La scuola senza stress di David Lynch

Il programma di meditazione trascendentale per le scuole del grande artista americano, famoso per i film che esplorano i lati più oscuri dell'anima umana, presentato lunedì 3 febbraio al Teatro Dal Verme.

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Fuori dal Teatro Dal Verme, in una piovosa giornata di febbraio, una lunga fila di pubblico è in attesa paziente e quando finalmente nel primo pomeriggio si inizia, la sala è pienissima. Sono soprattutto insegnanti e studenti ai quali è dedicata la conferenza di David Lynch.

Il regista americano arriva sul palco camminando lentamente (un po' appesantito dai suoi 68 anni) e gli applausi sono scroscianti. Anche i più giovani forse lo conoscono e lo amano per i numerosi successi cinematografici (Velluto Blu, TheElephant Man, Mullholland Drive e la celeberrima serie televisiva Twin Peaks).
Non tutti forse sanno però che è una sorta di uomo ‘rinascimentale’, come viene presentato, dal momento che è anche pittore, musicista, compositore, sceneggiatore, attore, scenografo, scrittore.
Da trent’anni ha scoperto e pratica la meditazione trascendentale e si batte nel mondo per il benessere e la consapevolezza, per l’educazione e la pace. Questo almeno il programma della fondazione che porta il suo nome, nata nel 2005 poco prima che Lynch lasciasse il cinema dopo aver girato l'ultimo film (Inland Empire, del 2006: L'impero della Mente, guarda caso).

Seduto, le grandi mani intrecciate, inizia calmo a parlare. Le prime parole (“L’energia, la felicità sono dentro di noi”) sembrano una filosofia in pillole comune, quasi banale.
Molto meglio a suo tempo Tiziano Terzani, grande reporter, grande viaggiatore, quando - complice la malattia - con semplicità poetica ma forse anche con la disperazione dei suoi ultimi giorni, aveva scoperto che “la felicità e la pace non vanno cercate lontano, ma sono dentro di noi”.

Poi, sciorinando dati scientifici (il programma è già una realtà in 500 scuole di 50 nazioni con 300.000 studenti che la praticano, 600 studi scientifici condotti in 250 università e istituti di ricerca indipendenti di 33 nazioni che dimostrano l'efficacia della tecnica), Lynch porta esempi di individui ai quali il programma ha giovato e migliorato la qualità dell’esistenza: veterani che hanno superato lo stress post traumatico della guerra,senza tetto (in Italia potrebbe funzionare?), carcerati, indiani d’America, bambini vittima di abusi sessuali, persone che hanno disturbi e problemi mentali, di attenzione e perfino di autismo.

La meditazione, che nelle scuole dove è stata introdotta è parte integrante dei programmi scolastici, si fa a occhi chiusi in due “momenti di quiete in classe” all’inizio e alla fine delle lezioni. La pratica migliora la memoria e il rendimento scolastico, riduce lo stress e la depressione, elimina la violenza, riduce il fenomeno del bullismo, aggravato dallo stress. Suo obiettivo è raggiungere il livello profondissimo della nostra coscienza e introdurvi uno stato di riposo: è necessario un momento di quiete per entrare dentro di noi e toccare quel nucleo che di norma non riusciamo a portare fuori.

In effetti parrebbe, da un filmato che è una sorta di enfatizzazione del metodo, che i risultati siano davvero eccellenti: in un video girato a San Francisco il Preside, un omone placido ed entusiasta, racconta quanto la meditazione, da lui fortemente voluta in una situazione scolastica di totale ingovernabilità, abbia reso gli studenti davvero consapevoli di sé e come - al posto di aggressività, assenze, veri e propri episodi di delinquenza, bocciature, trasgressioni e casi umani apparentemente irrisolvibili se non con una repressione autoritaria - siano sopraggiunte serenità, armonia e un cambio totale di rotta che gli stessi genitori, stupiti, e l’intero corpo insegnante sono stati i primi ad apprezzare.
Tutti avrebbero ricevuto quella fatidica ‘chiave’, a livello individuale e di gruppo, per entrare in se stessi e scardinarvi ogni situazione problematica, tanto che rapidamente molti Paesi dell’America Latina hanno sposato la causa del poliedrico artista nordamericano. Messico e Brasile, per citare i casi più clamorosi. Ma nel nostro Sud d’Italia - sorge il dubbio - riusciremmo a immaginarci studenti e professori a occhi chiusi meditando tutti insieme?

