In difesa della scuola della Costituzione

Si è tenuto sabato 26 ottobre al liceo Carducci il primo convegno nazionale promosso da una serie di associazioni in difesa della scuola pubblica, con la partecipazione del presidente del Consiglio comunale Basilio Rizzo, che ha aperto i lavori, quella di Lorenza Caldassare, costituzionalista, e di numerosi relatori, intervenuti per riaffermare il diritto all'istruzione gratuita per tutti e avviare un movimento nazionale per la riqualificazione della Scuola della Costituzione. ()
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Il convegno, o meglio la Scuola di Formazione, è stato introdotto da Giansandro Barzaghi di NonUnodiMeno, l’associazione che ha voluto organizzare e riunire a Milano quanti in Italia stanno conducendo una battaglia per la difesa della scuola pubblica.I temi principali affrontati dai relatori hanno messo in risalto la incompleta e carente applicazione dei principi generali sanciti dalla Costituzione in materia di istruzione scolastica. All'articolo 33 la Costituzione afferma che l'arte e la scienza sono libere e libero ne è l'insegnamento, indica che lo stato deve dettare le norme generali per garantire l'istruzione ed istituire scuole statali, lasciando a enti e privati il diritto di farlo, senza oneri per lo stato. All'articolo 34 afferma che la scuola è aperta a tutti, che l'istruzione è obbligatoria e gratuita, per 8 anni (con leggi successive almeno sino ai 16 anni) e i capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno il diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi.

La professoressaCarlassare ci ha ricordato che la Costituzione non è lettera morta, è un progetto di società che spetta a noi realizzare compiutamente. I padri costituenti intesero porre come primo obiettivo dello stato la piena realizzazione della persona umana, la sua dignità e valorizzazione. Dentro questo quadro si deve garantire l'uguaglianza dei diritti politici, e quindi estendere a tutti la capacità di scelta e di giudizio necessarie per esercitare questi diritti, resi possibili solo disponendo degli strumenti culturali adatti. Questa preparazione culturale è il compito che la scuola deve assolvere ed è una condizione essenziale per l'esercizio della democrazia. Ha citato l'insegnamento dell'insigne giurista Compagnoni che sin dal '700 affermava come un popolo ignorante è un popolo schiavo. E' compito dello stato democratico garantire un grado di istruzione elevato a tutti, senza discriminazioni di nascita, di censo e di religione.Occorre allora distinguere tra scuola statale e scuola privata; le risorse, soprattutto quando sono limitate, non possono essere sottratte alla scuola pubblica a favore di quella privata e leggi che consentono questo sono anticostituzionali. Lo stato ha l'obbligo di destinare le risorse necessarie per l'istruzione alla scuola pubblica. Lo stato garantisce la libertà di coscienza, di fede e di pensiero in quanto è fondato sul principio della laicità, principio che è indiscutibile e che non consente di avallare scelte fideistiche. La formazione delle coscienze è un valore essenziale in uno stato democratico, valore che oggi viene trascurato, sottraendo alla scuola statale sempre più fondi e risorse. Alla scuola deve essere ridato smalto, importanza, non possiamo tollerare edifici scolastici che vanno in malora, un inquadramento e trattamento economico dei docenti meno che dignitoso. La cultura è un fatto globale che investe la totalità della persona e quindi della società di cui siamo parte, mentre il crescente divario di istruzione determina una progressiva frattura sociale tra gli individui. La scuola deve essere pubblica perché nella scuola pubblica la libertà di insegnamento è degli individui, mentre nella scuola privata diventa della scuola;questo è molto grave poiché si ergono barriere culturali e discriminazioni, facendo venir meno pluralità di posizioni e di confronto in una società dominata da un crescente conformismo nell'indifferenza generale.Gli interventi dei relatori hanno riguardato i molti casi concreti che evidenziano il decadimento della scuola statale in corso da molti anni, decadimento di cui si sono resi responsabili i vari governi, senza distinzioni di parte, succedutisi dagli anni '90 ad oggi.

Giansandro Barzaghi, presidente dell'associazione NonUnodiMeno, ha denunciato la situazione che agli occhi degli studenti, dei docenti ma anche delle famiglie appare intollerabile: consistenti risorse dei contribuenti vanno alle scuole paritarie private e vengano sottratte ad una Scuola Statale che sta cadendo a pezzi. In tempi di crisi e di fronte a Enti locali che non riescono più a fornire i servizi pubblici essenziali non è tollerabile che scuola pubblica e scuola private vengano messe sullo stesso piano. La Regione Lombardia ha istituito la “Dote per la libertà di scelta” che mette a disposizione “Buoni scuola” alle famiglie che pagano una retta di iscrizione alle scuole paritarie, soldi che vengono direttamente erogati all'istituto scelto dallo studente. Una legge contro cui è stato presentato ricorso al Tar, insieme alla FLC/Cgil, da parte di genitori, che si sono visti esclusi da questo contributo, denunciando una grave e palese discriminazione anticostituzionale.

