Il Duca delle Tellies

Per i lettori di zx3mi eccovi un racconto estivo di Antonella Nathansohn.
Buona lettura!
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circuiti
S'era fatto tardi.  Il Duca si godeva lietamente sul monitor il “Camino di M&D”,  un sito di persone ormai separate, come lui.  
Non che non avesse niente da fare,  ma in quello come in altri pomeriggi,  la situazione era sotto controllo.  Quindici monitor sovrastavano la sua postazione di lavoro.  Facce e luoghi si susseguivano uno dopo l'altro,  in un percorso mediatico che dopo tanti anni d'abitudine,  gli pareva perfino monotono.  Nessun rumore esterno,  o scalpiccio di piedi,  o rimbombo di voci giungeva a disturbarlo.  Ogni tanto lanciava un'occhiata agli strumenti,  sapeva dove guardare,  magari non riconosceva le immagini ma sapeva dove puntare: inserimento di 0123B in campo EDX. . . utilizzare i bit. . . insomma. 
Eseguiva ad occhi chiusi un itinerario lineare ed obbligato tra led e telly sfavillanti ed efficienti. Sarebbero bastati pochi minuti ed avrebbe chiuso,  sarebbe uscito a godersi la serata,  sarebbe finalmente riuscito a gustarsi il suo status. .  
Lo fermò un rumore improvviso dal fondo dell'ufficio. Una botta un po' sorda,  una specie di sfrigolio. Alla porta non c'era traccia di nessuno. Dopo una pausa,  in cui si convinse d'aver sentito echi esterni,  avvertì più vicino e distinto il rumore. Poi una dopo l'altra vide accendersi e  lampeggiare le telly. . . 
Sentì un affanno alla gola e dovette appoggiarsi alla sedia,  stupefatto.  Scrutò i computer per capire,  ma su tutti gli schermi lampeggiava la scritta OUT OF ORDER. Impugnò la tastiera, fece saltare il programma in Two poi richiamò One e contemporaneamente inserì nello stack l'indirizzo di ritorno.  
Per quattro secondi,  mentre la stanza si riempiva di un acro odore di bruciato, gli parve di scorgere l'immagine di una donna nuda che si dibatteva sotto una campana di vetro,  ma fu un'attimo,  poi tutto fu buio e silenzioso.  
Fu un attimo. Non capiva cosa era successo. Sapeva soltanto di dover ritornare con i piedi per terra e chiamo’ L.
"Corri... dobbiamo inserire il programma d'emergenza" urlò al cellulare "Qui sta saltando tutto!" ma nessuno gli rispose. Immediatamente inserì il valore X byte nello stack per recuperare gli ultimi secondi di trasmissione.  
Presentiva infatti che l'ultima immagine che gli era apparsa sullo schermo,  racchiudesse il mistero di tutto quell'incredibile incidente.  
Con i capelli scarruffati,  le guance pallide, e gli occhi che per lo sforzo di guardare sembravano due chiodi conficcati nello schermo, la donna riapparve sul monitor.  
"Finalmente. . . . " sussurrò con un fil di voce la graziosa signora aggrappata al vetro "State per essere inghiottiti da un buco nero. . . . gigantesco. . . . ma se riuscirete a liberarmi vi salverete tutti. . . Però bisogna affrettarsi, dovete cercare la Rupex Recta,  perché contiene la chiave per spezzare l'incantesimo. Si trova nel cuore della luna,  non potete andare che là,  dove 11000 anni fa,  i vostri antenati seppellirono una spada che è l'unica in grado di scheggiare questa campana di vetro. che una volta aperta lascerà evaporare i buchi neri prodotti dall'acceleratore. . . Cercatemi sono vicina a...." La sua voce era diventata un soffio,  e la donna con un ultimo contorcimento scomparve all’improvviso.
A quelle parole il Duca di telly rimase scosso, profondamente turbato.
E ora? Cos’era? uno scherzo di qualche buontempone in rete o di qualche suo amico???   
Impugnò il mouse, senza sapere cosa fare, e in quel momento ronzo’ il cellulare
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 mise a fuoco lo sfondo,  azzerò EAX,  per l'istruzione successiva, inserì il valore byte,  e decisamente gli fu chiaro che il pianeta su cui si trovava la donna non era altro che "Io" il satellite di Giove.  
Ora gli occorreva la spada,  e così facendo leva su hexedit stackshell estrasse dal cuore della luna la rupex recta,  il formidabile spadino spaziale in grado di mettere ordine al caos universale.  
Sfidò l'impossibile:saltò su ganimede,  e poi su Europa prima che potessero essere inghiottite dai buchi neri,  raggiunse Giove, e brandì lo spadone come uno sperone,  come uno stack pointer. . . Con quattro colpi ben mirati,  mandò in frantumi la campana di vetro,  poi cinta la donna l'attirò a sè e la trasportò nello spazio. Inebriati da quella sensazione di libertà se ne vanno in giro per il cosmo, credo,  navigando e percorrendo le stelle della sera.  
Grazie infatti all'acceleratore LHC raggiunsero insieme la velocità della luce e suppongo,  anche di più. . . . perché,  come mi riferiscono gli amici di M&D,  sembra che non siano ancora tornati indietro per raccontarlo. . . . 
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