Consultori sotto attacco

Presentato il 21 gennaio 2012, all’incontro nazionale promosso dall'assemblea permanente delle donne contro la proposta di legge Tarzia, il rapporto che qui riportiamo fotografa la situazione attuale dei consultori familiari accreditati in Regione Lombardia.

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Tarzia

Un disegno strategico di chiara matrice ideologica mette sotto attacco i consultori, il loro ruolo e l’autodeterminazione delle donne. Ecco i suoi tratti salienti: riduzione dei consultori pubblici; aumento di quelli privati e sovvenzioni a questi ultimi tramite prestazioni socio-sanitarie più remunerate rispetto a quelle mediche effettuate dai consultori pubblici.
Un progetto, il Nasko della giunta Formigoni, che stanzia fondi e struttura i CAV (Centro Aiuto alla Vita) per "prevenire" l’interruzione volontaria di gravidanza. 
Un aumento dei medici obiettori negli ospedali che, unito al mancato turnover delle assunzione nei consultori, paralizza in pratica l’applicazione della legge 194.
Questa la trasformazione, ovvero lo "smantellamento", dei consultori in Lombardia; non dissimile, peraltro, da eventi col medesimo significato in Regioni come il Piemonte, il Veneto e il Lazio, quest'ultimo con il provvedimento Tarzia (scarica il PDF).  

Rapporto sull’attività dei consultori familiari in Lombardia
La gestione della Regione Lombardia ha completamente stravolto le finalità dell’attività del consultorio previste dalla legge italiana che sottolineava le caratteristiche di intervento sulla donna , la salute riproduttiva e sulla famiglia, garantendo il diritto alla procreazione consapevole. 
Piano piano, attraverso decreti ed “emendamenti Formigoni”, l’attività del consultorio si è trovata nel 2010 a gestire il progetto Nasko attuato per prevenire l’interruzione della gravidanza.

Il sistema della sussidiarietà 
Premessa necessaria alla descrizione del sistema dei consultori è che in Lombardia vige il sistema della sussidiarietà.
Con la legge regionale 31 del '97, in Lombardia è stabilita la separazione fra le Asl (acquirenti di prestazioni) e i fornitori di prestazioni, con l'equiparazione tra pubblico e privato. 
Alla Regione spetta il compito di definire le regole di governo del sistema, che rappresentano gli strumenti principali di programmazione; l'Asl ha funzione di coordinamento e controllo del socio-sanitario; la gestione e programmazione dei servizi sociali spetta ai comuni. Il terzo settore è riconosciuto come soggetto operante nel sistema socio-sanitario e socio-assistenziale (con l'istituzione di tavoli permanenti). 
Entra in vigore un sistema di finanziamento che attribuisce un determinato valore a ogni prestazione (DRG)e quindi l’attività preventiva , una volta gratuita diventa a pagamento come le altre prestazioni SSN. 

I privati possono scegliere quali servizi offrire
Accade così che le strutture private programmino i servizi e le prestazioni maggiormente remunerative, drenando la maggior parte di risorse pubbliche disponibili. I consultori privati hanno così potuto accreditarsi secondo un sistema di criteri definito dalla Regione. Tali criteri riguardano la struttura e chi ci lavora, ma trascurano uno dei punti guida della legge sui consultori pubblici del 1975, cioè la laicità. Accade così che molti consultori privati accreditati di matrice cattolica possano fare obiezione di coscienza di struttura, negando le pratiche relative alla legge 194 e promuovendo un certo tipo di “educazione” alla sessualità.

La rete dei consultori oggi
Attualmente la rete è composta da 216 sedi principali 152 pubbliche e 72 private accreditate (salite di 18 unità dal 2007) di cui solo 2 laici. 
Le prestazioni mediche vengono erogate per il 70% dalle strutture pubbliche, mentre le prestazioni socio-sanitarie ad elevata integrazione che sono le più remunerate dalla regione(prestazioni effettuate da almeno 2 operatori sociali e sanitari) sono erogate per il 53% dalle strutture private. Gli argomenti trattati per attività di prevenzione ed educazione alla salute vertono principalmente sul sostegno alla genitorialità, informazione contraccezione e malattie a trasmissione sessuale , educazione all’affettività e sessualità per quanto riguarda i consultori pubblici e relazioni di coppia e preparazione alle diverse fasi della vita per i consultori privati.
Queste diciture sono da riferire ad attività riconosciute dalla regione per la remunerazione delle singole strutture il cui compenso ricevuto è molto inferiore per prestazioni mediche. Dal 2008 l’ASL Milano ha persino sospeso gli incontri di educazione sessuale nelle scuole effettuati nelle classi dal personale dei consultori perché era “lesiva” per i ragazzi la presentazione dell’uso degli anticoncezionali da parte di un operatore consultoriale; decisione presa in risposta ad una lamentela di una madre sul quotidiano “Famiglia Cristiana”.

