A teatro e al cinema… a piedi: Piccola patria

Qualche luogo comune di troppo in una dura storia sociale e generazionale. Un’altra lapidazione del sempre più “povero” nordest.

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Piccola Patria3

Duro. Sgradevole. Impietoso. Tre aggettivi per definire, molto sommariamente, un film che in 110 minuti di programmazione riesce a indignare e annoiare, coinvolgere e avvilire, scuotere e deludere.

Siamo in Veneto, ai giorni nostri. Nella loro “piccola patria” si intrecciano storie di “cittadini” piccoli piccoli alle prese con le loro quotidiane miserie fatte di lavoro e di crisi, di sotterfugi e di delinquenza, di rapporti sfilacciati e inconcludenti. Al centro del racconto, in parallelo, due ragazze annoiate che cercano di emanciparsi dal modesto contesto sociale e civile in cui vivono. Esprimono malamente le loro contraddizioni spingendosi in giochi erotici per racimolare qualche soldo, perché gli “sghei” contano eccome. Sullo sfondo le loro famiglie senza solidi ideali, qualche amore rabbioso, la messa e la comunione alla domenica, il solito razzismo strisciante, l’indipendentismo acclamato, le feste popolari e le balere che continuano a essere un punto di riferimento di generazione in generazione.

I personaggi appaiono vuoti come una bottiglia di grappa bevuta “a canna”, sono irrisolti, soprattutto i più giovani, come lo sono nella realtà i giovani che vagano alla ricerca, anche inconsapevole, di cosa fare di se stessi e della loro vita.

Opera prima di Alessandro Rossetto, che prima si era cimentato solo con il documentario (ma anche qui la finzione concede molto alla descrizione oggettiva di una realtà sconcertante), pecca di lunghezza (una decina di minuti di troppo) e di abbondanti ingenuità nel visto e rivisto di certo sociologismo un po’ gratuito.

Dalla sua il film ha però la capacità, un po’ rozza forse, di raccontare storie “esemplari” nel loro squallore universale dove valori e disvalori si scompensano a favore di questi ultimi.

Bella fotografia a spaziare su campagne e capannoni industriali, hotel di architettura volgare e strade e autostrade che segnano un territorio depauperato di significati e lo costringono all’interno di logiche di appartenenza e di possesso.

Musiche a tratti irritanti ma efficaci, potente il coro polifonico de I Crodaioli. Interpreti adeguati alla storia.

Meditate gente che questo è e sarà ancora a lungo. Da vedere con una certa dose di pazienza.



Piccola patria
di Alessandro Rossetto
con Maria Roveran, Roberta Da Soller, Lucia Mascino, Vladimir Doda
ITA 2013

In programmazione al cinema Palestrina

(Massimo Cecconi)



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Re: A teatro e al cinema… a piedi: Piccola patria
06/05/2014 antonella


 
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