Da rivedere il progetto della Via d'Acqua dopo le contestazioni dei cittadini

Verrà modificato il progetto della Via d'Acqua Sud? E' quello che si aspettano i cittadini dopo la strenua battaglia in difesa del parco Trenno, del parco delle Cave, del parco Pertini, minacciati dalla realizzazione di un'opera inutilmente invasiva e dispendiosa, che l'amministrazione comunale sembra disposta a rivedere. ()
Parco delle cave 1
Che la Via d'Acqua Sud, come è stato battezzato quello che in realtà è un canale di scolo delle acque dal sito dell'Expo al Naviglio Grande, attraversando tre parchi cittadini, per una metà circa interrato, fosse un'opera che non risponde ad alcun criterio di utilità, convenienza e valenza paesaggistica, era emerso chiaramente sin dalle prime assemblee indette dai cittadini, quando hanno scoperto che l'impresa appaltatrice stava aprendo un cantiere nel parco Trenno. Senza alcun preavviso, nello scorso novembre comparvero recinzioni e ruspe che annunciavano l'inizio dei lavori.
Da  quel  momento si è attivata una intensa partecipazione popolare, che ha permesso di scoprire il reale impatto dell'opera sul territorio, le sue carenze, il costo assolutamente rilevante e sproporzionato.
Già quando fu annunciato il progetto, curato da MM, Metropolitana Milanese spa, l'ente incaricato dello studio, progettazione e direzione dei lavori per l'intero complesso di opere del sito Expo, furono sollevate obiezioni e proposte altre soluzioni da parte di Italia Nostra, soluzioni in grado di rispettare il contesto paesaggistico, riutilizzando canali esistenti e recuperando in parte il sistema di rogge e fontanili della zone, a costi di gran lunga inferiori. Comunque Expo non tenne minimamente in conto le critiche ricevute e, nonostante fossero state espresse riserve dal Ministero dei LLPP e un parere sfavorevole della Soprintendenza dei Beni Architettonici e Paesaggistici di Milano, ha proceduto ad appaltare i lavori.

Dopo l'iniziale sconcerto gli abitanti delle zone intorno ai parchi hanno deciso di presidiare i cantieri appena aperti, indire assemblee, raccogliere firme, stampare e divulgare volantini per informare la cittadinanza,  chiedere il fermo dei lavori e la revisione del progetto del canale, facendo anche rilevare che in alcuni tratti  attraversa terreni da bonificare. I cittadini hanno creato comitati spontanei e coinvolto un gran numero di persone, fortemente determinate ad impedire lo scempio e lo spreco che si stava preannunciando.
L'amministrazione e le forze politiche di maggioranza hanno inizialmente ignorato le proteste, rifiutandosi di mettere in discussione il progetto, ma vista la determinazione, e presumibilmente le buone ragioni dei comitati, hanno fatto intendere di essere disponibili a rivederne alcuni aspetti. E' previsto per ì'8 gennaio un incontro con Gianni Confalonieri, delegato a Expo per il Comune di Milano. Non resta che augurarsi che vengano in gran parte accolte le richieste dei cittadini, modifica del tracciato al fine di recuperare per quanto possibile i manufatti e canali esistenti, salvaguardia del patrimonio arboreo dei parchi, mappatura e  bonifica  delle aree inquinate all'interno delle zone interessate.

A margine di questi avvenimenti vorremmo fare alcune considerazioni.
Il progetto era nato con l'ambizione di creare un canale navigabile tra l'area Expo e la Darsena, e da qui il nome Via d'Acqua, ben presto apparso irrealizzabile per il costo enorme che avrebbe avuto e lo stravolgimento dei parchi, delle piazze  e delle vie della città da attraversare. L'idea originale non è stata comunque abbandonata e la Via d'Acqua è diventata un canale il cui unico scopo è quello di di collegare il Villoresi con l'area Expo, la Via d'Acqua Nord, e poi di far defluire l'acqua dal laghetto artificiale dell'area Expo sino alla Darsena, la Via d'Acqua Sud, per un costo complessivo di 89 milioni di euro, la metà circa per il tratto Sud. L'opera consiste quindi essenzialmente in scavi, movimenti di terra e sponde in cemento.  La realizzazione è stata giustificata con il fatto che il canale serve ad irrigare i terreni agricoli a sud di Milano, senza compromettere il paesaggio, e ad aumentare l'apporto d'acqua alla Darsena. In effetti si riscontra che il canale non ha scopi irrigui e che l'apporto d'acqua alla Darsena è irrilevante rispetto a quello del Naviglio Grande.

Il progetto è stato presentato come necessario ed inderogabile e l'attuale amministrazione milanese ne ha a suo tempo preso atto, senza riserve.
Solo grazie alla forte e tenace opposizione della popolazione ne è emersa l'inconsistenza rispetto alle esigenze di pubblica utilità che un'opera di questo genere deve pur garantire, sotto il profilo del rispetto dell'ambiente e del territorio e sotto il profilo della validità tecnico-economica.
Grazie alla partecipazione attiva di alcuni gruppi di cittadini si sono potute mettere in luce le carenze progettuali e lo spreco di denaro pubblico che l'opera comporta, spreco che appare tanto meno accettabile, se si considera la difficilissima situazione economica che investe la sfera pubblica e lo stato di disagio in cui versa una parte rilevante della popolazione.