La filosofia di Lynch, pur con tutta la passione, propone elementi che qui, noi smaliziati europei, abbiamo superato da anni lasciandoceli alle spalle: la new age, con il classico La profezia di Celestino di James Redfield del 1993, o i libri di Paulo Coelho a partire dal 1988.

E quando Lynch accarezza la nostra sensibilità con l’immagine di esseri perfetti e bellissimi come alberi che il giardiniere, riconoscendo uno stato di sofferenza, annaffia alla radice per riportarli alla salute, oppure quando fantastica sull’oceano della coscienza e dell'intelligenza che possono ricongiungersi con uno stato di felicità, creatività, amore, energia e pace infiniti per il tramite di una sola chiave, la meditazione trascendentale, viene da chiedersi come si possa sposare tutto questo con la forte componente angosciosa, torbida, le scene oniriche o reali così crude e strane dei suoi film.

Una risposta potrebbe essere che in effetti tutto questo appartenga a una vicenda superata e che Lynch, uomo rinato, abbia abbandonato il surrealismo fantasioso e sovrabbondante dei suoi incubi, per approdare alla pace interiore.

Naturalmente passando per gli insegnamenti di un maestro indiano, in questo caso Maharishi Mahesch Yogi, fondatore del programma e citato nel depliant pubblicitario distribuito a piene mani al Dal Verme. Ma non sarà stato, viene il dubbio, un modo per ‘purificarsi’ dall’uso di droghe, facili a Hollywood, come abbiamo appena visto con la morte per overdose del bravissimo attore Philip Seymour Hoffman? 

Noi però a Lynch siamo disposti a perdonare tutto, anche l’entusiasmo un po’ ingenuo con cui è venuto in Italia a perorare la causa da simpatico, furbissimo istrione che fa sembrare ‘magia’ tutto ciò che racconta. Lo perdoniamo forse anche in virtù del ciuffo di capelli alla Elvis Presley ormai bianco. Ma soprattutto per i capolavori che hanno nutrito la nostra fantasia, primo fra tutti Twin Peaks, con la  sua indimenticabile musica. 

Resta però la domanda di fondo: il suo sistema funzionerebbe anche nelle scuole italiane, reggerebbe questa terribile prova? Perché allora non avviare un dibattito e una seria sperimentazione verificandone statisticamente i risultati? Potrebbe essere un aiuto per il disastrato sistema scolastico del nostro Paese? 

Chi volesse approfondire può rivolgersi a Roberto Baitelli, Docente dell’Associazione Meditazione Trascendentale Maharishi (www.scuolasenzastress.it).

 


 



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Re: La scuola senza stress di David Lynch
09/02/2014 Rosanna Samaya Vargas
L'articolo "La scuola senza stress di D. Lynch" mi sembra molto interessante. Negli ultimi 20 anni ho introdotto la meditazione in classe. Chiamavo la pratica esercizi di educazione alle emozioni e sentimenti, educazione all'affettività. Avendo lavorato, per mia fortuna , con Presidi che mi davano, come si suole dire, carta bianca,ho potuto far studiare (dall'Iliade ai Promessi Sposi, passando per Dante, Storia Geografia e Grammatica)e lavorare con ragazze e ragazzi che non hanno mai dato problemi di disciplina, non sono mai stati violenti, sempre educati e attenti forse proprio perchè intuivano che riuscivamo a dare un senso al caos dentro e fuori di noi, proprio per quegli esercizi all'inizio e alla fine delle nostre sessioni culturali.Per me non c'è stato altro modo di stare in classe.Consapevolezza e meditazione attiva e formale era pane quotidiano. La folla che è andata a sentire Lynch mi ha commosso, perchè significa che questi concetti, un po' catacombali o carbonari, attraggono ora più di prima.Il Dharma ha superato l'Himalaya ed è arrivato fino a noi, magari facendo il giro dallo stretto di Bering. In ogni caso non credo che il signor D. Lynch sia mai stato, almeno per un giorno, in una classe di adolescenti. Diciamo cosi: la meditazione fa bene a tutti da 0 ai 100 anni.

