Tutela della maternità: non parole, ma fatti


Si continua a parlare di "aberranti pratiche", "clausole che indignano", ma le risoluzioni, dopo il botto iniziale, sembrano cadere nel vuoto, irrisolte e inique mannaie sul diritto alla tutela della maternità. Ne sono un esempio i recenti fatti che riguardano i contratti dei precari alla RAI. Ma ora basta: il 23 febbraio una delegazione di donne ha presentato un appello unitario indirizzato alle più alte cariche dello Stato per il ripristino della legge 188 contro le dimissioni in bianco.
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legge 188
Politologi, sociologi, psicologi, Chiesa inclusa, discutono animatamente del mondo femminile, di quel mosaico che spazia dal lavoro femminile, all’occupazione, al walfare e chi più ne ha più ne metta, dimenticando che la risoluzione di leggi che proteggono la donna nel diritto e nella tutela alla maternità sono alla base di un società civile, di un sistema economico etico, uno spazio dovuto di accudimento e, in parte, rafforzamento del nucleo sociale.
 
Gli ultimi eventi non ci tranquillizzano.
È di questi giorni la denuncia di Errori di stampa per la clausola che permette l'interruzione del rapporto di lavoro in caso di maternità per le giornaliste precarie.
E neppure la risposta ambigua della Direttrice Generale della Rai, ci rassicura. Lorenza Lei dichiara, infatti, di ''non avere alcuna difficoltà a togliere la clausola dai contratti, per una diversa formulazione che non urti la suscettibilità, fatta salva la normativa vigente che non è nella disponibilità della Rai poter cambiare''.
Suscettibilità? Diversa formulazione? Bontà sua. Pur apprezzando sicuramente la squisita sensibilità femminile della  DG in carica, la sensazione rimane quella di un ambiguo imbonimento politico e non di una reale trasparente proposta risolutiva.
 
A questo proposito, aspetteremo con ansia il suo dichiarato incontro con la Fornero per illuminarci e ricrederci. Stiamo però parlando della stessa Ministra Elsa Fornero, che pochi mesi fa, sullo spinoso problema delle dimissioni in bianco riproposto all'attenzione del governo, si era affannata a dichiarare:  "... tale pratica pesa fortemente e negativamente sulla condizione lavorativa delle donne e sulla loro stessa dignità, costituendo una vera e propria devianza dai principi di libertà alla base della società civile".
Ma le dimissioni in bianco sono più che “una devianza” stiamo parlando di una pratica illegale che obbliga la lavoratrice, all'atto dell'assunzione, a firmare una lettera di dimissioni priva di data, che sarà utilizzata in caso di maternità.
La legge 188 contro le dimissioni in bianco venne varata dal governo Prodi il 17 ottobre 2007 per essere poi  cancellata, solo un anno dopo, con decreto d'urgenza, dal governo Berlusconi nel giugno del 2008.
 
Attualmente, oltre "l'indignazione" forse già tramontata da parte del Governo, non sembra esserci molto altro. Non a caso, dal 23 febbraio è stata indetta una prima giornata di mobilitazione nazionale dove una delegazione di donne del sindacato, della politica, del giornalismo, della società civile, riunite sotto l'iniziativa "188 donne per la 188", ha depositato presso le Prefetture di tutta Italia, un appello al Presidente del Consiglio, ai Presidenti di Camera e Senato, alla Ministra Elsa Fornero, alle parlamentari di Camera e Senato, richiedendo il ripristino della legge 188 per il diritto alla maternità.
 
Che sia la volta buona?
Speriamo.

Marzia Frateschi
Comitato Zona 3
 

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Re: Tutela della maternità: non parole, ma fatti
06/03/2012 Pellegrini Maria Antonietta
C'è più che un ragionevole sospetto che si voglia tornare a relegare in casa le donne che scelgano di diventare madri; solo questo si può dedurre dalla politica in un paese in cui si parla sempre di difesa della famiglia e poi nei fatti si comporta all'opposto. La maternità resta un lusso, a meno di non avere nonni a disposizione, oppure abbandonare i bambini alle accoglienti strutture cattoliche, ben finanziate da regione e stato. Ritorno a un passato in cui si sapeva già dalla nascita quale sarebbe stato il destino di ognuno.


Re: Tutela della maternità: non parole, ma fatti
04/03/2012 VINCENZO ROBUSTELLI
Il titolo è :non parole, ma fatti.
Io dico che i fatti non possono essere quelli del governo amico molto prono alla Chiesa e ai poteri finanziari e speculativi. I fatti sono solo quelli che le donne autonomamente decidono di portare avanti e non rimanere alla finestra in attesa che le donne di turno al potere, non meglio dei loro colleghi uomini, cambino le leggi.
Quali leggi del governo Berlusconi sono state cambiate? Quali leggi ad personam sono state eliminate? Quali leggi sul conflitto di interesse sono state poste alla discussione? Quali leggi elettorali sono all'ordine del giorno?
Quali leggi sull'informazione sono state affrontate?
Nessuna.
Ma Berlusconi non era caduto e il berlusconismo sconfitto?
Per cui che le donne decidano lontano dagli equilibri del potere cosa vogliono e cosa non vogliono e prendano le iniziative che valutano più opportune per raggiungere i propri obiettivi.


 
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