Non guardare solo la luna, ma anche quello che ti cresce sotto i piedi. VERBASCO

Nome scientifico: verbascum thapsiforme. Ma la gente lo chiama anche tasso barbasso o bastone del re. Se ne fanno decotti e tinture, ma le sue foglie sono ottime anche fritte.
()
verbasco
Avevo trovato questa pianta anche al campo Giuriati l'autunno scorso, ma era piccola e poco rappresentativa; avendola ritrovata al cimitero di Lambrate più rigogliosa, l'ho fotografata e adesso ve ne parlo.

È una pianta annuale o biennale ha foglie grandi, ovali, di colore grigio verde, molto pelose ma non ispide.
Non è comunissima, vista anche la sua difficoltà a disseminarsi. Essendo molto decorativa quando è in fiore, potete anche trapiantarla nell'orto con tutto il suo pane di terra, o in un angolo ghiaioso e soleggiato del giardino, ricordatevi che ha una radice molto lunga, cercate di prenderla il più possibile integra.   
                                                                                                     
La parte più bella e anche più utilizzata è in realtà l'infiorescenza che si ricopre di fiori gialli, un poco profumati, molto amati dalle api e usati in erboristeria per le sue proprietà antinfiammatorie, emollienti e tossifughe, sotto forma di infusi per tosse e catarri, di decotti per pelle e mucose irritate e di tinture oleose (oliva o semi) per frizioni tiepide.
Anche le foglie possono essere usate sia come decotti per applicazioni calde, che come cataplasmi per curare emorroidi e foruncoli.                                  
                                                                                                                               
Le foglie ben sviluppate si raccolgono in primavera- estate, i fiori si raccolgono appena aperti da giugno in poi staccandoli ad uno ad uno senza il calice, questo perché non fioriscono tutti insieme e noi possiamo invece farci la nostra provvista invernale, facendo seccare all'ombra sia le foglie che i fiori man mano che si aprono.                                                                                                          
Ma voi direte: "ma che cosa si mangia?"  Un vendammiatore, passando vicino alla scarpata ha esclamato: "Eccola lì la salvia selvatica che mia madre mi faceva in pastella fritta e mi piaceva moltissimo".  Gli ho spiegato che in realtà si chiama verbasco e l'ho ringraziato per avermi suggerito un suo uso che ancora non conoscevo.


Wanda Gradnik - Perito agrario enotecnico - manutentore giardini


Commenta

 
 Rispondi a questo messaggio
 Nome:
 Indirizzo email:
 Titolo:
Prevenzione Spam:
Per favore, reinserire il codice riportato nell'immagine.
Questo codice serve a bloccare i tentativi di inserimento automatici.
CAPTCHA - click right for audio Play Captcha