Milano. Musica. Mondo: Rebel Up! - Arab Street Sounds Mixtape

La nuova scena elettrica egiziana. La “Primavera araba” in musica.

()
markez electro chaabi web
A tre anni da piazza Tahir, con la tensione sempre alta, in Egitto ci si interroga ancora sulle conseguenze culturali e sociali della rivolta. Lo è, sicuramente, la diffusione della cosiddetta musica electro chaabi - un misto di hip-hop, dance elettronica, danza del ventre, celebrazioni tradizionali da matrimonio- nata in questi ultimi anni all’estrema periferia del Cairo e che attira fortemente l’attenzione di ricercatori, dj occidentali, giornalisti.

La figura più clamorosa di tutte è quella di Islam Chipsy, che suona da assoluto virtuoso sulla sua tastiera Yamaha una specie di versione egiziana della musica techno di Skrillex che a partire dai dubsteppers The Riots ha rigenerato l’Electro e il Progressive house, il Glitch, il Drum and Bass.
Un disco registrato dal vivo, appena pubblicato dalla piccola etichetta d’avanguardia del Cairo Nashazspone, coglie perfettamente l’eccitazione collettiva e la novità delle sue performance.
Islam Chipsy vive al Cairo, ha moglie e figli. Lavora alla sera come musicista professionista nel nightclub Markez (che prende il nome - fondendoli - dal Marquèz, il locale punk per antonomasia e dall’immenso scrittore Gabriel Garcìa) dove accompagna cantanti e ballerine fino a mezzanotte.
Poi si cambia e entra nel mondo segreto del marghanat: feste private, addii al celibato, matrimoni che durano fino alle prime luci dell’alba.
Affiancato da due batteristi, Khaled Mando e Islam Tata, è in grado di praticare per ore le sue routine acrobatiche alla tastiera: suona con le dita, i pugni, i gomiti; aggiunge sirene, rumori, botti. Il volume altissimo e il suono complessivamente distorto fanno il resto. Di fronte a lui migliaia di ragazzi - e ragazze! - ballano in estasi totale.

Due documentari recenti, Electro chaabi della giornalista Hind Meddeb e Underground on the surface della film maker Salma El tarsi mostrano da vicino i volti, i suoni di questo strano movimento di ragazzi - e ragazze! - giovanissimi. Il fatto che le due registe siano donne è un segno preciso. Di recente, star del genere come Sadat, Mc Amin, Oka e Ortega, sono stati accolti da grande curiosità in un loro breve tour inglese.
Questo stato nascente di una delle più vivaci musiche da ballo del pianeta, come fu per il rai algerino, il baile funk brasiliano, il primo hip hop newyorkese, l’electro chaabi è suonata su software craccati e vecchi computer, si diffonde in rete, colpisce per l’ironia dei testi e la contagiosa aria da rave party che trasmette.


Davvero radicale questa nuova scena elettronica egiziana così come la sua fonte d’ispirazione, quel vasto sommovimento appellato “Primavera araba”, che ha tellurizzato tutto il nord-Africa e il vicino-oriente. Non esistono vinili o CD, ma solo mp3 e mediafire links.
Tastiere insieme a voci con l’auto-tuning, elementi eurotrash trasformati in qualcosa di lo-fi ed euforico. Ed insieme ad Islam Chipsy troviamo il tiro EEK e il collettivo multietnico Cairo Liberation Front. I testi sono uno squarcio di neorealismo nel conformismo dei militari al potere.

Povertà, droga, sogni, rivendicazioni tutti provenienti dalle immense periferie del Cairo e che riflettono la situazione politica e sociale e le contraddizioni di una generazione che vuole disfarsi di divieti e tabù. L’Electro chaabi risuona nei palazzi-formicai con i mattoni e il cemento a vista, le strade strette e fangose, le selve di antenne paraboliche e le macchine scassate di altri tempi che intasano i quartieri popolari di Salam City, Imbava, Sayda Zainab Mataryia, da dove sono partite, tra l’altro, le onde d’urto materiali e non sonore, della rivolta egiziana al potere.

E proprio durante le celebrazioni collettive, in particolare i matrimoni, uno dei rari spazi di libertà tollerati dalla società egiziana più tradizionalista, che questa musica ha trovato il suo terreno d’elezione, ha cominciato a scorrere come un fiume carsico prima e in piena ora. Feste con atmosfere psichedeliche, festose, caotiche.
Rave dove fiumi di persone si riversano nelle strade colorate dai graffiti che inneggiano al cambiamento, sotto tendoni illuminati, ripetendo le parole cantate dai vocalist e saltando al tempo di campionamenti di antiche canzoni popolari e rituali del corso del Nilo. Le note dell’Electro chaabi risuonano ormai ben al di là dei ghetti dove hanno visto la luce.
E questa voglia di libertà non potrà essere soffocata da muri o divieti.
Anzi, li abbatterà.

Amerigo Sallusti


Commenta

 
 Rispondi a questo messaggio
 Nome:
 Indirizzo email:
 Titolo:
Prevenzione Spam:
Per favore, reinserire il codice riportato nell'immagine.
Questo codice serve a bloccare i tentativi di inserimento automatici.
CAPTCHA - click right for audio Play Captcha