Io non conosco personalmente D.L. Conosco solo in minima parte la sua produzione artistica. Da quello che leggo però, la mia riflessione è la seguente.Il Signor D. L. non è buono o cattivo, non era rosso ed è diventato giallo. Non ha inventato Twin Peaks e POI ha scoperto la meditazione trascendentale. Mister D. Lynch sa vedere ed esprimere la sua anima e l'animus, la sua parte in luce e quella in ombra. Non ha paura delle sue paure. E' in contatto con il Sè. Tralasciando quindi il discorso, molto born in Usa, del business, David Lynch rimane una persona molto coinvolgente, dalla quale si può apprendere molto più di quello che può sembrare in un primo momento. (Rosanna Samaya Vargas)


Re: La scuola senza stress di David Lynch
09/02/2014 Rosanna Samaya Vargas


Re: La scuola senza stress di David Lynch
08/02/2014 Valentina Fortichiari
Grazie del commento. Ha colto bene anche il mio lieve scetticismo.
Condivido pienamente tutto ciò che dice.
Ancora grazie del contributo.
VF


Re: La scuola senza stress di David Lynch
07/02/2014 Ai-chér Milano zona 3
Trovo questo report delizioso: completo, equanime, attraversato da una live vena di scetticismo, come avviene anche a me quando mi si presentano iniziative che promettono i frutti strabilianti della felicità, con tanto di statistiche a sostegno.
E’ la mia vecchia anima Europea, così affinata da sembrare disincantata .
Anch’io sento che è ora che la “meditazione” entri a far parte della normale nostra Cultura quotidiana.
La pratica del silenzio a scuola, insieme, prima e dopo le lezioni, è una buona base.
Dieci minuti mi sembrano troppi, basta cominciare con un minuto.
Naturalmente alla presenza del professore di turno: anche lui può così sperimentare e maturare il silenzio che propone alla classe.
Secondo me l’esperienza del silenzio deve essere verificata prima ai livelli “alti” della Scuola, per irradiarsi nell’intero ambiente scolastico.
Come andare avanti dopo questo primo minuto di silenzio?
Gli esseri più sensibili trovano in sé la progressione necessaria e il metodo di lavoro.
Vita e “meditazione” sono una cosa sola, e ciascuno di noi porta in sé questa unità, altrimenti non potremmo vivere.
Nell’attimo in cui saluto con affetto l’amico, o il muso del cane mi meraviglia per la intelligenza che vi scorgo, in quell’attimo vivo in un piano più ampio, più ricco , quello che Lynch chiama il piano del benessere, della energia, della felicità.
Allora a che serve il silenzio? A lasciar crescere la polarità intuitiva, ricettiva, “meditativa” che nel nostro tempo è stata messa da parte per far avanzare lo sviluppo intellettuale (scienza) e l’azione ( tecnica).
Meglio se accompagnati da chi abbia esperienza avanzata del processo di sviluppo interiore che porta l’individuo a essere.... se stesso.
In queste condizioni anche i libri possono aiutare, ma da soli non servono.
Ogni reale apprendimento avviene nel rapporto da coscienza a coscienza, come ben sa ogni professore che dedica la vita ai suoi allievi.
Grazie


 
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