un crescendo di iniziative di contestazione e di boicottaggio.
Invece l’avvio effettivo dell’Area C e i suoi evidenti effetti positivi sul traffico ma soprattutto per la qualità della vita dei residenti in Zona 1 hanno spento le proteste.
Anche il tema sostenuto inizialmente da alcuni residenti (“devo pagare per tornare a casa mia”) si è rivelato debole. I dati ufficiali AMAT del primo mese di applicazione lo confermano: un terzo dei veicoli dei residenti non è mai entrato in Area C e un altro terzo è entrato due volte ovvero restando sotto la soglia dei 40 ingressi gratuiti all’anno.
La campagna dell’associazione dei negozianti
Ma in questa zona è successo qualcosa d’altro. Dal 15 febbraio, le associazioni di via e di quartiere dei commercianti hanno lanciato una campagna con l’esposizione di locandine in vetrina "L'Area C distrugge il lavoro di tutti".
Il Comitato x Milano di Zona 1 ha dunque iniziato un lavoro di inchiesta andando a intervistare i negozianti cercando di far emergere i temi reali del disagio.
L’indagine del Comitato
Dai primi risultati emerge che almeno un terzo dei commercianti è ben conscio che l'Area C non ha nulla a che fare con l'effettiva riduzione del giro d'affari ma che ha esposto la locandina su pressione delle associazioni di categoria o di quartiere che si sono mosse con impegno e metodi quasi da racket.
Solo un 10% (chiaramente schierato a destra) manifesta posizioni legate al modello individualista “niente multe, niente tasse, liberi di mettere la macchina ovunque”.
Emerge il fatto che la stragrande maggioranza dei commercianti usa l’automobile per recarsi in negozio e se è sempre riuscita a parcheggiare gratis grazie ai soliti metodi (uso delle aree di carico/scarico, benevolenza dei vigili, qualche furbizia…) ora non può scampare alle telecamere di Area C. La scusa che l’automobile serve a fare rifornimento è ridicola: su una spesa all’ingrosso di centinaia di euro, non sono certo i 5 euro del ticket che costituiscono un problema.
Che cosa vogliono queste Associazioni?
Vogliono fare una prova di forza per contrattare un indebolimento di Area C ma forse non solo.
La campagna era iniziata con la distribuzione, fatta da “volontari” ora irrintracciabili, di caramelle balsamiche “Aria C” e ora dovrebbe proseguire con la raccolta di firme, l'iniziativa delle vetrine spente o listate a lutto, una campagna dunque ben organizzata, dietro la quale forse non ci sono solo i commercianti.
Un ringraziamento a Marco Gatti del Comitato Zona 1 per Milano