Pisapia s'è desto

L'aveva promesso nel 2011. Una Milano partecipata. E venerdì scorso è arrivata la delibera che mette in gioco 9 milioni sui bilanci partecipativi, zona per zona, di un milione. Un esperimento mai tentato in Europa. Che però già solleva qualche critica. Soprattutto dai Consigli di Zona, che si vedono esclusi. ()
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Un fulmine a ciel sereno la delibera della Giunta comunale di venerdì scorso. Sul piatto 9 milioni di euro messi a disposizione dei cittadini milanesi, zona per zona, perché possano proporre e decidere del loro uso, tramite percorsi di bilancio partecipativo. In pratica qualcosa di mai tentato in una grande città italiana: ogni zona avrà a disposizione un “budget” di un milione e i cittadini, in assemblee fisiche e online, potranno avanzare proposte di riqualificazione e riordino di aree e edifici pubblici comunali. Seguiranno fasi di verifica tecnica da parte degli uffici comunali e di selezione delle proposte. E infine la decisione finale, secondo un modello nato 35 anni fa nella città brasiliana di Puerto Alegre, ma anche attivo, tutt’ora, in piccoli comuni italiani, come Canegrate, Faenza, Cascina.

L’avvio in grande stile della partecipazione, da tempo in programma (e richiesta) alla giunta Pisapia, dovrebbe muoversi all’incirca da metà anno prossimo. Primo passo sarà “un bando di gara per un soggetto indipendente, che dovrà essere esperto in processi di partecipazione e che dia garanzia di competenza, capacità e terzietà”.

Questo soggetto, probabilmente di origine universitaria, “per prima cosa svilupperà il progetto complessivo – si legge nel comunicato del Comune - con regole e ambiti di intervento, e aprirà l’importante fase di informazione ai cittadini. Gli incontri dei cittadini sul territorio costituiranno il punto fondamentale del percorso in quanto consentiranno di individuare le priorità. Successivamente si svolgerà la verifica tecnica della fattibilità delle proposte a cura degli uffici comunali. Infine il voto finale sancirà  la decisione dei cittadini su quali proposte l’Amministrazione dovrà realizzare”.

Tutto bene? Coloro che attendevano la messa in pratica degli impegni programmatici partecipativi di Giuliano Pisapia fin dalla sua campagna elettorale dell’estate 2011 ora possono cominciare a dirsi soddisfatti. Un’iniziativa di partecipazione strutturata di questa dimensione non ha riscontri con nessuna metropoli d’Europa. E i rischi di fallimento dei processi deliberativi appaiono limitati dalle competenze in materia, soprattutto negli atenei milanesi.

Molto meno entusiasta l’area dei consigli di Zona. Subito dopo l’annuncio non sono stati pochi i consiglieri che hanno obbiettato, anche piuttosto duramente, lo “scavalcamento” dei consigli da parte del nuovo schema partecipativo, che crea un univoco filo diretto tra cittadini e Comune, anche se tramite il “soggetto terzo” organizzatore.

Scrive per esempio su Facebook Sara Rossin, vicepresidente del consiglio di zona 3: “Nei Consigli di Zona giacciono centinaia di delibere di richiesta di piccoli interventi e di concreti progetti sollecitati dai cittadini che non hanno mai avuto risposte operative/attuative e per la realizzazione dei quali i Consigli di Zona non hanno mai avuto fondi a disposizione. Dunque, le proposte dei cittadini non contano niente se vengono portate ai Consigli di Zona, ma conteranno per un milione di euro se verranno portate direttamente al Comune”.

Consigli di Zona tagliati fuori? Anche per la prossima fase di costruzione dei Municipi per la città metropolitana? “Tanto varrebbe chiuderli, ora, i CdZ – scrive Pierangelo Rovelli, capogruppo Pd al consiglio di Zona 3 - Perché il lavoro che faremo da oggi a fine consigliatura non servirà a nulla. E poi quel che non capisco è perché con questi progetti "saltare" l’unico organismo che ha avuto un reale contatto con i cittadini? La giunta non c’è l’ha avuto mai e vuole recuperare ora con un progetto che taglia fuori l'istituzione decentrata?

Domande piuttosto pesanti, a cui il vicesindaco Lucia De Cesaris risponde con un “ci siete anche voi”, e ripetuto.

Come dire: un annuncio, una delibera forte e di “rottura” fatta in velocità. Ora forse da bilanciare con le zone.

Resta il fatto che su almeno due fronti si apre una fase nuova. Per il “popolo arancione”, i sostenitori della giunta Pisapia, che potranno affrontare la prossima campagna elettorale con un promessa mantenuta in più e con concrete attività partecipative in corso. E anche per il delicato percorso di formazione della città metropolitana, con la messa a punto del suo statuto entro fine anno (si veda la discussione in corso su PartecipaMi). E poi, dal primo gennaio, l’entrata in vigore della nuova entità. Dove il Comune di Milano si presenta in ritardo, soprattutto nel decentramento verso i nuovi Municipi, ciascuno di dimensioni più comparabili con gli altri comuni-partner dell’Hinterland. L’iniziativa sui bilanci partecipativi di zona potrebbe in qualche modo compensare questo ritardo (in fondo si tratta del decentramento di 9 milioni di investimenti comunali, altrimenti centralizzati).

Ed e’ un esperimento, ripetono Francesca Balzani e Carmela Rozza, rispettivamente assessori al Bilancio e  ai Lavori pubblici. Ma è anche, come si vede, un atto politico di prima grandezza.

 

 

  

 

 


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