Non si tratta di dover accogliere le richieste che pervengono dalla cittadinanza per placare il malcontento e recuperare consenso, quanto di rivedere i criteri di scelta degli interventi pubblici aprendo uno scenario in cui la partecipazione dei cittadini assuma il ruolo che, in una società democratica, deve esserle riconosciuto. Si tratta di dar corso tra amministrazione e cittadini alla possibilità di un confronto che consenta di garantire soluzioni accettabili.
Non è certo imputabile a questa amministrazione il percorso che ha portato alla definizione del progetto attuale della Via d'Acqua e anche se il confronto aperto con la cittadinanza è tardivo, auguriamoci che diventi l'occasione per avviare un rapporto diverso tra amministrazione e cittadini.

Un'altra considerazione, che non riguarda l'operato del potere locale, ma da cui nessuno può esimersi, riguarda la valutazione politica e la presa d'atto della condizione in cui si trova il sistema economico italiano e le scelte conseguenti per il contenimento della spesa pubblica. La spending review, come si usa dire, non può essere limitata, senza metterne assolutamente in discussione la necessità, alla revisione degli organismi istituzionali, delle strutture burocratiche, dei meccanismi di controllo delle spese dell'apparato politico.
Prima di raschiare il fondo del barile e tagliare pensioni, scuola, assistenza sanitaria, sostegno agli indigenti ed emarginati, in parole povere prima di degradare ulteriormente il livello di vita dei cittadini, non si dovrebbe cominciare ad attuare tagli e riduzioni degli investimenti nelle cosidette Grandi Opere, di cui Expo è un esempio, che invece continuano ad essere decise prescindendo da serie analisi costi-benefici, dalle valutazione di compatibilità ambientale in termini di cementificazione del territorio, di consumo delle aree verdi e agricole, e soprattutto prescindendo dalla valutazione delle priorità dei bisogni e delle esigenze reali dei cittadini?

Il ministro Lupi ha appena dichiarato che Expo comporta investimenti per 11,5 miliardi di euro e che non verranno minimamente ridotti questi investimenti, perchè?
E' inutile dichiarare che solo una parte di questi soldi sono a carico dello stato (3,89 miliardi di euro circa) mentre il resto viene reperito mediante project financing, poiché chi si accollerà il project financing non lo farà certo come opera di beneficenza e, trattandosi di opere pubbliche, tutti i relativi costi verranno comunque accollati ai cittadini, che dovranno ripagarli.
E nemmeno si può dire che questi investimenti servono a rilanciare l'economia, dato che assorbono risorse molto ingenti con ricadute molto basse in termini di occupazione, mentre per rilanciare l'economia avremmo bisogno di investire in scuola, ricerca e sviluppo, innovazione, sostegno al credito per il tessuto industriale italiano costituito in larga parte dalle piccole e medie imprese.
Senza contare che di nuove infrastrutture stradali non si sente oggi un gran bisogno e che il beneficio economico derivante ad esempio dalla TEM è tutto da dimostrare e che i lavori a questa collegati stanno distruggendo il territorio agricolo a est di Milano, intasando il traffico locale da anni con gravi disagi per i cittadini.
Il ministro Lupi alcuni giorni fa ha addirittura annunciato l'intenzione di dare il via al progetto di un'autostrada Orte-Mestre (??), da realizzare naturalmente in project financing (la pagheranno i nostri nipoti se va bene), ma intanto noi dovremo cominciare a pagare studi preliminari e di fattibilità.
Ci auguriamo che rispetto a questo tipo di proposte vengano prese le opportune distanze da chi si candiderà  in futuro al governo della città metropolitana di Milano.

Paolo Burgio
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I Comitati X Milano chiedono risposte da parte dell'amministrazione
22/01/2014 Paolo
Dopo riunioni e porte chiuse con le forze politiche di maggioranza di zona 7 ed 8, dopo incontri con rappresentanti di questa o quell'associazione di quartiere senza un reale confronto con la cittadinanza, si è svolta, a margine di un'assemblea sul tema delle biblioteche, un incontro con il sindaco di Milano Giuliano Pisapia relativo alle risposte che anche i Comitati X Milano avevano sollecitato rispetto alla via d'acqua, in corso di realizzazione.
E' stato prodotto un documento che è possibile trovare sul sito www.comitatixmilano.it e che è stato consegnato al sindaco stesso nella giornata di lunedì 20 gennaio.
Il sindaco, dopo aver ascoltato la cittadinanza, ha risposto impegnandosi ad incontrare ancora i comitati di quartiere per approfondire la possibilità di modificare il tracciato secondo le linee guida di Italia Nostra e del Politecnico di Milano ideate ancora nel lontano 2010 e mai prese in considerazione dalla scorsa ed attuale giunta. Nonostante la disponibilità mostrata da sindaco, si ha la sensazione che i portatori di interessi positivi, gli abitanti dei quartieri interessati, non siano stati minimamente presi in considerazione se non attraverso le inutili votazioni dei consigli di zona che si sono adeguati acriticamente alle decisioni del comune e di Expo. Da questo episodio si può evincere che le decisioni prese da chi non è stato eletto (soc. Expo) risultano superiori ed inappellabili, apparentemente, da giunta comunale ma anche dal Ministro Lupi, abitante a Baggio, che ha dichiarato informalmente la sua totale impotenza rispetto alla revisione del progetto. Stiamo ancora parlando di uno stato di diritto oppure della negligenza politica dei nostri amministratori?


 
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