Bilancio 2012: il dilemma del Comune di Milano "Come coprire un disavanzo di spesa corrente di 580 milioni di euro"

Un Report del dibattito, organizzato da MMC, svolto all'Umanitaria il 6/2 con Franco D'Alfonso e Bruno Tabacci ()
Per la Giunta Pisapia, insediata da meno di un anno, è come scalare una montagna: bisogna coprire un disavanzo di spesa corrente di 580 milioni di euro, "una cifra impressionante che dà la misura del degrado in cui è stata portata questa città" spiega Franco D’Alfonso, assessore al Commercio, nel corso di un dibattito con l’assessore al Bilancio, Bruno Tabacci, organizzato alla Società Umanitaria dal Movimento Milano Civica. All’incontro ha partecipato anche l’economista Andrea Boitani, docente all’Università Cattolica.

Non è una voragine che si è aperta all’improvviso nei conti del Comune ma una tendenza consolidata che va avanti da 5 o 6 anni: la differenza tra entrate e uscite correnti, cioè le spese ordinarie indispensabili per una normale gestione quotidiana, è di 360 milioni già da tempo. Poi si aggiungono altri 210-220 milioni per la manutenzione minima della città. Così si arriva a 580 milioni.

"Dal 2006 l’equilibrio tra entrate correnti e spese correnti più l’ammortamento dei mutui è stato abbandonato a se stesso" conferma Tabacci. E aggiunge: " Ci siamo trovati di fronte a un cattivo amministratore di condominio, che non ha fatto manutenzione, ha raccontato balle ai condomini, ha detto di non aver messo le mani nelle tasche dei cittadini ma in realtà ha depauperato il loro patrimonio".

Il risultato è che su 1.500 Comuni lombardi Milano si colloca al 1.300imo posto circa, che rispetto a un indebitamento medio di mille euro a testa a Milano si arriva a 3.200 euro. "Non c’è nulla di virtuoso in tutto ciò" commenta l’assessore al Bilancio.

Di virtuoso c’è invece il nuovo metodo di lavoro con cui affrontare il bilancio previsionale che il Comune deve approvare entro marzo: chiarire la situazione di partenza e ragionare sui numeri. E poi "ripensare tutta l’impostazione del bilancio e della nostra amministrazione" dice D’Alfonso.

Massima trasparenza quindi, sulla scia di quanto indicato dal Movimento Milano Civica con l’iniziativa del Bilancio Arancio, "un’idea brillante che il Comune dovrebbe fare sua" sostiene Tabacci.
Su come intervenire per coprire il “buco” di 580 milioni e riportare in equilibrio i conti del Comune manca ancora una strategia concorde.

L’assessore al Commercio si rifà a Steve Jobs, il fondatore di Apple, che in un famoso discorso disse: Stay hungry; stay foolish, siate affamati e visionari. Non sperperate i soldi, trovate soluzioni innovative. Per D’Alfonso non è possibile chiudere in 12 mesi un simile buco strutturale; farlo vorrebbe dire uno shock termico-fiscale inaccettabile. Rivedere le spese consentirebbe un risparmio di 100-120 milioni al massimo. Allora? C’è una sola possibilità: dismettere una parte consistente del patrimonio, per poi recuperare nei prossimi anni. Atm, Amsa, MM sono partecipazioni strategiche, su cui investire, A2A non è strategica. "Non dico che si debba vendere ma che si tratta di una partecipazione finanziaria e che come tale va trattata" spiega D’Alfonso.

"Il patrimonio si può vendere, ma non per pagare i dipendenti" ribatte Tabacci, che preferisce affrontare una revisione delle spese: "Siamo sicuri che tutti i 16mila dipendenti del Comune vanno bene, hanno una buona produttività ecc.? No. C’è davvero la volontà di andare a vedere dove si spende male? Non dico di fare tagli lineari ma un’analisi approfondita sì. Certo ci sono delle rigidità: i 620 milioni per il personale non si possono toccare, come i 620 milioni del contratto con l’Atm o i 280 per l’Amsa. Queste rigidità, però, vanno affrontate perché l’alternativa è toccare i servizi, cioè colpire i più deboli". Vendere l’A2A? "E’ una società che ha alle spalle un debito pauroso, prima deve essere rilanciata e sottoposta a una robusta semplificazione del vertice, che faremo entro marzo: oggi ci sono 23 amministratori. E poi in questo periodo le quotazioni dei titoli sono basse".

Boitani insiste sulle dismissioni: "Che senso ha che Sea sia controllata dal Comune con oltre il 50%? La gestione degli aeroporti – dice - in tutto il mondo è affidata ai privati, con regole precise. Lo stesso vale per la Serravalle: che ci sta a fare il Comune lì dentro? E poi, vendere il patrimonio per pagare i debiti può essere un modo per ridurre la spesa corrente, perché taglia il costo annuale del debito stesso".

Anche per l’Atm esiste la possibilità di ridurre i costi. Come? "Per esempio con l’introduzione dell’Area C, che è stata una cosa molto importante perché ha consentito di aumentare la velocità dei mezzi e quindi ha aumentato la produttività".
Tabacci è convinto che senza un adeguamento del carico fiscale non si vada da nessuna parte, D’Alfonso preferisce pensare a "zero nuove tasse, solo dismissioni".

Come finirà? Per il momento la discussione è aperta a tutti, gli incontri si succedono: "Se qualcuno ha dei suggerimenti efficaci siamo pronti ad ascoltare" dicono gli assessori.



Commenta

Re: Bilancio 2012: il dilemma del Comune di Milano
16/02/2012 Gianluca Bozzia
Ma il bilancio totale a quanto ammonta?

Ad ogni modo se il disavanzo di spesa corrente è di 360 milioni da anni le soluzioni sono chiare: o si spende meno, razionalizzando e tagliando (anche le persone), oppure si tassa di più il cittadino che legge e non vuole toccare il modo di lavorare di 16.000 (!) dipendenti oppure si fanno entrambe le cose.

Poi possiamo anche svendere Serravalle e Sea, ma non è la soluzione.


 
 Rispondi a questo messaggio
 Nome:
 Indirizzo email:
 Titolo:
Prevenzione Spam:
Per favore, reinserire il codice riportato nell'immagine.
Questo codice serve a bloccare i tentativi di inserimento automatici.
CAPTCHA - click right for audio Play Captcha