Appello della Comunità di Sant'Egidio

Recentemente siamo usciti con un articolo in cui cercavamo di analizzare la situazione dei ROM a Milano, sposando il metodo applicato dalla Comunità di Sant'Egidio.
Riceviamo oggi un appello da parte di Stefano Pasta, resposabile per la Comunità dei ROM, che chiede un aiuto.
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Casa Samira   Lambro

Carissimi amici,

spesso vi abbiamo raccontato storie difficili, altre volte vi abbiamo chiesto di accompagnarci in progetti importanti e quasi azzardati che avevano il sapore della sfida.

Grazie anche a voi i percorsi “impossibili” che hanno preso vita e continuano a espandersi sono davvero tanti!

Stavolta vorremmo coinvolgervi in un cammino fortemente in salita, ma……

C’è un gruppo di famiglie rom che conosciamo ormai da parecchi anni. Con loro si è instaurato fin da subito un rapporto di fiducia, stima e simpatia, che ci ha convinti che con loro avremmo potuto fare proposte di cambiamento interessanti. Loro hanno mostrato grande voglia di cambiare, capacità di imparare professioni e stili di vita che, senza nulla togliere alla loro identità culturale, hanno però permesso di interagire positivamente con il mondo milanese.

Tutti i loro figli vanno regolarmente a scuola o all’asilo, gli adulti si sono impegnati molto nell’ambito lavorativo: alcuni hanno contratti su cui si può fare affidamento, altri si trovano in situazioni piuttosto precarie, ma tutti hanno mostrato serietà e affidabilità. Il fatto che anche le donne lavorino è una novità nel mondo rom, dove solitamente questo non accade.

Purtroppo queste famiglie (spesso numerose) non hanno ancora delle entrate tali da poter sostenere un affitto, per questo abitano ancora nelle baracchine, pulite e ordinate come non si immagina, ma pur sempre in una realtà che non va bene, soprattutto per i bambini.

Il progetto cui vorremmo dare vita non è nato a tavolino ma da uno stato di necessità davanti al quale noi e le persone rom ci siamo trovati: a brevissimo anche la piccola baraccopoli in cui queste famiglie abitano non esisterà più, sarà sgomberata.

Questo ci ha spinti a riflettere sul “dopo”, e ci siamo resi conto che i tempi sono maturi per il passaggio in casa.

Un passaggio che non è scontato e che presenta sicuramente dei rischi, ma è venuto il momento di fare il grande passo. Se aspettiamo di avere tutte le garanzie non decolliamo più, quindi abbiamo proposto alle famiglie in questione di cercare case in affitto e di fare il salto di qualità dalla baracca alla casa.

La prima reazione è stata di sgomento, poi però tutti si sono fatti coraggio e, con la garanzia che questo è un cammino che facciamo insieme, hanno cominciato a darsi da fare e a cercare appartamenti.

Gli affitti sono, allo stato attuale delle cose, troppo alti per loro, ma abbiamo proposto di partecipare alle spese con un sostegno economico proporzionale alla loro situazione. Questo li impegna a darsi da fare nel lavoro con ancora più tenacia e a mantenere un patto che tutti se la sono sentita di stringere.

Ovviamente anche noi dobbiamo onorare il nostro impegno ad aiutarli, e sappiamo che l’autonomia economica non la si raggiungerà in un tempo breve. Anche l’inizio non è facile, dato che vengono richieste dai locatari mensilità anticipate.

Ci serve l’aiuto di tutti voi.

Certo, per noi che conosciamo ognuna di queste persone per nome, che abbiamo visto nascere quasi tutti i loro figli, che abbiamo diviso con loro mille momenti belli e brutti, che di ognuno conosciamo pregi e debolezze è più facile partire per questo viaggio che ha una bellissima meta, a voi chiediamo uno sforzo nell’immaginare questi visi pieni di paura nel lasciare le certezze che hanno, ma anche di desiderio davanti a una prospettiva così tanto sognata.

Vi possono dare un’idea di quanto il progetto casa sia importante le parole delle maestre che fanno parte del nostro gruppo e che vedono quanto i bambini dei campi partano svantaggiati rispetto ai compagni e quanto le loro potenzialità, spesso ricche, vengano mortificate dagli sgomberi che costringono a cambiare scuola, dall’impossibilità a svolgere i compiti perché in baracca non ci sono né luce né un tavolo, dalle assenze provocate dalle malattie che tanto spesso colpiscono chi vive in un ambiente precario.

