Fecondazione eterologa: la legge va applicata, no alle discriminazioni di Regione Lombardia

Ben volentieri riceviamo e pubblichiamo il comunicato stampa firmato da Usciamo dal silenzio e dal Tavolo dei Cosultori di Milano, contro la grave discriminazione operata dalla delibera della Giunta Lombardia che autorizza la fecondazione eterologa solo in caso di infertilità e sterilità assoluta e con prestazione completamente a carico dei dei contribuenti. 

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eterologa
Dopo che la Ministra della Salute Beatrice Lorenzin ha rinviato ogni decisione sulla fecondazione eterologa al Parlamento, le Regioni hanno concordato le linee-guida necessarie a rendere immediatamente esigibile un diritto costituzionalmente garantito.
La Regione Lombardia ha deciso di far pagare per intero il costo del trattamento alle coppie che lo richiedono, collegando direttamente la possibilità di accedere a una procedura cui la sua componente integralista è contraria, con la disponibilità economica. Lo ha fatto in nome delle necessità di spesa ed evocando i bisogni dei cittadini più anziani: tesi strumentale, laddove, secondo le stime dei tecnici, in Lombardia si prevede una richiesta inferiore ai mille trattamenti l’anno.
La sentenza della Corte Costituzionale n. 162/2014 ha dichiarato incostituzionale il divieto della fecondazione eterologa previsto dalla legge 40, che continua comunque a disciplinare la procreazione medicalmente assistita. La legge c'è e va applicata.
Nelle linee-guida della Regione Lombardia non vi è poi alcun riferimento alla possibilità - prevista nel documento condiviso della Conferenza Stato Regioni - di accedere alla fecondazione eterologa per chi porta anomalie genetiche in grado di determinare malattie gravi.
Come per il ricorso all’aborto volontario, anche per la fecondazione eterologa la Regione Lombardia non si oppone dunque apertamente alla pratica, ma mette in atto dispositivi burocratici e organizzativi che rendono l’autodeterminazione delle donne una corsa a ostacoli, discriminando in base al reddito proprio le coppie che hanno maggiori problemi di procreazione. Per accattivarsi il consenso delle forze cattoliche più integraliste (leggi CL/NCD) che hanno sempre contrastato la FMA, ancora una volta Governo e Regione puntano a difendere un modello di famiglia che non corrisponde più alla realtà: la famiglia come società “naturale” (biologicamente confermata) a fronte di una realtà “arcobaleno” di famiglie per le quali le tecniche di FMA sono solo una possibilità cui ricorrere.
E’ necessario, a nostro avviso, che la Ministra Lorenzin inserisca la fecondazione eterologa nei Livelli Essenziali di Assistenza, in modo che non abbiano motivo d’essere le lamentele dei governatori sull’insufficienza delle risorse, e che la Regione Lombardia, per la parte che le compete, garantisca l’accesso alla fecondazione eterologa, senza discriminazioni.
 
Usciamo dal silenzio e  Tavolo dei Consultori  di Milano
 

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