Andar per libri: Lunario del paradiso di Gianni Celati

Raffaele Santoro propone, per il mese di febbraio, un libro che non è più in commercio. Ottima occasione per andare a leggerlo in biblioteca. ()
celati
“Lunario del paradiso” insieme a “Le avventure di Guizzardi” e a “La banda dei sospiri” compone quella trilogia di racconti lunghi che Celati scrisse negli anni '70, i quali, per la loro originalità, furono accolti, al loro apparire, da ampi riconoscimenti e restano tutt'ora tra le cose più significative del nostro panorama letterario di fine '900. Un'esilarante vis comica e un andamento avventuroso caratterizza questi racconti nei quali la realtà del quotidiano, resa con un tono epico, crea un effetto magico e favolistico del tutto particolare. Premesso che meriterebbero di essere letti tutti e tre perchè sono tutti allo stesso modo piacevolissimi, “Lunario del paradiso” è forse quello in cui la combinazione di comicità e avventura si realizza al meglio.La storia prende le mosse da un dato di realtà biografico di Celati che finito il liceo, durante un campeggio estivo, conobbe una ragazza tedesca e decise di rivederla, così si reca ad Amburgo dove lei viveva e dove rimarrà nove mesi. Questo episodio è descritto da Giovanni, il protagonista del racconto, quando dice: “Dovete sapere che la giovane Antje l'avevo vista un giorno su una spiaggia italiana, e le ho subito detto: voglio rivederti...Vista una sola volta, vista la sua faccia, la guardo e subito dico: io ti vengo a trovare dovunque, anche in Germania, dovunque!”. “Lunario del paradiso” ha perciò, come movente narrativo, un trasporto amoroso ed è percorso da questo giovanile sentimento d'amore che però Giovanni nonostante i suoi pazienti, teneri e, al tempo stesso, ostinati sforzi non riuscirà ad esaudire. Partito come un cavaliere che va alla conquista della sua bella egli sarà malinconicamente costretto alla rinuncia, scoprendo che tra sogno e realtà c'è una bella differenza, giacchè la principessa – Antje a farsi salvare da lui non è che era poi così tanto interessata. Ma il viaggio di Giovanni in Germania non sarà consumato solo da quel suo tentativo amoroso ma si trasformerà in una vera e propria scoperta del mondo, una costante avventura che lo terrà occupato sui più svariati fronti, tanto che “Lunario del paradiso” ha come sottotitolo “Esperienze d'un ragazzo all'estero”. Quel viaggio diventerà quindi un viaggio di iniziazione, tra eventi e incontri, sia belli che brutti, ma tutti come sospesi in un sogno, perchè: “l'uomo sarà sempre fatto di sogni, tu credi che i sogni siano realtà...E' la realtà che è un sogno” dice a un certo punto Celati. E qui sta il carattere distintivo di “Lunario del paradiso”. Celati è infatti riuscito a trasporre in una dimensione onirica, leggera ed aerea una vicenda vissuta, emancipandola dalla sua dimensione descrittiva e trasformandola in una festa dell'immaginazione carica di contagioso divertimento, per la comicità strabordante e per il tono perennemente tragicomico. Come una sorta di “Alice nel paese delle meraviglie” Giovanni si incamminerà per strade e luoghi a lui estranei e anche un po' ostili, imbattendosi in personaggi, o scoprendo loro aspetti che non sfigurerebbero per follia, inverosimiglianza, surrealismo e assurdità a quelli presenti in “Alice”, con la differenza che quest'ultima viaggiava in un mondo deliberatamente fantastico, mentre Giovanni viaggia in un mondo reale reso fantastico. E così mentre il povero Giovanni tenta di sbarcare come può il suo “lunario” e cerca di capire cosa fare di sé, tutti gli altri sembrano saperlo perfettamente. Il suo disorientamento nel capirsi e nel vedersi nel mondo che, in modo stralunato e malinconico, egli esprime si scontra con tutti gli altri personaggi che sembrano avere tutti un loro posto e un loro ruolo, ma il cui senso effettivo, nonché la loro effettiva identità, spesso sfuggono avvolti in un alone ora di mistero ora di magia. E come in qualsiasi favola che si rispetti, alla fine vi sarà un coup de theatre che a Giovanni sarà svelato in quella lettera che si troverà fra le mani, mentre è già sul treno, di ritorno in Italia, magari sconfitto, ma reduce da una grande avventura, in quel suo lunario tedesco: “Di lune ne ho già contate un bel po' nel mio lunario tedesco. E' come quei lunari che aveva Antje, vecchie stampe: Kinderkalender, con disegni di fate e bambini, e poesie scritte a caratteri gotici che non capisco. Poi dentro c'è una favola per ogni mese. Quella di Pollicino e il gigante è febbraio; quella di Hansel e Gretel è aprile; la Bella Addormentata nel Bosco è giugno; agosto Cappuccetto Rosso, e così via.”

 


Lunario del paradiso
Feltrinelli pag.224



(Raffaele Santoro)


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