Mobilità alternativa

Pensieri estivi e sconsolati causati da assicurazione auto e dai gioiosi manifesti per i volontari dell'EXPO
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IL VELOCIPEDE0006
Dopo più di quattro anni ci sono riusciti: ho dovuto ricomprare una dannata automobile. Non è stato tanto il fatto che mi abbiano rubato ben sei biciclette in un anno e che prima di rinunciare del tutto ai velocipedi, sia dovuto anche andare un paio di volte a ricomprarli alla fiera di Senigallia (o Porta Genova che dir si voglia) dagli stessi ladroni che te li fregano tranciando catene d'acciaio stragarantite, e care, come fossero ali di polli allo spiedo. O che il Sindaco abbia aumentato il prezzo dell'abbonamento autofilotranviario, malgrado le promesse che mai e poi mai l'avrebbe fatto. Per la verità ho sempre detestato andare in bicicletta a Milano (le rotaie del tram, il pavè, le buche, le piste ciclabili di pura facciata che finiscono nel nulla come certe superstrade venete o siciliane, la nevrosi galoppante della maggior parte degli automobilisti milanesi) e in fondo un aumento di cinque euro al mese dopo anni che non ce n'erano stati (seppur per motivi puramente elettorali e a costo di dissestare i bilanci di ATM e Comune) beh, non è stato un sacrificio insopportabile. No, la botta finale che mi ha fatto abbandonare la mobilità alternativa me l'ha data l'EXPO, quello che dovrebbe nutrire il pianeta e dare energia per la vita.

Non fraintendiamoci, non è perché le nuove linee metropolitane manco a dirlo non saranno pronte a tempo e non sapremo mai quanto ci costeranno davvero: io a vedere L'EXPO nemmeno mi sogno di andarci, figuriamoci in automobile. Alla larga! Già mi sentivo a disagio nella vecchia Fiera Campionaria, e non avevo l'età che ho adesso. Mi ci portarono un paio di volte. Brrr, quei torrenti di folla accaldata che sgomitava per riempirsi le borse di dépliant e ammennicoli vari! Li distribuivano a piene mani belle ragazze, anche allora. Me ne viene in mente uno che pubblicizzava un sistema automatico per far suonare le campane. Din don din dan! Ed eccola lì, me la ricordo benissimo ora: una grande campana di bronzo decorata a sbalzo proprio in mezzo al viale dell'Industria che suonava comandata da un apparato elettromeccanico. Al campanaro bastava selezionare la melodia e il gioco era fatto, senza aver più da restare aggrappato al cordone. Bel progresso, niente da dire. Un richiamo alla messa, un avemaria, un suono a distesa e dal flusso di folla saltavano fuori, con tanto di tonaca e aria beata, quantità insospettate di preti pronti a provarlo, l'ingegnoso apparato. E perfino a comprarlo, per la gioia dei parrocchiani e dei campanari! Erano altri tempi, d'accordo, c'erano il boom e la Diccì. Però, din don dan, che meraviglia la modernità se illuminata dalla fede cristiana. Forse la fede non c'entra ma a quei tempi felici, non ci si crederà, a chi li dava via, i dépliant e gli ammennicoli, lo pagavano pure. Anche le mazzette pagavano già allora, certo, ma almeno ai giovani il lavoro capitava di trovarlo, e presto perfino, se dotati di buona volontà e un opportuno viatico.

Ora la Diccì non c'è più e i viatici del parroco non sono up to date. E allora din don dan, illuminazione! a qualcuno è venuta la splendida idea del Volontariato. Chi non ha visto per le strade della nostra Zona come in tutta Milano (ma forse anche altrove, data l'immensa portata dello storico evento) quei bei manifesti pieni di giovani sorridenti e idealisti (almeno a giudicare dagli sguardi sereni, ispirati, decisi) e per giunta declinati in tutti i colori propri dell'epidermide umana? Con l'EXPO potrò conoscere un milione di persone in poco tempo, farò esperienza, metterò in mostra le mie capacità e... non sarò pagato una lira, che d'altronde manco c'è più.  Meglio comunque che stare in casa o per la strada a fà flanella, come si dice a Milano. Bella specie di mobilità alternativa. Grande idea, chissà chi l'ha partorita: il lavoro come grande social network. Così viene virtualizzato anche il salario. Mica ti pagano se stai a rincoglionirti otto ore al giorno su Fessbùk e allora perché mai darti qualcosa adesso che puoi sgranchirti le gambe e venire fino a Rho a conoscere gente? Semmai un tablet, ma solo per i più bravi, quelli che magari sanno anche dare la zampa. Sarebbero questi i nuovi posti di lavoro? Mi sa di sì, perchè dei centomila promessi, a oggi l'EXPO ne ha creati ben 3442.

Ma cosa diavolo c'entra tutto questo con la mia nuova automobile? C'entra, perché ai miei tempi il volontariato era qualcosa fatto a favore di soggetti che ne avevavano assoluto bisogno, magari per l'assenza o la debolezza delle pubbliche istituzioni, e a me volontariato è capitato di farne in Italia e in molte altre parti del mondo, guidando automobili, camion e camionette sulle strade più dissestate e pericolose, nei deserti, sulle montagne, perfino in zone di guerra. Qui sta il punto, molto poco idealista, per quel che riguarda questo sciocco racconto: pochi lo sanno, ma se per cinque anni non assicuri un'automobile devi ripartire da zero, con la classe di merito più alta, come un neopatentato. Poco importa se noleggi o se c'è il car sharing e puoi aver guidato tanto anche senza avere un'auto privata, oppure appunto se hai continuato a farlo nel vasto mondo. Il tuo contributo alle Assicurazioni, volente o nolente, lo devi dare. E non ti difende nessuno, tantomeno il giovane Renzi o un qualunque catricalà.

