Lambretta: è imminente l'ennesimo sgombero

Chi ha preso l'iniziativa e perché proprio ora?
Chi ha interesse a creare tensione?
Cosa ne pensano i cittadini?
Quali sono le possibili soluzioni?

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Chi sarà questa volta a chiedere o ordinare lo sgombero delle palazzine di piazza Ferravilla per decenni lasciate in abbandono e ultimamente occupate a più riprese dal ben noto Collettivo Lambretta? L'ultima volta si dice fu l'ineffabile Domenico Zambetti, Mimmo per gli amici, assessore regionale alla Casa accusato di concorso esterno in associazione mafiosa e corruzione oltre che essere stato eletto, sempre secondo l'accusa, con i voti della 'ndrangheta e dalla stessa trattato come pezza da piedi. Ora è uscito di galera e probabilmente nessuno se lo fila più. Già da dentro non sembrava proprio essere un tipo in grado di scrivere pizzini per ordinare alcunché, l'ex assessore di Formigoni, e da come è scomparso dai radar si direbbe proprio trattarsi di un qualunque quaquaraquà, come direbbe il grande Totò (inteso come Antonio de Curtis, detto sia per i giovani, non come il mafioso Riina, ora rinchiuso nel carcere di Parma).

E allora chi? Chi sarà mai questa volta il paladino della legalità? Un Maroni in cerca di popolarità tra i benpensanti? No, sinceramente non pare molto verosimile. Bene o male Maroni si è attivato per mettere mano alla fallimentare e poco trasparente gestione dell'ALER (121 milioni l'anno il suo deficit), ne ha azzerato il Consiglio di amministrazione e nominato al suo posto, d'accordo con Pisapia, un ufficio commissariale di cui fanno parte l'ex prefetto Gian Valerio Lombardi (ora presidente dell'Ente) e un tecnico indicato dallo stesso Sindaco di Milano. Allora chi e perché proprio adesso? Non si tratta solo di voci, perché l'intenzione di procedere allo sgombero sembra sia stata comunicata al Collettivo Lambretta direttamente dalla Questura e gli occupanti delle palazzine di piazza Ferravilla già si preparano, organizzano feste anti sgombero, vanno a cercare solidarietà ovunque possibile, chiedono una sorta di mobilitazione generale alla loro area politica e sociale.

Del Collettivo Lambretta abbiamo parlato più volte come di una realtà della zona, che può piacere o no, richiamando l'attenzione sulla consistenza dei bisogni che esprime ma anche sottolineandone le contraddizioni. Come quella di fondo della legalità. Se è pur vero che da più di trent'anni, dal Leoncavallo in poi, un'intera area giovanile e non solo, si muove ai margini o al di fuori della legalità, è pur vero che solamente chi voglia tapparsi occhi e orecchie può considerare questa illegalità la più grave su piazza, quella per cui muovere le truppe. É necessario ricordare gli appalti truccati di Expo, il Mose, il cosiddetto “sistema Penati”? Al confronto, l'occupazione di due palazzine per fini più o meno sociali è un bruscolino. É vero che non puoi appellarti ai reati degli altri per giustificare i tuoi, ma a parlare di legalità quelli del Lambretta si mettono a ridere e ti sbattono in faccia tutte le illegalità di cui sopra. Ad esempio Teo, un ragazzo assurto agli onori della cronaca come si dice, per avere resistito sul tetto della prima palazzina di Ferravilla in occasione dell'ultimo sgombero nell'ottobre del 2012. Teo e quelli come lui non riconoscono alcuna legittimità ai rappresentanti della politica, se la politica è quella degli Zambetti di turno. Forse sul tema della corruzione degli altri ci marciano pure, ma rivendicano la propria autonomia in modo radicale, che nella loro visione non è altro che il diritto di esistere.