La scuola privata viene a godere di privilegi che non sono concessi alla scuola statale. Le famiglie che mandano i figli alla Scuola Statale non possono accedere a questi contributi in quanto, come riportato sul sito della Regione Lombardia “il Buono Scuola è la componente della dote che agevola la scelta di frequentare una scuola paritaria”. Come precisato in un successivo intervento della consigliera regionale Paola Macchi si sottraggono quindi fondi alle scuole pubbliche convogliandoli alle scuole private per cifre che nel 2012 hanno assorbito una quota rilevante del bilancio regionale destinato al settore cultura e istruzione, pari a 35 milioni di euro, per i soli Buoni Scuola. Il beneficio è previsto anche per famiglie che godono di redditi sino a 30.000 euro/anno e per comprovare il reddito basta una dichiarazione autocertificata. Il ruolo del privato viene anche privilegiato dalle scelte della politica nazionale e lo dimostra la neoministra Carrozza, che ha concesso la sperimentazione di un nuovo corso di liceo, abbreviato a quattro anni, presso il Liceo San Carlo di Milano, scuola frequentata da alunni che pagano rette sino a 9000 euro/anno. Perché non si è pensato alla scuola pubblica come ambito in cui avviare una sperimentazione destinata a tutti gli studenti e non certo ad una fascia indubbiamente privilegiata e non rappresentativa della compagine sociale?L'associazione NonUnodiMeno ha lanciato una Petizioneed ha raccolto sinora 10.000 firme. Ai primi di Novembre presenterà formalmente, con una mobilitazione, le firme all’Ufficio di Presidenza della Regione, invitando i partiti di opposizione ad aprire una intransigente battaglia politica per l’abrogazione della "Dote per la libertà di scelta".Lo statuto della Regione Lombardia stabilisce che occorrano 300.000 firme per indire un Referendum abrogativo, quando a livello nazionale ne servono per tutto il territorio nazionale 500.000. Come è possibile ammettere uno Statuto Regionale che impedisce lo svolgimento di un referendum popolare e svilisce di fatto la partecipazione dei cittadini.Occorre avviare un processo non solo difensivo, ma propositivo perché insieme alla resistenza quello che manca oggi è proprio l’idea di un’altra scuola. Cioè di un progetto alternativo costruito dal basso e fondato sulla partecipazione consapevole di chi la scuola la fa e la vive tutti i giorni. La scuola ha bisogno oggi di un cambiamento che si ricolleghi ad un’idea di cambiamento generale della società.

Giorgio Tassinaroha parlato del successo ottenuto a Bologna dall'associazione “Articolo 33”, associazione indipendente, nata dalla volontà di alcuni cittadini a contrasto della discriminazione che il comune di Bologna sin dal 1993 stava portando avanti, negando la realizzazione di Scuole per l'Infanzia pubbliche e siglando e rinnovando invece la convenzione che conferiva alle scuole private questo settore scolastico. Una scelta politica attuata da una giunta di centro-sinistra. Nonostante le richieste di tanti cittadini la posizione dell'amministrazione bolognese è rimasta immutata negli anni e nel 2012 l'associazione ha promosso un referendum cittadino per chiedere l'istituzione di scuole per l'infanzia pubbliche, che la Costituzione garantisce, da quando la scuola dell'infanzia è stata riconosciuta parte integrante del sistema educativo. Referendum popolare avversato da tutte le forze politiche, dalla Curia, dalla Compagnia delle Opere, dalla Lega delle Cooperative, dalla Confindustria, insomma da tutti i poteri forti locali. Il referendum è stato vinto a larga maggioranza. L'analisi del voto nelle varie zone ha evidenziato, come era intuitivo, come solo nei quartieri abbienti della città venisse preferita la scuola privata.

E' stato riaffermato il diritto dei cittadini alla scuola pubblica, che non può essere negato con la motivazione della scarsità di risorse. Non si può giustificare il ricorso al privato come surrogato della scuola pubblica a motivo del patto di stabilità. Il diritto alla scuola è un diritto che la politica deve assumere come primario e le amministrazioni devono tener conto di questo quando attuano le scelte politiche di indirizzo economico (non possiamo salvare l'Alitalia facendo andare in malora la scuola pubblica).

