L'onestà non si può imporre per legge

Da Expo al Mose, dai rimborsi spese dei consiglieri regionali alle incriminazioni per mafia di ex-ministri, dagli illeciti di alti funzionari di istituzioni prestigiose alle accuse a finanzieri e banchieri per sottrazione di fondi, malversazioni, usura, mazzette intascate dalle forze dell'ordine incaricate di combattere i reati finanziari; siamo sommersi dagli scandali. Ma può un'Autorità Anticorruzione combattere tutto questo?
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tangenti

Ormai credo che nessuno si sorprenda più di tanto di fronte alla gravità e alla dimensione degli scandali che la magistratura fa emergere, e la realtà probabilmente supera la fantasia. Ma si può combattere la corruzione istituendo un'Autorità Anticorruzione? 

Non riusciamo più a stupirci, mentre si invocano piani di emergenza e si insediano Commissari per scovare gli appalti che sono stati truccati dagli stessi che già lo facevano ai tempi di Mani Pulite. Eppure dovrebbe essere chiaro a tutti che non occorre alcuna nuova legge, né alcun intervento straordinario per contrastare un sistema di connivenze e di corruzione che è dilagato rompendo ogni argine. Abbiamo anche troppe normative e basterebbe applicarle.

Semmai occorrerebbe eliminare tutte quelle leggi che sono state introdotte negli ultimi venti anni per favorire gli appalti in deroga alla legislazione ordinaria e per allentare i controlli, tipo la legge sulle Grandi Opere, l'abolizione del falso in bilancio, le attribuzioni di poteri speciali ai Commissari ad Acta, e così via.


La cosa che dovrebbe poi destare ancora maggior sconcerto è il fatto che in molti casi si sono gettate al vento (ma qualcuno le ha raccolte) risorse talmente ingenti, quanto sprecate, in opere inutili, se non dannose, che magari non verranno completate o che quando lo saranno risulteranno già obsolete.


Non è nemmeno difficile rendersi conto che lo stato sta prelevando dalle tasche dei cittadini molto più di quanto non renda e che non è in grado di distribuire le risorse che riceve a causa della vastità e dimensione delle ruberie che vengono commesse, senza alcun contrasto da parte di chi ha la responsabilità di legiferare e di gestire la cosa pubblica. Questo sta succedendo da decenni e decenni, senza soluzione di continuità, in misura probabilmente non paragonabile ad alcuna precedente epoca della storia italiana, oserei dire nemmeno nel ventennio fascista, ed è tanto più odioso e insopportabile perché sta rubando il futuro alle giovani generazioni; ha depresso la scuola, l'istruzione, la preparazione dei giovani e fa scontare loro in un momento di crisi economica globale tutte conseguenze di questa situazione endemica di illegalità. Una situazione dove i protagonisti non si curano di salvaguardare almeno le apparenze, di dissimulare tenori di vita, acquisti e proprietà inconciliabili con i propri introiti, esibite invece pubblicamente a dimostrazione delle rendite di posizione acquisite.


Ho avuto a che fare con il mondo dei pubblici appalti, con amministratori, funzionari, progettisti, direttori dei lavori ed ho potuto constatare che senza un appoggio politico non ci sono quasi mai probabilità di vincere una gara pubblica. Come diceva Pasolini, non ho le prove, ma lo so per certo.

 

Le tangenti una volta venivano in sostanza gestite dalle segreterie dei partiti, sia a livello locale sia a livello nazionale, con la giustificazione che la politica costa. Sino agli anni '80 i partiti hanno incassato soldi al riparo dalle indagini della magistratura.

Agli inizi della repubblica la classe politica poteva contare su personaggi di alto profilo morale, di grande competenza, capaci di trasmettere le tensioni ideali su cui si deve innescare l'esercizio della politica. Ma queste figure di riferimento nel tempo sono scomparse e se ne è gradatamente perso l'esempio e la memoria.


La corruzione, se non viene contrastata comporta inevitabilmente disonestà crescente e sviluppo delle attività illegali. In questo contesto, la motivazione intima di molti fra coloro che accedevano alla politica è divenuta sempre più frequentemente, seppur con rispettabili eccezioni, la ricerca dell'interesse personale e l'accaparramento di denaro facile, questo il tacito scopo da raggiungere dietro il paravento della militanza politica. Nemmeno tanto tacito se ricordiamo che Bettino Craxi minacciava i giudici che si permettevano di indagare mandandoli al confino e in pratica rivendicava il diritto alla tangente.

Una situazione che non poteva non degenerare e che scoppiò con l'avvio delle indagini milanesi (quelli della mia età ricordano bene l'epoca di Tangentopoli), che ebbero nello scandalo Enimont il loro più clamoroso epilogo. 

 

Allora alcuni personaggi si suicidarono (Raul Gardini, presidente Montedison e Gabriele Cagliari, presidente Eni, per citare i più in vista), l'unico a subire una pesante condanna e scontare la pena fu Sergio Cusani, l'intermediario delle tangenti Enimont, estraneo alla politica.

