La fine del Comune

Lambrate fu Borgo Imperiale in epoca medioevale, poi feudo, poi sia durante il Lombardo Veneto sia nel periodo post-unitario di nuovo libero comune. Ma nel ’24, il vecchio comune agricolo, insieme ad altri dieci, venne annesso a Milano.
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Fine Lambrate
Dopo la fine del conflitto mondiale 1915-1918 e tornate le condizioni di pace, seppur turbate da notevoli sommovimenti sociali, a Milano si torna a parlare della necessità di un riordino amministrativo.
In effetti, dopo l’Unità d’Italia e nel volgere di pochi decenni, la città era cresciuta in misura notevole assumendo caratteristiche metropolitane. La stessa rete di infrastrutturazione aveva ormai varcato gli antichi confini amministrativi coinvolgendo, per quanto riguarda la sola rete ferroviaria, porzioni importanti del comune di Greco Milanese e di Lambrate.
In quegli anni poi, si progettava un grande collettore fognario al Vigentino e si voleva evitare, come già accaduto, che i contrasti tra le diverse amministrazioni comunali ritardassero i lavori di ammodernamento della città.
Già nella seduta del comune di Lambrate del 23 febbraio 1919 il consiglio deliberò all’unanimità la richiesta al Regio Governo di annessione al Comune di Milano, ma il fatto si compì il 2 settembre 1923, attraverso il Regio Decreto n°1912, con il quale si decretava l’annessione al Comune di Milano di Lambrate insieme ad altri dieci comuni (Affori, Baggio, Chiaravalle Milanese, Crescenzago, Gorla-Precotto, Greco Milanese, Musocco, Niguarda, Trenno e Vigentino).

Al momento della sua annessione il Comune di Lambrate era composto da circa 8.000 abitanti e aveva connotati ancora nettamente rurali. Infatti, dei 946 ettari di cui era composto, ben 846 erano occupati da terreni agricoli sui quali operavano una trentina di aziende agricole. Già allora però, segnale della rapida trasformazione che coinvolse il borgo nei decenni successivi, si erano insediate una quindicina di piccole medie imprese a carattere prevalentemente artigianale.

E così con il 1924 venne a cessare il vecchio comune di Lambrate, già Borgo Imperiale in epoca medioevale, in seguito feudo e, dopo la parentesi napoleonica durante la quale venne aggregato a Milano, ancora libero comune, sia durante il Lombardo Veneto che nel periodo post-unitario.

A ricordo di quella amministrazione comunale poco rimane: non c’è più neanche la vecchia sede comunale di via Conte Rosso, abbattuta nel secondo dopoguerra. Forse la testimonianza più significativa è data da alcuni anziani che esibiscono ancora con un certo orgoglio la carta d’Identità con indicato Lambrate come  luogo di nascita.

Qualche anno fa, in pieno “revival” localistico, è avvenuto però un episodio abbastanza significativo. Alcuni esponenti della Lega Nord hanno proposto il ripristino dell’amministrazione comunale di Lambrate con i relativi confini amministrativi. Senza entrare nel merito della questione che richiederebbe lunghe dissertazioni, è interessante che questa ipotesi sia stata formulata a Lambrate e non negli altri vecchi municipi annessi a Milano nel 1924.
Ciò a riprova del fatto che il vecchio borgo, diventato rione periferico della grande Milano circa novant’anni fa, ha saputo mantenere, per motivi che parzialmente analizzeremo nelle prossime puntate, una certa vitalità e un proprio carattere identitario non certo trascurabile.

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