Per questi bambini abitare in casa vuol dire essere riconosciuti come bambini che hanno gli stessi diritti degli altri.

Questo è forse il nostro sogno più grande.

Cerchiamo di rendere più concrete ai vostri occhi queste persone.

Genesa è una mamma giovane, ha tre bambini, due vanno a scuola, la più piccola viene curata dai nonni quando mamma e papà lavorano. Genesa lavora come colf, suo marito come muratore. Sono ragazzi in gamba, parlano bene in italiano e sono dotati di una grande saggezza. Genesa in particolare ha mostrato in questi anni di sapersi fare carico di tante necessità ed emergenze con coraggio e forza. Del suo nucleo familiare fa parte anche il fratello, che frequenta la scuola media con tutta la fatica che può avere un ragazzo che ha conosciuto la scuola a frammenti. Insieme a loro abita anche uno zio che ha una disabilità motoria molto grave, accudito sempre con tenerezza nonostante le condizioni del campo rendano tutto molto difficile. Vedendoli nessuno direbbe che vivono al campo, sempre ordinati e dignitosi come sono. La loro è una famiglia molto numerosa ed è quella per cui temiamo di più: non sarà facile trovare una casa e non sarà facile far fronte alle spese, ma questi non sono buoni motivi per rinunciare a dare una sistemazione che riconosca l’impegno e la crescita di questi anni.

Vi è poi la famiglia di Leo e Cassandra, che vivono con la loro bambina e i genitori di Leo. Lui lavora e ha un contratto da apprendista, per lei speriamo di riuscire ad avviare le prime esperienze di lavoro. Anche questa famiglia si pone molto bene nella relazione con gli altri nelle diverse circostanze.

Claudiu e la moglie hanno quattro figli: tre femminucce alla scuola elementare e un maschietto che inizierà la scuola materna dopo l’estate; anche la loro situazione economicamente non è facile: Claudiu nell’ultimo anno ha lavorato e ha messo da parte una piccola somma, che però si assottiglia sempre più da quando l’esperienza lavorativa si è conclusa. E’ un giovane con grandi potenzialità e contiamo di poterlo avviare presto a un nuovo lavoro, cosa che peraltro è una strada obbligata, perché è quella che consentirà di rendere stabile la vita in casa. Le loro bambine a scuola stanno facendo una certa fatica perché sono arrivate dalla Romania solo l’estate scorsa, e là avevano frequentato solo saltuariamente. Si impegnano molto e hanno fatto amicizia con i compagni.

Per farvi capire quanto il passaggio in casa sia importante, vi allego due foto: nella prima la baracchina, in riva al Lambro (e nei giorni di pioggia l'acqua saliva...), dove viveva la famiglia di Samira, 8 anni, 3 elementare (In copertina). L'altra è la foto dove la famiglia di Samira vive da inizio febbraio grazie all'aiuto della Comunità e di tanti.

A voi chiediamo un aiuto che può essere continuativo o con le scadenze che preferite. Vi chiediamo anche di diffondere questa email alle vostre conoscenze.

Non ci avete mai lasciati soli, siamo sicuri che anche stavolta a camminare insieme saremo in tanti, e anche se non tutti ci conosciamo, ci sentiamo legati dalla passione per un’azione che per le persone coinvolte è una vera rivoluzione. La casa la possiamo sognare un po’ anche noi insieme a loro.

Vi faremo sapere come va, non abbiamo certezze, ma una ragionevole grande fiducia sì.


Chi volesse aiutarci può farlo con un bonifico a Comunità di Sant'Egidio Milano onlus, IBAN:IT 42 F 02008 01628000100909828, causale: rom - aiuto casa (è importante precisare la causale). Per facilitarci la contabilità,vi chiediamo di mandarci una mail a santegidio.rubattino@gmail.com

 

Un caro saluto e un ringraziamento di cuore a ciascuno di voi.

Stefano Pasta - Comunità di Sant'Egidio Milano onlus
Flaviana Robbiati, Assunta Vincenti - "mamme e maestre di Rubattino"



 
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