A teatro a teatro: La ronde de nuit

Sul palcoscenico del Piccolo Teatro Strehler, una favola dei nostri giorni a riportare un po’ di speranza alle umane fatiche di vivere.

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la ronde de nuit

In uno scenario notturno squarciato da lampi, tuoni e tormente di neve, si consuma la prima notte di lavoro di un profugo afgano, guardiano notturno in un teatro parigino che assomiglia in tutto e per tutto al Théatre du Soleil fondato da Ariane Mnouchkine nel 1964.

La scenografia ripropone realisticamente il magazzino di un grande teatro, una cucina, qualche oggetto di scena. La responsabile del teatro impartisce a Nader le necessarie istruzioni per la notte, le ronde ogni due ore, la presenza tollerata di un clochard e di una prostituta, l’ospitalità momentanea a una cabarettista russa. Nella lunga notte, la scena si anima di personaggi previsti e imprevisti: il clochard vuole fare la doccia ma l’acqua è gelata, la prostituta chiede le pile per la propria torcia che le serve per guardare in faccia i clienti, l’artista russa si materializza nella tormenta di neve per andare a dormire nella sua improvvisata camera da letto. Passa un poliziotto un po’ sopra le righe. Arriva un amico di Nader che la mattina dopo volerà a Kabul da libero cittadino, possedendo un preziosissimo passaporto francese (e nella sua valigia ci sono salumi e liquori).

Nader si collega via skipe con la moglie e con gli impossibili genitori. Grazie a internet si manifestano le abissali dissimilitudini tra l’arcaico mondo afgano e l’occidente, il tutto risolto con dissacrante leggerezza.

Poi, nella notte di gelo estremo, irrompe nel teatro un gruppo eterogeneo di profughi afgani e di disperati vari in cerca di un rifugio che viene loro concesso.

E la notte si anima di sogni, incubi e visioni. Un tableau vivant riproduce un quadro di Eugène Delacroix (La Libertà che guida il popolo), i profughi rivivono il terrore della loro vita in patria tra violenze e sopraffazioni, il poliziotto assiderato viene riscaldato dai rifugiati stessi, la prostituta si rivela esperta in diritti civili.

Una notte molto movimentata che si conclude in un’alba senza luce in cui i profughi afgani salvano il magazzino del teatro da una probabile distruzione.

Una bella avventura dunque con lieto fine? Non si tratta solo di questo. Nella messa in scena di Hélène Cinque convivono la commedia e la tragedia, la disperazione di uomini e donne senza patria, la speranza che il futuro sia meno duro e meno crudo del presente e del passato.

Dietro tutto ciò c’è il Théatre du Soleil di Ariane Mnouchkine, una delle più grandi registe del teatro internazionale, che offre agli attori esuli del Théatre Aftaab di Kabul (aftaab vuol dire sole) l’occasione per interpretare una favola moderna dove, sulla cupa scena, sembra possibile un futuro di convivenza e di tolleranza reciproca, nel segno dell’accoglienza.

Due ore di teatro in cui si ride e ci si commuove, ma soprattutto ci si interroga, ancora una volta, sull’essenza della fatica di vivere.

Poesia ingenua? Commedia dell’arte? Il teatro come metafora della vita? Grande, grandissimo teatro.


La ronde de nuit
Una creazione collettiva da un’idea di Ariane Mnouchkine
Messa in scena da Hélène Cinque
Con il ThéatreAftaab
Spettacolo in francese e in dari sovratitolato in italiano

Piccolo Teatro Strehler
Sino al 24 maggio


(Massimo Cecconi)


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