Musica.Milano.Mondo: Gilberto Gil - Viramundo 2013

Un documentario musicale che racconta un lungo viaggio dentro le poetiche di Gilberto Gil.

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gilbertogil

Torquato Neto frequentò le scuole insieme a Gilberto Gil, il quale lo condusse alla passione per il cinema. Che cinema! Il cosiddettoCinema Novo e la sua ala più radicale, l’Udigudri. Al punto che recitò in minuscole parti con alcuni dei registi di punta di quel movimento di rottura “in immagini”, quali Glauber Rocha e Nelson Pereira dos Santos. E poi le innumerevoli scritture per la musica. A partire da quel Tropicàlia ou panis et circensis che “aprì le danze” della rivoluzione “in note” detta tropicalista, con Gil e Veloso su tutti. Neto, proprio perché inviso al regime militare che soffocò brutalmente il paese nel ventennio 1960/1980, venne da questo sottoposto a ricoveri ospedalieri e carcerari coatti che gli causarono, a seguito di trattamenti sanitari pervasivi, la perdita temporanea della razionalità che lo portò al suicidio nel 1972.

Il movimento tropicalista, appunto. Che con l’album dianzi citato innescò la miccia di un profondissimo cambiamento culturale in tutto il Brasile, e non solo. Quella musica nova (come il cinema) fu una miscela esplosiva. A partire da Haiti,song che denunciava lo sfruttamento brutale dei colonialismo storico e dei neocolonialismi in tutta l’America latina. Canzone per la quale i tropicalisti vennero presi di mira dal regime militare che “accompagnò” alla porta dell’esilio (in Europa) Gil e Veloso, i più pericolosi agli occhi dei generali.

Ma anche gli altri, che talento: Gal Costa, Tom Zè, il gruppo Os Mutantes, Rita Lee, per fermarci solo ai primi che vengono in mente.

Il tropicalismo spaziava in diversi ambiti, che tutti si alimentavano vicendevolmente. Come la poesia concreta, pura avanguardia e vera linfa “del tutto”, che espresse Augusto de Campos, Haroldo de Campos e Dècio Pignatari.

E poi le arti visive con artisti quali Hèlio Oiticica, Lygia Clark, Rogèrio Duprat e Antonio Dias. Proprio da un lavoro “vivente” di Hèlio Oiticica, tra l’altro, deriva il termine tropicalismo.

I prodromi comunque sono tutti nel Manifesto Antropofago del poeta Oswald de Andrade che nel suo –detto anche- “Manifesto Cannibale” del 1928, coniò la dizione di antropofagia culturale. Ovvero il cannibalismo complessivo di tutte le arti espresse dalla società. Miscelando generi, “triturando” tendenze, da cui produrre conseguentemente novità. Cioè il tropicalismo.

Il nuovo lavoro di Gilberto Gil è tutto qui.

Viramundo è un documentario diretto dall’etnografo Pierre-Yves Borgeaud. Un intrigante viaggio musicale che parte, non a caso, da Bahia, la regione più carica di negritudine del Brasile, terra natale del musicista ed antico centro del traffico di schiavi africani.

Si percorre un viaggio a contatto con la natura, che partendo dal continente latino-americano approda all’Africa passando per l’Australia. Per il tramite di un suggestivo viaggio nelle periferie del mondo opulento e tecnologizzato, in quella che non è una tournèe ma una straordinaria occasione di incontro e scambio tra etnie e culture.

Quindi l’incontro con gli aborigeni australiani, segnati in maniera perdurante dal durissimo colonialismo europeo. Etnia che sta cercando il proprio riscatto nella dura battaglia della propria riaffermazione culturale e sociale.

Giunto in Africa suona con la Miagi Orchestra, che mescola a musicalità tradizionali strumentazioni elettrificate moderne, sul modello dei mailiani Tinariwen. Unitamente a testi dal forte impegno politico, tutti volti all’unità della “nazione” africana.

Infine l’abbraccio con gli indios dell’Amazzonia. Pronti a tutto per difendere gli ultimi scampoli della loro terra. E Gil non manca di sostenerli creando in loco, con loro/per loro, una miscela musicale struggentemente malinconica ed istintiva.

D’altro canto il grande “nordestino” ha sempre vissuto la sua musica come sincretismo. Sempre abbattendo le barriere. Nella sua Bahia, dove samba, ritmi squisitamente africani e religioni primitive si uniscono per dare vita al carnevale più irriverente del mondo.

Il suo peregrinare nella “terra madre”, dalla Nigeria, nei primi ’70, dove incontra Fela Kuti e che gli produce l’album Refavela, con tutto il carico possente dell’ispirazione tratta dal beat africano di cui Fela era il re.

Passando per la Giamaica, dai cui suoni scaturisce, nel 1977, Refestanca insieme a Rita Lee.

Per giungere alla tournèe brasiliana con Jimmy Cliff, a dittatura militare sconfitta, anno domini 1984.

Infine ministro della cultura (delle culture come lui preferiva definirsi) col primo governo Lula. Viramundo.



Viramundo
regia di Pierre-Yves Borgeaud
con Gilberto Gil, Peter Garrett
Francia-Svizzera 2013

(Amerigo Sallusti)


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