A teatro e al cinema…a piedi: Il capitale umano

In un nord algido e piovoso, le esecrabili avventure di arrampicatori sociali e finanzieri d’assalto. Un’Italia senza speranze e senza appello. ()
capitale umano WEB
Gruppo di famiglia in un esterno. Dove l’esterno è questa nostra povera Italietta dominata dal potere del denaro e dalla sete avida di agiatezza ad ogni costo.

Ambientato in una simbolica Brianza dove però non ci sono più le fabbrichette ma le compravendite di villette a schiera e la grande dimora super attrezzata di uno speculatore finanziario che trascura moglie e figlio per fare soldi, il film assume tinte noir intorno alla storia di un incidente stradale nella quale si trovano coinvolti tutti i protagonisti.
Tra questi, di gran lungo il peggiore di tutti, un piccolo venditore di case che, pur di affermarsi e fare soldi, venderebbe l’anima al diavolo, ammesso e non concesso che un’anima la possieda.

Ecco, si dice, lo spaccato di un’Italia alla deriva, dominata da speculatori e da arrampicatori sociali o da signore annoiate alla ricerca di passatempi per migliorarsi l’umore e giustificarsi l’esistenza.
Di politica non c’è traccia diretta, salvo la comparsata di un assessore leghista, con tanto di cravatta e fazzoletto al taschino di colore verde, che non ci fa certo una bella figura.

Se gli adulti sono, quasi tutti, odiosi, i ragazzi sembrano avere, ma non tutti, un po’ di passione umana, non certo civile.
Con Il capitale umano, Virzì abbandona i toni prevalenti della commedia dei suoi film precedenti, per avventurarsi sul sentiero impervio del dramma senza cogliere significativamente il bersaglio.

Si vorrebbe che fosse un film politico ma non lo è. Si vorrebbe che fosse una forte critica alla società senza valori ma non mantiene le premesse, perdendosi piuttosto nella definizione della vicenda gialla. Si avvale di un notevole cast, ma, mentre Fabrizio Gifuni e Valeria Golino sembrano ben misurati nel ruolo, così non avviene con l’evanescente Valeria Bruni Tedeschi e con lo sguaiato Fabrizio Bentivoglio, talmente caricaturale nel ruolo da apparire persino insopportabile.
Meglio i giovani attori, Matilde Gioli su tutti, e le nobili comparsate di Luigi Lo Cascio, Federica Fracassi, Gigio Alberti e Bebo Storti, umanissimo ispettore di polizia.

I bei luoghi del film non sono brianzoli, gran parte delle riprese sono state effettuare a Fortunago, nell’Oltrepò Pavese, uno dei borghi più belli d’Italia. Incombe Milano c’è un po’ di Varese e un po’ di Como dove il Teatro Politeama diventa simbolo della decadenza della cultura.
Incomprensibili anche le polemiche nei confronti del film accusato da qualche facinoroso di insultare la Brianza e il Nord. Il film non insulta nessuno, si limita a registrare un malessere diffuso da Milano a Palermo, da Torino a Cagliari, per restare in Italia. Del resto, il film è tratto dall’omonimo romanzo di Stephen Amidon ambientato nel Connecticut.

Malessere? Se così si può definire la perdita dei valori e degli ideali, della dignità umana e del coraggio, della coerenza e della passione civile.
Che cosa è il capitale umano? È il valore di una vita per le compagnie di assicurazione, ed è tutto dire.
Frase chiave, pronunciata da Valeria Bruni Tedeschi: “Avete scommesso sulla rovina del nostro paese e avete vinto”.
Da vedere per discutere, non ne resterà però significativa traccia nella storia recente del nostro cinema.

Massimo Cecconi


Il capitale umano
di Paolo Virzì
Italia 2013
con Fabrizio Bentivoglio, Valeria Bruni Tedeschi, Fabrizio Gifuni, Valeria Golino

In programmazione all’Arcobaleno Filmcenter


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