Andar per libri... C’era in Versilia una moto nera

Un romanzo storico che ricostruisce le tristi vicende della seconda guerra mondiale dalla parte di personaggi che la storia l’hanno più subita che interpretata. Scene di vita quotidiana di Resistenza e di fascismo in Versilia. ()
versilia moto WEB
Potenza del passa parola.
Fabio Treves segnala la presentazione di un libro presso la Libreria Popolare di via Tadino. Il titolo è, almeno per me, poco attraente. Si parla di Versilia, luogo che frequento e conosco poco e c’entra pure una moto nera. Se non avversione diciamo che ho sempre nutrito una certa indifferenza per l’argomento moto. Per farla breve, se mi fossi imbattuto su uno scaffale di libreria del romanzo C’era in Versilia una moto nera con tutta probabilità non lo avrei né soppesato, né sfogliato, né, tanto meno, annusato, che questo è atto da vero feticista.

Dalla segnalazione al recapito di una copia il passo è breve. L’autore non è uno scrittore professionista, è un architetto milanese, compagno al Carducci di Fabio Treves dove negli anni del liceo dirigeva il giornale degli studenti. A 65 anni di età, come confessa lui stesso, scrive il suo primo romanzo che, forse, non sarà l’ultimo.
Ambienta la storia nella Versilia degli ultimi anni della Seconda Guerra Mondiale, dopo l’8 settembre, quando nazisti e fascisti, riorganizzati nella Repubblichina di Salò, sono particolarmente incarogniti e crudeli. Centro dell’azione è la città di Massa con le sue piazze, i suoi monumenti, le sue case popolari e borghesi. Protagonista un coro a più voci, di uomini e donne, ragazze e ragazzi, partigiani e fascisti, imboscati e piccoli eroi di piccoli, significativi, gesti.
Per le strade della città e nei suoi dintorni si consumano tutte le tragedie di una guerra civile, dove amici di sempre diventano nemici definitivi, dove il sangue chiama il sangue di morti assurde e inutili.

Nella vicenda si intrecciano amori di letto e amori di adolescenza, rappresaglie ed efferati eccidi in cui la ferocia fascista e nazista si abbatte sugli inermi, sugli indifesi.
Le azioni dei partigiani sembrano a volte poco tollerate dalla popolazione civile, i soprusi dei fascisti vengono accettati a volte passivamente. La guerra, insomma. La nostra guerra.

In storie come questa non c’è né può esserci un lieto fine e i colpevoli sono probabilmente più numerosi degli innocenti o di quelli che si pensano tali. Chi conosce i luoghi ritrova le incombenti Apuane, la Valle del Frigido, il Castello Malaspina, il mare che si spinge sino e oltre Bocca di Magra, terra di poeti.
Chi conosce la storia sa che Massa era situata proprio sulla tragica Linea gotica, sa che subì rappresaglie, rastrellamenti e bombardamenti al punto che fu quasi completamente distrutta.

Nel racconto serrato di Ferrari si intrecciano personaggi veri e personaggi inventati, protagonisti di un coro a tratti sgradevole come sgradevole era la vita in quegli anni a Massa e in tutti i territori contaminati dalla guerra.
La Versilia è attraversata poi da un moto nera, una Guzzi 500 del 1939 con sidecar, cavalcata da un pavido fascista che preferisce le battaglie di letto a quelle di guerra, il che lo rende quasi umano. In questa dolorosa guerra non ci sono né vincitori, né vinti. Ci sono solo sconfitti dalla vita e dalla storia.
Sull’autore resta da dire che è presidente della leggendaria Pro Patria e che vive nella nostra zona, dettaglio per noi significativo.
Andate (in libreria o in biblioteca) e leggete.

Francesco Ferrari
C’era in Versilia una moto nera
Bellavite Editore in Missaglia
Pagg. 224  € 13

Massimo Cecconi


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