Arte di Parte. L’ultimo Muro d’Europa

All’Auditorium Valvassori Peroni la frattura di Cipro e la dittatura dei Colonnelli in Grecia raccontati dalla storica e giornalista Valeria Palumbo.

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13 Giugno 2014. Via Lattea, seconda a sinistra, pianeta Terra. La vasta pianura del Rio delle Amazzoni, oltre la grande macchia della foresta pluviale, e il maestoso Estádio Maracanã. Festa. Bandiere e inni. Il “pubblico coloratissimo” accompagna l’impegno di giovani atleti maschi. Perché tutti maschi? Non si sa, e poi forse non vuol dire. Qui l’identità viene dalla contrapposizione, perciò, se vuoi capire il gioco, tieni per qualcuno. Tifa. Che significa: abbraccia un punto di vista, mettiti in una posizione definita e racconta le cose da lì, come le vedi tu, e quelli della tua fazione.
Nel caso dei campionati mondiali di calcio, tieni per la tua nazione. È facile: si agita la bandiera e si prende parte al gioco più bello del mondo. Vincere o perdere. Peccato, però, che si faccia così anche per la storia, e la politica. Ma anche lì, quello è il bello del gioco: dichiarare la propria appartenenza, guardare il mondo da una prospettiva.
Discutere apertamente e con trasparenza, almeno senza infingimenti, degli interessi tuoi e dei tuoi simili. Lobbismo, lotta di classe, rivoluzione e guerra. Giochi in cui una parte e l’altra hanno precisi confini.

Quella stessa sera. Penisola italiana, pianura del Po, Milano, un piccolo auditorium di periferia. Spettatori fin troppo sparuti e un impianto di amplificazione senza pretese. Un gruppo di storytellers (Valeria Palumbo, Sonia Grandis, Paola Salvi) e due musicisti (Walter Colombo e Carlo Rotondo) raccontano di una ferita dissimulata e rimossa, un pugno nella pancia dell’orgogliosa Europa degli spot televisivi pre-elettorali.
Di una striscia di terra lunga 180 chilometri oggi abbandonata, e dei suoi panni stesi ad asciugare che nessuno ha mai più ritirato, dei suoi cecchini, ancora pronti a sparare. Della violenza che separa due popolazioni, due lingue, due religioni, sempre al di qua e al di là di una storia di odio che da quarant’anni non trova soluzioni. Per noi di Arte di parte è lo sguardo di donna che fa la differenza, si alza al di sopra delle atrocità commesse da ambedue le parti e ha il coraggio di porre la domanda: che fa l’Europa Unita con Cipro e la sua frattura?

Valeria Palumbo, autrice del testo, su questa vicenda, con l’acribia della storica e la meticolosa documentazione non vuole soltanto scrivere libri o articoli.
Lei e il suo gruppo, la storia la vogliono raccontare, con il corpo e con la voce, nelle piccole biblioteche, perché è solo da lì che la Storia (maiuscola, certo) la si può guardare negli occhi, per capirla e cambiarla. Imparando il dialogo, la mediazione e lo sforzo di assumere anche il punto di vista dell’altro. Per superare la cieca violenza delle contrapposizioni viscerali e dei giochi di potere che stanno dietro le bandiere e gli inni, ingenuamente, ma non innocentemente, sventolati e cantati in questi giorni in Televisione.
Fra il grande stadio e il piccolo auditorium questa sera c’è stata una grande differenza. No, una differenza grande. Oggi è solo un seme…
Cari concittadini di Zona 3, certe sere bisognerebbe proprio lasciar perdere la partita in tv e andare in biblioteca. A proposito, forzaitaliaaa.

Loredana Metta


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