Così tra occupazioni, sgomberi e ri-occupazioni è facile profezia prevedere che anche quando li avranno buttati fuori un'altra volta la partita sarà tutt'altro che chiusa. E il tema sarà ancora utilizzato come area di manovra per obbiettivi politici tutt'altro che trasparenti. Come peraltro sembra esserlo in questi giorni: sintomatico un volantino fatto girare nel quartiere, a firma di un'associazione (culturale, naturalmente) che si richiama alla tragedia di Katyn del 1940. Cosa c'entra il massacro di 22.000 polacchi ad opera di Stalin con l'occupazione di piazza Ferravilla? Nel volantino i lambrettari sono definiti “ ladri e dittatori dei centri sociali, casta impunita libera di violare la legge”. E poi un crescendo rossiniano: l'occupazione “si regge su una propaganda di regime” e consiste in “feste e festini, spaccio di droga, alcool a minorenni, tiro di petardi sulle finestre del vicinato, musica a tutto volume fino alle 3-4 del mattino, prevaricazioni, bestemmie, urla che terrorizzano i bambini.” E meno male che non li mangiano, i bambini. Forse è verosimile avanzare l'ipotesi che qualcuno stia cercando di creare una situazione di consenso sociale allo sgombero. Ma chi? Con quale scopo? Chissà. Non dimentichiamo però gli interessi del clan La Russa nell'Aler (Romano ex capogruppo di AN in Regione, fratello di Ignazio, indagato e poi prosciolto per finanziamento illecito proprio nell'ambito dell'indagine sull'ente regionale che gestisce le case pubbliche, ebbe a dichiarare che l'interessamento della magistratura per la Giunta Regionale era “eccessivo”. Questo nel 2012. Poi è saltato fuori il verminaio di Expo con gli arresti e gli indagati eccellenti che mettono in discussione il successo dell'Esposizione. E forse vale la pena di ricordare anche che il neo segretario della Lega Nord Matteo Salvini, ancora in brodo di giuggiole per i risultati del suo partito alle Europee, ha dichiarato di essersi messo subito al lavoro per “sfrattare Pisapia”. Non si vuol dire che ci sia un legame diretto con le farneticazioni di quel volantino, ma probabilmente è questa la posta in gioco: si sa che il tema dei centri sociali è in grado di portare molti voti nelle casse della destra, milanese e non solo, e drammatizzare la tensione sociale è sempre stata un'arma della destra, estrema e non solo.

Dall'altra parte, il segretario del PD milanese Piero Bussolati, da noi interpellato telefonicamente, espone idee di assoluta ragionevolezza però molto canoniche, per così dire. Per lui la posizione del Lambretta, come degli altri centri sociali, è insostenibile perché illegale, pur con tutta la comprensione per le esigenze di aggregazione giovanile. Alla domanda sul perché l'Aler si attivi per riappropriarsi delle palazzine di piazza Ferravilla e faccia poco o nulla per riportare la legalità nelle case di sua proprietà a San Siro, ad esempio, dove illegalità e abusivismo sono diffusi e addirittura si manifesta una sorta di controllo del territorio da parte della criminalità organizzata, Bussolati tiene a precisare che le decisioni dipendono non dal Comune ma dalla Regione e dall'Aler stesso. Il Comune è insoddisfatto, ci conferma Bussolati, della gestione del suo patrimonio immobiliare affidata finora all'Aler (33.000 alloggi, convenzione in scadenza) e sta studiando le procedure per revocarla. Ma, sostiene l'esponenete PD, la Regione si oppone, allungando i tempi della trattativa. Per lui la soluzione del problema dei centri sociali sta nel garantire spazi di integrazione e di socialità ma nel rispetto di modalità e procedure trasparenti, non già attraverso “l'affermazione del più forte o del più furbo”.