Nelle indagini emersero i ruoli dei politici eminenti dell'epoca e degli indagati Gianstefano Frigerio e Primo Greganti, tornati oggi alla ribalta con EXPO. Scomparvero DC e PSI, travolti dagli scandali e dalla condanna della pubblica opinione, ne approfittò la Lega di Bossi al grido di Roma Ladrona per raccogliere il malcontento generale ed entrare in Parlamento, a Roma. Poi abbiamo avuto la discesa in campo ben organizzata da chi, per esplicita ammissione, aveva interessi personali da difendere. Non sono bastati il finanziamento pubblico ai partiti, le montagne di articoli che mettevano in luce il malcostume politico, le inchieste giornalistiche e i libri pubblicati sulla Casta, le indagini della magistratura, a scalfire un sistema che ha visto unite maggioranze e opposizioni nel consentire la diffusione oltre misura dell'appropriazione di soldi e beni pubblici e ha continuato a concedere protezione agli indagati (e pure ai colpevoli), con assoluta indifferenza di fronte alla progressiva degradazione morale e civile, che ha investito tutte le classi dirigenti del Paese.

 

Intendiamoci il male non è solo italiano, solo che all'estero si pratica una finta onestà di comportamenti e una farisaica formalizzazione delle attività di erogazione di danaro alla politica.

Le attività delle lobbies sono accettate e si giustifica il fatto che le donazioni multi milionarie ai politici vengano poi ricompensate con favori. In queste società vengono però almeno messi in atto alcuni antidoti per evitare che il sistema degeneri al punto a cui siamo arrivati noi (comunque lì il livello della corruzione è sicuramente inferiore). I personaggi pubblici che hanno perso credibilità e reputazione vengono estromessi e possono considerare finita la loro carriera politica, chi ha commesso gravi reati contro il patrimonio non pagando le tasse o imbrogliando il prossimo subisce condanne esemplari e la giustizia non viene irrisa comminando dopo interminabili iter processuali pene ridicolmente incongruenti con i fatti accertati e la rilevanza pubblica del condannato.

 

Per uscire da questo scenario, come possiamo immaginare che un Ente esterno, un'Autorità separata possa garantire la conformità delle gare indette da una certa Amministrazione. È in tutto il processo con cui si arriva ad assegnare un appalto che si deve assicurare il rispetto dei criteri di convenienza pubblica e di rispetto delle regole e delle procedure. Come farà questa Autorità ad intervenire presso tutti gli Enti pubblici e le Società pubbliche per accertare che per quel dato progetto si sono condotte tutte le necessarie valutazioni di fattibilità tecnico-economica, di impatto ambientale e territoriale, con la dovuta diligenza e salvaguardia dell'interesse generale?

Nonostante tutte le leggi antimafia decretate per impedire l'assegnazione di lavori ai mafiosi possiamo concludere che su questo versante non si è ottenuto alcun successo. Penso in verità che una nuova legge Anticorruzione sortisca l'effetto contrario, qualcuno dirà di avere la coscienza a posto, ha fatto quello che doveva, e avanti come prima. Al massimo si andrà a scoprire qualche irregolarità nelle procedure di gara, si escluderà qualche impresa da un sub-appaltato per aspetti formali più che sostanziali, intervenendo in alcuni casi e comunque, se c'erano intenti dolosi all'origine del progetto, quando il danno maggiore è stato fatto ed è irrimediabile.

Di certo non risolveremo il cancro che infesta la politica italiana, e non solo la politica, ma tanta parte della società italiana, con una nuova Autorità Anticorruzione, anche se affidata a personalità di indubitabile correttezza e competenza. Il male è endemico, come la malvagità umana, ma le cure a disposizione non mancano, a patto che si sappia dove intervenire, come contenerlo e si abbia la volontà di farlo.


Paolo Burgio

 



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Re: L'onestà non si può imporre per legge
16/06/2014 guido
Io lavoro da più di 10 anni con enti pubblici e non mi sono mai trovato a dover "transare" situazioni difficili.
Certamente non ho mai avuto a che fare con importi rilevanti , come quelli del MOSE o di EXPO, ma ho lavorato con tanti enti diversi, progettisti interni ed esterni, senza problemi.
Diversa è la situazione del privato.
Concordo che negli anni si sia formata una prassi presso le medie e grandi imprese, prassi che risale, per esperienza diretta, agli anni del consociativismo.
Concordo che le grida manzoniane non servono a modificare comportamenti consolidati nel tempo, ma il cambio di alcuni dirigenti pubblici in certe posizioni può avere un effetto dirompente.
Personalmente credo che la "rivoluzione " di Pisapia e di Renzi, con l'inserimento di persone "fuori dal giro" potrà modificare la situazione esistente. Già l'avverto nello scompiglio che agita le medie imprese milanesi, abituate a lavorare con il Comune senza "concorrenti" che ora si trovano ad aver perso quella continuità di lavoro che godevano nel passato.
penso comunque che il mettere assieme nuove persone con nuove leggi possa dare risultati, come è stato in Sicilia con la Mafia, sconfitta da uomini onesti ma anche appoggiati da buone leggi.
La mia impressione è che le cose stiano cambiando e che il declino di B sia anche il declino di un sistema.


 
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