Flavio Pagano-Perdutamente

La rubrica “Un libro al mese” è a cura della Libreria eQuiLibri di via Morgagni 31 bis. La proposta di novembre è “Perdutamente” di Flavio Pagano, Giunti Editore, 12 euro


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Anni fa conobbi Fausto Bertolini, regista, sceneggiatore cinematografico e teatrale che scrisse un libro delicato, semplice divertente e genuino come lui era. Narrazione autobiografica della sua vita con due genitori ed una zia affetti da Alzheimer e demenza.

Poi lessi “Mia madre, la mia bambina” di Tahar Ben Jelloun, altissima prosa di dolore rassegnazione ed accettazione.

Poi ci fu “Non ricordo se ho ucciso” di Alice Laplante, la mia lettura fu accompagnata da sola angoscia per tutto il libro.

Ed ecco da poco uscito di Flavio Pagano “Perdutamente” Giunti editore, 12 euro.

Romanzo commovente che fa trattenere il respiro dallo sconcerto ma riesce anche a farci sorridere sul dramma della malattia dell’Alzheimer, un morbo in aumento in Italia e nel mondo in crescita vertiginosa.

La storia e’ ambientata in una Napoli movimentata, degenerata, malavitosa e lì incontreremo una famiglia del giorno d’oggi , con plurime situazioni intricate, che abita in un grande palazzo del ‘700.

Tutto comincia quando una vecchia madre viene ritrovata in stato confusionale alla stazione. Incomprensibile il suo gesto e la destinazione.

Lo Stato, a volte, non e’ efficiente e, in attesa di un aiuto per la pensione di accompagnamento, i componenti della famiglia si trasformeranno a turno in badanti..

Una situazione subito ingestibile, drammatica, una famiglia sgomenta che all’inizio non sa che fare, ma che non può tradire una madre aggredita dalla malattia, che la porta a regredire al tempo della guerra, a ridiventar bambina. Lo choc, l’incredulità per una mente senza speranza, una goccia d’acqua che evapora lentamente, una fiammella che si spegne piano.

Ognuno gestirà il rapporto con la donna in maniera diversa: la faranno giocare a carte, l’accompagneranno a passeggio, l’accudiranno amorevolmente con grande dignità e forza, fino alla fine, quando le faranno incoronare il “suo sogno”, parlare con San Gennaro, interpretato dal prete che la seguirà nel momento del trapasso.

Si creerà un gioco tra realtà e finzione, soprattutto per il ritrovamento di una lettera che la donna scrisse prima di recarsi alla stazione per il viaggio, e che verrà letta solo dopo la scomparsa della donna. La lettera d’amore di una madre che comunica lo sconfinato sentimento per i figli, che parla bene di tutti persino della nuora come di un angelo, mentre invece questa non la sopportava . La perdita di una persona cara ci pervade di senso di arresa che può essere vissuto con tristezza, sconforto ma anche rabbia, come conclude l’autore “la rabbia infinita che ci sgorga dal cuore, quando ci rendiamo conto di amare perdutamente la causa stessa del nostro dolore”.


(Marina Marcucci)



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