Dall’esperienza di Villasanta. L’INNOVAZIONE (parte terza)

Un’area abbandonata all’interno di uno dei quartieri del paese e un gruppo di cittadini vogliosi di impegnarsi nella sua riqualificazione hanno dato la stura alla terza e conclusiva fase del processo di partecipazione.
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prima apertura
Il continuo ripetersi di interventi partecipati svolti nel paese hanno indotto un gruppo di cittadini ad avanzare la proposta all’amministrazione comunale di attivare anche su quel fazzoletto di terra dimenticato un progetto partecipato. Ribaltando quindi il meccanismo “selettivo” sino ad allora seguito; a buona ragione si può dire che gli abitanti di via Buozzi hanno costruito una proposta “dal basso”.

Definizione di un’idea condivisa
Una volta che l’amministrazione ha convenuto sull’opportunità di progettare il recupero di questi 5.000 metri quadrati di prato usati in parte come discarica si è dato avvio ad un percorso di lavoro con le persone inizialmente interessate -chi risiedeva intorno all’area e poteva vederla dalle finestre del proprio appartamento- ma aperto a tutto il quartiere di San Fiorano; il vincolo posto dall’amministrazione era infatti rendere questa un’opportunità per pensare ad un centro del quartiere e non ad un giardino condominale.
Interviste, osservazioni, mappe interattive sono stati alcuni degli elementi che hanno portato a definire un’idea condivisa su come trasformare l’area. Con qualche sorpresa. Infatti il progetto prevedeva alcune soluzioni inizialmente non propriamente contemplate nella visione del soggetto pubblico. Tra queste la più spiazzante era la richiesta di costruzione di un edificio che fungesse da “casa” del quartiere.

Il coinvolgimento dell’amministrazione ha portato a comprendere e condividere tale richiesta. Con qualche sorpresa. Non erano disponibili i denari per programmare un intervento di sistemazione che andasse oltre ad una pulizia e piantumazione dell’area. Si è trattato quindi di trovare una soluzione innovativa, che spostasse il punto di osservazione dei partecipanti; il punto di equilibrio è stato identificato nella “autocostruzione” come modalità operativa di realizzazione dell’opera.

L’autocostruzione
Una scelta non semplice (all’oggi è uno dei rari casi di edificio e spazio pubblico realizzato completamente dagli abitanti) per chi ha dovuto traghettare il percorso dal momento del confronto al momento delle “mani in pasta”. Ma questo era l’unico modo possibile per non lasciare il sogno sulla carta, impegnando il tempo al posto della moneta.

Il gruppo dei “progettisti” si è trasformato in una squadra di lavoro, e la partecipazione organizzata in  base alle competenze delle persone presenti nell’associazione (tutti, anche le signore e i bambini sanno fare qualche cosa, al mal parata preparare un pranzo per i “muratori”) che nel frattempo è stata costituita (la Ghiringhella il suo nome) e il cui statuto, costruito anche questo a più mani, ha previsto sin dall’inizio la possibilità di operare come costruttori ma anche come gestori dell’area.

Il comune ha provveduto ad acquistare i materiali utili alla realizzazione del manufatto, alcuni si sono resi disponibili attraverso forme virtuose di recupero attivate dagli stessi abitanti; il tutto in coerenza con il progetto tecnico elaborato. La programmazione del cantiere e la le sessioni di lavoro durante i fine settimana ha portato dall’autunno all’estate alla conclusione del cantiere.
Con alcuni passaggi critici da superare; gli autocostruttori che presa la mano avrebbero voluto ampliare oltremodo l’edificio, l’amministrazione che ha voluto dare il proprio indirizzo “estetico” sull’edificio nascente, molto si è dibattuto se recintare l’area o meno. Ma tutto questo in un clima di grande collaborazione e di consapevolezza dell’unicità di quanto si stava realizzando.

La sistemazione dell’area
Alla fine dell’estate del 2002 l’edificio e le sistemazione del verde sono state realizzate con grande gioia di tutti. E l’edificio ha subito iniziato a vivere, gestito al gruppo di autocostruttori, ospitando incontri aperti a tutto il paese per la promozione della consapevolezza ambientale, con feste e momenti di socializzazione; così come l’area verde sempre più popolata di mamme che sicure del presidio sociale attivato hanno iniziato a lasciare giocare i bambini senza preoccupazioni; il campo da bocce e l’area per ballare hanno ospitato eventi anche a livello sovracomunale.

Il progetto di sistemazione dell’area però mancava di alcune parti che non erano state ben definite in precedenza e che potevano essere l’occasione per renderlo un po’ più speciale. Una particolare predisposizione di alcuni dei residenti verso l’ornitologia ha reso possibile la definizione di un progetto di “oasi” a cui è stata collegata una richiesta di finanziamento; l’arrivo di nuovi “capitali” ha permesso di completare il progetto originario realizzando il capanno degli attrezzi, alle cui spalle vive il piccolo stagno alimentato dalle acque piovane recuperate dal tetto e in cui hanno nidificato una coppia di germani, e al cui fianco si trova la grande voliera che ospita temporaneamente una serie di volatili tipici dei nostri paesaggi. Occasioni queste ultime che hanno fatto diventare l’area anche meta per le scolaresche interessate a vedere da vicino e conoscere meglio un altro genere, non meno importante, di “abitanti” di Villasanta.

Oggi dopo oltre 10 anni l‘area è viva e le attività che qui si organizzano con frequenza permettono all’associazione di intervenire anche per piccole opere di manutenzione ordinaria; un piccolo esempio di come costruire uno spazio pubblico a basso costo (anche di gestione) e garantire uno spazio aperto alla creatività e alla partecipazione della cittadinanza.



Per approfondimenti: “Dire fare partecipare” INUEdizioni 2004 Roma, a cura di Davide Fortini





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