Il presidente del Consiglio comunale Basilio Rizzo (storico espnente della sinistra milanese, lista Sinistra per Pisapia) invece, pur essendo più disponibile nei confronti delle posizioni dei centri sociali, si dice non informato dell'imminenza di un'azione di sgombero. Ritiene che non si debba disconoscere quanto di buono stia facendo il Lambretta e che “quel poco di bene” così si è espresso “che riescono a fare andrebbe difeso”. Il Lambretta, aggiunge "è divenuto importante proprio per il tentativo di rapporto con il quartiere, per il modello di integrazione che ha tentato di realizzare". L'Aler secondo Rizzo dovrebbe occuparsi di edilizia residenziale pubblica, ossia di dare una casa a chi non ce l'ha. Invece sulle palazzine non risulta esserci alcun progetto di riutilizzo e dunque un eventuale sgombero non porterebbe vantaggi per la collettività ma al contrario molto probabilmente “farebbe ritornare a una situazione di maggior degrado”. L'avv. Mirko Mazzali, che della questione dei Centri sociali si è occupato a lungo, ci informa però che a lui risulta l'intenzione dell'Aler di procedere rapidamente alla vendita delle palazzine. Tuttavia già due aste indette a questo scopo sono andate deserte.

Notiamo dunque posizioni diverse per forze politiche che amministrano assieme Milano, ma che soprattutto non danno l'idea di una completa consapevolezza della posta in gioco. Vi ricordate che uno dei leit motiv della campagna elettorale della Moratti era proprio: Milano in mano ai centri sociali? Sarà allora così lontano dalla realtà pensare che la drammatizzazione del tema faccia parte della strategia di queste forze per la riconquista del Comune di Milano? Probabilmente c'è più di un politico della destra che percepisce la gestione di Pisapia, con la sua timidezza e il diffuso malcontento che si registra in città, come uno degli anelli deboli di un quadro politico pur dominato dal PD renziano.

Da cronisti siamo andati a verificare, attraverso semplici interviste ai passanti nell'area attorno al Lambretta, i sentimenti della gente. Prendete il resoconto come violete, dateci la fiducia che credete, ma nessuno degli intervistati ha avvallato il quadro terroristico del volantino sopra citato. La signora Silvia, una bella quarantenne in giro con il suo cane, si lamenta piuttosto del degrado dovuto ai “barboni che dormono sulle panchine”. Dice che sua figlia, 16 anni, non va al Lambretta perché per lei sono “troppo alternativi” ma sostiene di non aver mai avuto problemi pur abitando a due passi. Un altro signore, abbordato mentre saliva sul suo Suv Quashqai proprio di fronte al Lambretta, dice: “preferirei che non ci fossero” ma leggendo le affermazioni del volantino solleva le sopracciglia e parla di evidenti esagerazioni: “spaccio? Con loro non ne ho mai visto, semmai ce n'era prima. La musica? Solo molto occasionalmente e non più tardi delle undici”. Un'altra signora, con l'aria un po' stanca, dice che “non sono certo quelli il problema del quartiere” e se la prende con Pisapia “che non ripara le strade e non ha fatto proprio nulla per migliorare la vita dei milanesi”. Tanto che lei ha deciso (e lo dice trattenendo le lacrime) di essere sul punto di tentare la fortuna andando a lavorare in Spagna.

Non c'entra molto ma tant'è. Nessuno sembra né entusiasta né terrorizzato dalla presenza del Centro sociale, però tutti, proprio tutti gli intervistati (una decina), credono che le decisioni spettino al Comune mentre, come è noto, sul piano formale sono della Regione e dell'Aler. Forse, pensando che è proprio sulla percezione della responsabilità del Comune che conta chi vorrebbe portare acqua al mulino del malcontento e dunque di una possibile rivincita della destra, a Milano e poi chissà, sarebbe opportuna un'iniziativa politica, anche fuori dagli schemi, magari del Sindaco in persona, per un dialogo serio in vista del raggiungimento di una soluzione definitiva. Intanto, nel vuoto o quasi della politica, i ragazzi del Lambretta giocano a palla e si attrezzano, forse anche per un'altra ultima pericolosa resistenza sui tetti. Sperando che anche questa volta nessuno abbia a farsi male. E che le vittime della tragedia di Katyn non vengano ancora oltraggiate invano.


Adalberto Belfiore






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