Quali operatori e quali prestazioni
Gli operatori che prestano la loro attività nei consultori pubblici sono per il 70% assunti di ruolo principalmente ginecologi, ostetriche, psicologi, assistenti sociali e infermiere, mentre in quelli privati sono principalmente volontari 67% (2003) e 40%(2006) e le figure professionali maggiormente rappresentate sono psicologi, personale amministrativo (assente nella maggior parte dei consultori pubblici) e altro personale non meglio identificato. Nei consultori pubblici il rapporto operatore per numero di utenti è 1/304, mentre in quelli privati 1/200.
Le prestazioni più richieste nei consultori pubblici sono la visita ginecologica, il pap test (solo 10%nei privati e 40% nel pubblico), controlli ginecologici e incontri di gruppo, mentre nelle strutture private si offrono maggiormente visite colloquio (prestazione socio-sanitaria molto remunerata) e mediazione consulenza familiare ed incontri di gruppo, corsi prematrimoniali dove vengono pubblicizzati i metodi naturali e l’astinenza come metodi anticoncezionali. Avendo personale completamente obbiettore di coscienza la legge 194 ovviamente non viene applicata se non nella “nuova “visione di Formigoni di aiuto alla donna per poter continuare la gravidanze indesiderata (Progetto Nasko spiegato in seguito)
Per quanto riguarda gli adolescenti tra 13 e 17 anni siamo su circa 11000 accessi per i consultori pubblici contro 2078 nei privati.

Dove si applica la 194? 
Per quanto riguarda l’applicazione della legge 194 le IVG (Interruzioni Volontarie di Gravidanza) vengono eseguite negli ospedali lombardi pubblici e non nei privati convenzionati che hanno il 100% dei medici obiettori, ma non è mai stato organizzato e facilitato il rapporto preferenziale tra consultori e ospedali della zona di riferimento.
Gli aborti terapeutici vengono effettuati solo in alcuni ospedali, costringendo le donne che hanno bisogno di questo intervento a pellegrinaggi dolorosi e faticosi.
In regione Lombardia è sempre più gravoso il problema dell’obiezione di coscienza sempre più in aumento.
Negli ospedali lombardi il 73% dei medici ginecologi è obiettore, con differenze tra ospedali sia all'interno della stessa città, che tra città diverse. Ad esempio, presso la clinica Mangiagalli di Milano il 40% è obiettore, nell'ospedale di Como la percentuale arriva all'88%.
Altro segno della modifica dell’ottica della 194 è la direttiva data dal consiglio comunale milanese nel 2008 secondo la quale il personale ospedaliero è tenuto ad informare la donna , che aveva scelto di effettuare l’IVG , del diritto di richiedere la sepoltura degli embrioni e dei feti .

Il progetto Nasko 
Infine il più recente cambiamento di ottica della regione Lombardia è stato il PROGETTO NASKO con la delibera della regolamentazione dei CAV, centri aiuto alla vita.
Nel settembre 2010 è stata pubblicata una delibera regionale che si propone il “riconoscimento, valorizzazione e sostegno del ruolo della famiglia, quale nucleo fondamentale per la crescita, lo sviluppo e la cura della persona”. Con gli art. 4 e 5 si attribuisce alle unità di offerta (cioè ai consultori pubblici e privati accreditati) la funzione di aiutare e sostenere la famiglia, con particolare riferimento alle problematiche relazionali e genitoriali. Si vuole “prevenire” l’interruzione della gravidanza, anche mediante l’attivazione di legami di solidarietà tra famiglie e gruppi sociali e con azioni di sostegno economico. 
La delibera stabilisce che il personale del consultorio debba informare la donna della possibilità di non abortire in cambio di un aiuto economico: la somma di € 4500 è erogata attraverso un sostegno mensile di € 250, per un massimo 18 mesi, e suddivisa tra il periodo precedente il parto ed il periodo successivo alla nascita del bambino. La clausola, per la donna, è di partecipare ad un progetto concordato con il Centro di aiuto alla vita della sua zona.

… e i CAV per gestire i fondi
Infatti questa delibera sancisce e regolamenta la nascita di un nuova struttura psico-sociale, definita appunto CENTRO AIUTO ALLA VITA, che ha come compito la gestione dei fondi del progetto NASKO e ha la finalità di mettere a disposizione delle persone, delle famiglie, degli enti locali e degli enti non profit, nonché delle unità di offerta sociali e sociosanitarie, “informazioni sulle opportunità, presenti nei diversi contesti territoriali”, per “la promozione della vita ed il sostegno della natalità”. Attraverso questa delibera i 34 Centri di aiuto alla vita della Lombardia entrano in piena regola a far parte del sistema sociosanitario regionale (dati Bollettino ufficiale Regione Lombardia, settembre 2010, anno XL, n. 184)
Come si può vedere dagli ultimi eventi accaduti in Piemonte e in Lazio la regione Lombardia ha dato il via ad un programma di snaturalizzazione e cambiamento dell’ottica delle leggi di istituzione dei consultori e della legge 194, nate negli anni ‘90 per volere delle donne per il controllo delle nascite e una maternità libera e responsabile, per un largo e informato uso della contraccezione.

Dott.ssa Daniela Fantini Ginecologa milanese, membro di Usciamo dal silenzio e Se non ora quando Lombardia

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