Qualcosa di simile, ma con più vaselina, faranno quei fortunati che lavoreranno gratis per l'EXPO: daranno un contributo al sistema. Dev'essere davvero una grande mente quel creativo che ha partorito l'idea. Ora infatti ha i bollini di tutti i partners, siano essi imprese private (passi, quelle ce provano sempre, è la loro natura) o pubbliche istituzioni: Ministero dell'Economia e delle Finanze, Regione, moritura Provincia, Camera di Commercio e naturalmente Comune arancione della Milano dove l'aria doveva cambiare. Tutto ciò mi ricorda Dario Fo, grande irriverente. Tutti uniti, tutti insieme! recitava un titolo del vecchio giullare, ma scusa, quello non è il padrone?

Già, chi è il Padrone, chi tira le fila in questa storia dell'EXPO? Non quella faccia da pesce, bollito ma sempre ottimista, dell'Amministratore delegato che vada come vada si pappa la sua bella fetta, per giunta perfettamente legale, sotto forma di lauto compenso (270.000 + 130.000 all'anno, dico bene?). Non quell'altro marpione che l'ha preceduto (chi si ricorda del nome?) che dopo aver fatto perdere una montagna di tempo se n'è andato con la sua buonuscita, non quei mariuoli che hanno appena pizzicato con le mani nel sacco, non la Moratti e il Formigoni che non ci son più, né il (du) Maroni che purtroppo c'è eccome, né il tenero Giuliano che doveva esserci e poi molto non c'è (tant'è vero che preferisce un canale di scolo che non serve a niente se non ad affari piuttosto loschi invece di sistemare una buona volta la faccenda delle esondazioni del Seveso). No, non ce n'è di padroni, ma sono comunque tutti d'accordo: meglio strapagare i dirigenti e pagare il lavoro il meno possibile, possibilmente un bel niente. Non somiglia piuttosto a una specie di bad company quest'impresa dell'EXPO? I soldi li mette il pubblico, pochi privati (se non li arrestano prima) guadagnano bene e molti resteranno mazziati a pagare il conto per gli anni a venire. Insomma, Sistema Italia perfetto e benedetto dalle massime istituzioni.  A proposito di Seveso, ahimé quanta acqua è passata (o quanto poca) nei suoi canali da quando scrivemmo di Expo nel 2011.

Sì, ma che possono importare sproloqui così qualunquisti agli impegnati, informatissimi, magari ancora ottimisti lettori di questa rivista? Nulla certo, e me ne scuso. Volevo solo spiegare perché l'EXPO ha costretto, me poveretto, a comprare un'auto dopo quasi cinque anni di ostinata mobilità alternativa. É semplice, ho bisogno di un'auto per andarmene lontano prima che l'EXPO stesso cominci, direi in un'amena valle a darmi energia per la vita nutrendo quella piccola parte di pianeta che coincide con me, possibilmente a kilometro zero, e lo vorrei fare senza pagare di assicurazione per i prossimi anni, già vecchio, uno sproposito da neopatentato. Son cavoli miei di cui non importerà nulla a nessuno ma mia figlia, che avrà diciott'anni alla data fatidica e già parla correntemente tre lingue, ci andrà lei, se crede, a vedere la Grande Esposizione Universale, e mi auguro possa essere una bella esperienza. Però, se invece di buttarsi a lavorare a Londra, Hong Kong o dove le pare, magari in un pub, magari come semplice au pair per iniziare, si fa abbindolare e fa domanda da volontaria per l'EXPO, capace che la diseredo. Anche questo è spingere per una mobilità alternativa.

Adalberto Belfiore


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Re: Mobilità alternativa
20/07/2014 adalberto
Giusta osservazione la sua, cara signora Chiara, e mi spiace che questo raccontino (semi)scherzoso l'abbia alla fine un po' rattristata. Va bene la crescita personale, a patto però che con la scusa della crescita personale qualcuno non ci guadagni su. Tutti sanno che moltissimi (giovani e meno giovani) danno volontariamente e con grande merito il loro contributo alla società, ma a favore di enti benefici e a soggetti bisognosi non a imprese commerciali che realizzano profitti e pagano principeschi compensi. Questo a mio modesto parere somiglia molto allo sfruttamento.
Tantopiù che rafforza il trend di considerare il lavoro, specialmente quello dei giovani, una merce di scarso valore.
Con cordialità
AB


Re: Mobilità alternativa
18/07/2014 Chiara Cavalli
Ho letto l'articolo sulla mobilità alternativa, e mi rattrista un po' l'ultimo paragrafo: non mi sembra giusto far credere ai giovani che non si possa mai far niente se non dietro compenso.
In realtà anche nelle più gratuite esperienze un compenso c'è, in crescita umana, in conoscenza di sé e degli altri.
Mi auguro che siano tanti i volontari, per l'Expo.
Cordiali saluti
Chiara Cavalli


 
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