Vincenzo Violadell'associazione Amici della Consulta della Laicità è intervenuto ricordando come il principio della laicità sia un valore su cui si fonda la Costituzione stessa.

L'articolo 33 recita: “L’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento”. Per questa affermazione per secoli si sono affrontate persecuzioni, torture e morte: qui è la definizione stessa della scuola della Repubblica.
L’articolo 34 estende a tutti questo principio, facendone un vero e proprio diritto di cittadinanza. Il libero insegnamento viene rafforzato dal fatto che “La Repubblica detta le norme generali sull’istruzione” e poi lascia al confronto delle idee il compito di realizzare l’insegnamento stesso; questo è il fondamento strutturale dellalaicità della scuola publica.Con il concordato si sono introdotti nella scuola pubblica elementi di privatizzazione, come l'insegnamento della religione impartito secondo indicazioni didattiche che devono essere conformi alla dottrina della Chiesa, da insegnanti scelti dalla gerarchia cattolica, anche se inseriti nei ruoli dello Stato, con libri di testo per l'insegnamento della religione provvisti di nulla osta della CEI.L'insegnamento della religione deve diventare oggetto di una verifica costituzionale rispetto alle condizioni in base alle quali viene oggi regolato.

Si sono succeduti numerosi interventi, la sindacalista Caterina Spina, che ha confermato il sostegno di FLC-Cgil alla richiesta di abrogazione dei Buoni Scuola poiché la Scuola Pubblica è il pilastro su cui si fondano i principi di uguaglianza e di democrazia, di inclusione sociale. Nicoletta Bigazzi di Rifondazione Comunista , Ernesta …. dell'Unione Sindacale di Base, il giovane studente Fabio Colombo, la pedagogista Nicol Turizio del comune di Bologna, la consigliera regionale Paola Macchi. Stefania Grassidell'associazione A33, costituita da un gruppo di genitori e docenti per reclamare il diritto ad una scuola pubblica a Cernusco sul Naviglio, comune di 30.000 abitanti, che da anni eroga ad un'unica Scuola dell'Infanzia confessionale l'intero ammontare dei contributi disponibili pari 300.000 euro/anno, attuando una discriminazione inaccettabile con la motivazione che l'amministrazione non è in grado di garantire la frequenza presso le proprie scuole.

Nel pomeriggio sono intervenuti Corrado Maugeri e Marina Boscainodell'Associazione per la Scuola della Repubblica.Maugeri ha denunciato il mancato rispetto del dettato costituzionale a seguito dell'introduzione del sistema integrato e le responsabilità delle forze politiche che hanno disatteso lo spirito della Costituzione, sino ad arrivare a promulgare oggi una legge come quella che scardina l'articolo 138.Marina Boscaino ha ripercorso con uno sguardo veloce le tappe della legislazione relativa alla scuola, che sino agli anni '90 ha permesso una graduale applicazione dei principi costituzionali in materia - l'istituzione della Scuola Media Unica e dell'obbligo scolastico, della Scuola Materna Nazionale, l'introduzione dei Decreti Delegati, la legge per l'assistenza, l'integrazione sociale e il riconoscimento dei diritti dei disabili- e che ha visto un'inversione di tendenza negli anni successivi, in ossequio alla deriva neoliberista con le leggi sull'autonomia, la parità scolastica, la revisione del titolo V, e infine la riforma Gelmini. Il principio dell'interesse generale viene sostituito dall'interesse individuale, privilegiando la libertà di scelta e mercificando il valore della cultura. Occorre oggi mobilitare dalla base la cittadinanza e promuovere tutti insieme, insegnanti, studenti e genitori, l'applicazione dei principi della Costituzione nella scuola.

Dopo altri interventi da parte di rappresentanti di Azione Civile, di Rifondazione Comunista, della Consulta della Laicità Torinese e di Sergio Tamburrino del Tavolo della Regione Toscana, ha concluso i lavori Antonia Sanileggendo il documento conclusivo che verrà pubblicato sul sito dell'associazione Per La Scuola e la Costituzione e annunciato che con questo Corso di Formazione si è voluto dare inizio ad un movimento nazionale aperto alla partecipazione di tutte le associazioni che si battono per la riqualificazione della Scuola Statale.

Paolo Burgio


I links delle associazioni citate

www.nonunodimeno.net

www.milanolaica.it

www.scuolaecostituzione.it

http://referendum.articolo33.org




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