I mondiali di calcio. Cosa accade dietro il Grande Evento

Si stanno svolgendo in questi giorni i campionati del mondo di calcio, l'attenzione di tutti è rivolta alle partite ed alle gesta dei calciatori in campo, ma cosa avviene in Brasile al di là di quello che ci mostrano gli schermi televisivi?

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Brasile Adital

Su un sito brasiliano di informazione giornalistica (Adital http://site.adital.com.br), abbiamo visto un articolo che dava notizia delle grandi manifestazioni di protesta in atto nel paese e recava un'intervista alla portavoce di un'associazione nazionale per la difesa dei diritti dei cittadini e dei lavoratori, Rosilene Wanseto. Non esiste forse altro paese al mondo dove la passione per il calcio è così forte come in Brasile e dove il fenomeno calcistico rappresenta un elemento di primo piano nella società. Forse proprio per questo in occasione della Coppa del Mondo il governo si è impegnato oltre misura a rappresentare l'immagine di un Brasile moderno, efficiente, uscito dalla povertà, in rapida crescita economica, ora meno rapida, grazie alla politica che Lula ha avviato negli anni scorsi e che l'attuale presidente, sua erede, sta portando avanti con determinazione. Sembra però che l'azione del governo per mostrare ai visitatori un paese sicuro e affidabile sia stata condotta con metodi assolutamente autoritari, giustificati dalla proclamazione dello stato di emergenza che l'organizzazione dell'evento imponeva. Sono state evacuate intere favelas, abitate da grandi masse di popolazione indigente, sgomberati spazi pubblici a favore dei privati organizzatori del mega evento e destinate loro ingenti risorse pubbliche. Le voci di dissenso sono state represse duramente in violazione dei più elementari diritti umani e civili. Sono state rese illegali e quindi impedite persino quelle attività economiche che consentivano un piccolo reddito di sussistenza ad un gran numero di venditori ambulanti.

Il malcontento generale è sfociato in manifestazioni di protesta in tutte le ciità che ospitano le partite dei mondiali e nell'articolo citato la portavoce precisa: 'non siamo contro la Coppa del Mondo di calcio, siamo contro il modello organizzativo dell'evento, le manifestazioni che si stanno svolgendo vogliono mostrare i problemi che oggi abbiamo e che continueranno a restare irrisolti dopo la fine del Grande Evento, anzi che sono stati aggravati dalla Coppa, come la “sanificazione” (ndr lo sgombero) dei quartieri depressi, creando una moltitudine di senza tetto, e cosa grave la repressione dei diritti di libera espressione'.

Sono state approntate ingenti misure di sicurezza e per fronteggiare le possibili manifestazioni un formidabile apparato di forze di polizia. A questo proposito nell'intervista Rosilene commenta : 'Lo stato deve garantire la sicurezza, ma è il primo a creare insicurezza. Le nostra lotta è legittima e scendiamo in piazza solo con le nostre bandiere, i nostri simboli e le nostre grida'. In effetti si sono già verificati gravi incidenti con morti e feriti negli scontri tra i manifestanti e le forze di polizia. Sorge il paragone con i recenti giochi olimpici invernali in Russia. Molte le critiche, che hanno rilevato l'inadeguatezza dei luoghi, le carenze dell'organizzazione e per contro l'enormità delle risorse impiegate e dei costi supportati. Lo scopo dei Giochi è sembrato non tanto la celebrazione di un evento sportivo, quanto l'affermazione dell'Autorità Politica in carica e l'opportunità di business che ruota intorno ad un tale evento, con ricadute però insignificanti sulla popolazione. Ma nella Russia di Putin il dissenso non è nemmeno contemplato e quindi non si sono visti disordini.

Sorge anche un altro paragone, per me spontaneo, con il nostro Grande Evento milanese, EXPO 2015. Senza entrare nel merito della decisione di impegnare in questo modo i grandi investimenti necessari, che si spera in parte di recuperare, invece di destinarli ad altri scopi, acqua passata ormai, mi sembra da ribadire una forte critica al modello organizzativo dell'evento e prima ancora ai processi decisionali con cui questo modello è stato attuato. Processi decisionali avocati a sé dalla “politica”, senza alcuna discussione e confronto con la “società e il territorio” ossia i cittadini tramite le associazioni di categoria, le personalità del mondo della cultura, della scienza, dell'arte (Carlo Petrini, inizialmente coinvolto si è defilato e così altri). L'unica organizzazione estranea alla politica coinvolta è stata Assolombarda, nulla da eccepire, se non il fatto che fosse la sola per un evento che aveva come tema 'Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita'. 

Quindi assistiamo ad un'impostazione assolutamente mercantile, nell'ottica del business, che rischia di fare di EXPO nient'altro che un'esposizione di marchi e prodotti, in un'epoca in cui siamo sommersi dai messaggi promozionali per gli acquisti sino alla noia ed in cui sarebbe anche da ridiscutere se è logico inseguire criteri di efficienza economica per alcuni aspetti gestionali, o per meglio dire risparmiare soldi su alcune voci con ben scarsa incidenza sui bilanci, quando si sono impegnati ingenti investimenti pubblici che risulteranno a fondo perduto e si realizzano costose opere del tutto inutili. Mi riferisco alla campagna per reclutare i 'volontari' tra i giovani in cerca di lavoro, offrendo loro la possibilità di ricevere 'formazione' in cambio di prestazioni lavorative gratuite, campagna che ritengo sarebbe indegna se a proporla fosse un imprenditore privato, che, vista la grande abbondanza di senza lavoro, non si fa certo scrupoli ad approfittarne, ma che diventa inammissibile quando lo sfruttamento è operato da una società pubblica. Con quale logica si offre lavoro senza corrispettivo e quando mai sarà possibile uscire da una crisi economica come l'attuale, che ha le sue radici nella depressione delle capacità economiche di vastissimi strati della popolazione, se questi sono criteri?


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